L'Arena 8 settembre 1995.
Montorio. Non si parla più di restauri: e nel frattempo piovono mattoni
Il Castello è anche bello ma a chi interessa?
Tre anni fa la Circoscrizione propose al Comune di realizzare alcuni lavori per una spesa di 100 milioni:non se ne fece nulla. E pensare che potrebbe essere la tappa di un percorso storico
Dici Montorio e pensi al suo castello,arroccato sul colle Preafitta, a cavallo fra la valle Squaranto e la Valpantena. Alta la collinetta che domina la borgata sottostante e quel tanto che basta per far scorgere anche a distanza i resti dell'antico maniero. Vegetazione galoppante e degrado permettendo. Eh sì perché, avanti di questo passo(ed è la prima, immediata annotazione che si fa salendo verso il castello e dopo aver percorso il perimetro del muraglione esterno) sulle future cartine topografiche la zona verrà rappresentata interamente con il colore verde, una macchia, ad indicare una specie di giungla sopraelevata fatta di erbacce rampicanti, sterpaglie, rovi che senza pietà e con entusiasmo crescente hanno aggredito ciò che rimane del castello, che potrebbe rimanere letteralmente sommerso. Ci sarà, ma non si vedrà.
Completano il belvedere esterno le solite scritte con bomboletta spray sulle mura (a tratti sgretolate e con profonde crepe) e un campionario abbastanza completo di immondizie, che già si potrebbero catalogare come reperti.
Questo il biglietto da visita, si fa per dire. E all'interno? Desolazione, abbandono, pericolo. Non certo di un'imboscata a cavallo o di qualche freccia scoccata dalle guardie piazzate sulle torri (prospettiva senz'altro più affascinante, evocata chiudendo gli occhi e andando indietro nel tempo, quando questo castello contava qualcosa),ma piuttosto di una qualche pietra che si stacca dall'alto, o di finire in una buca o in un fossato, nascosti dalle piante, che stanno progressivamente coprendo tutto. Cosa peraltro già successa, per fortuna senza provocare disgrazie, come ci assicura il signor Giuseppe Pasetto, che da quattro anni è il custode (incaricato dal Comune) del castello e vive, con la sua famiglia, in una casetta interna alle mura. Si dà da fare come può, e senza lamentarsi, per cercare di arginare l'avanzare della boscaglia e di rendere percorribile e sicuro qualche sentierino fra le rovine.
Ma non è facile. Bastano un po' di sole e un po'di pioggia – quest'estate è andata così – e ciò che è tagliato rispunta subito.
I visitatori che di sabato, domenica e nei giorni festivi(unica possibilità di accesso al castello)fanno quattro passi nel piazzale interno, corrono seriamente il rischio di venire colpiti da qualche mattone o pezzo di pietra, forse stufi di stare appiccicati lassù, ignorati da tutti, anche da chi dovrebbe preoccuparsi di conservarli e valorizzarli. Che sia un modo, il loro, per invocare considerazione?
Pietre e sassi di vario tipo e provenienza, che testimoniano della stratificazione avvenuta qui nel corso dei secoli, e che (sic!) forse oggi ai più non dicono niente. Anche se non è escluso che qualcuno voglia portarsi a casa qualche ricordino,come avvenne per esempio con le pietre dell'ala esterna dell'Arena. Vuoi mettere inserire un bel pezzo di «cotto scaligero» in bella vista nelle mura di casa?
La sensazione è che di questo posto, di questo castello, non importi granché a nessuno. E si che non è in capo al mondo. Si trova nella zona dell'ottava Circoscrizione, anche se questa non ha in gestione dal Comune l'area. Tre anni fa, come apprendiamo da una documentazione, la Circoscrizione propose al Comune di realizzare alcuni lavori necessari per rendere usufruibile per attrezzare le parti interne del castello per spettacoli all'aperto o semplicemente per farle diventare mete di passeggiate e di ritrovo. Si tratta anche di eliminare tutte le sterpaglie e i rampicanti che danneggiano le mura e di transennare con strutture in legno tutte le zone pericolose, sia le mura che i fossati che circondano il castello. Il preventivo di spesa per questi lavori di recupero si aggirava sui 100 milioni, ma la proposta venne bocciata dal Comune per insufficienza di documentazione.
«La struttura non è in gestione alla Circoscrizione», ci dice Paolo Zambonì, presidente dell'ottava Circoscrizione, «quindi noi non possiamo fare niente. Quella zona potrebbe fare parte del percorso archeologico della dorsale, che terminerebbe a Santa Maria in Stelle, dove c'è il Pantheon. Per il suo valore storico – architettonico il castello di Montorio dovrebbe far parte di questo percorso, che potrebbe interessare molto anche i turisti. Ma il nostro bilancio di Circoscrizione non ci consente, per ora, di fare interventi nella zona fuori dalle mura del Castello, che comunque andrebbe sistemata soprattutto per motivi di sicurezza. Anche l'interno è molto pericoloso e per questo ho intenzione di interessare il Comune affinché chiuda al pubblico le visite. Se possibile, è meglio prevenire le disgrazie». Per ora, comunque, il castello è abbandonato e sembra proprio destinato a restare tale. Chissà che non si debba scrivere qualcosa, fra qualche lustro, sulla «Selva di Montorio».
Enrico Giardini