Tavola rotonda nella sala Zorzi del museo di Storia naturale. Lo spunto al dibattito viene da un libro curato da più autori
Montorio, il castello ha un futuro
Ma il ruolo dellantico maniero è tutto da inventare. Se ne discute domani
giovedì 15 aprile 2004 CRONACA, pagina 18
«Quale futuro per il castello di Montorio?». Se ne parlerà in una tavola rotonda al Museo civico di storia naturale in sala Francesco Zorzi domani pomeriggio alle 17, in occasione della presentazione del libro «Il castello di Montorio» di Luigi Alloro, Marco Pasa, Lucia Fiorini, Gabriele Alloro, consulenza di Peter Hudson, Gabriella Lombardo, Gian Maria Varanini e Alberto Solinas.
Lintroduzione è di Eugenio Turri, docente allUniversità statale di Milano. Il volume, voluto dal Comitato Fossi di Montorio, dallEcomuseo Prea Fita con il contributo del Centro Servizio Volontariato di Verona, verrà presentato dalla professoressa Claudia Rubiglio, ordinario di geografia dellUniversità di Verona.
La stessa docente modererà, poi, la tavola rotonda a cui interverranno Maurizio Pedrazza Gorlero, vicesindaco e assessore alla cultura, Alberto Martelletto, assessore al patrimonio della Provincia, Luciano Salzani della Sovrintendenza Archeologica del Veneto, gruppo operativo di Verona, Gian Maria Varanini, ordinario di storia medievale dellUniversità di Verona e Arturo Sandrini, progettista, direttore dei lavori di restauro del castello e docente al Politecnico di Milano. Lincontro sarà introdotto da Alessandra Aspes, direttrice del Museo di storia naturale di Verona.
Il castello di Montorio, da secoli spettatore e protagonista della vita della comunità deve ritrovare la sua funzione. «Il castello», sostiene la professoressa Rubiglio, «rappresenta un bene iscritto in un territorio di cui è un valore aggiunto. E, come tale, deve fungere da volano per la valorizzazione dellintera area promuovendone lo sviluppo storico, economico e produttivo». La storia del castello e del suo sito inizia nel X secolo come difesa avanzata rispetto al centro di Verona. La fortificazione, circondata da terreni paludosi e dipendente dallabbazia di Vangadizza, controllava laccesso della città dalla parte Est, cioè dal grande sentiero che scendeva dai monti Lessini attraverso la Val Squaranto. In Lessinia esso saliva fino a Podestaria per, poi, raggiungere la Val dAdige, via daccesso ai Paesi germanici.
Nel 1300, con lavvento degli Scaligeri, il castello perde gran parte della propria importanza perché non è più necessaria una difesa sopraelevata di Verona ad Est. Allora è il Palazzo delle Logge (attuale Corte Maggia) ad assumere maggior rilievo per il controllo delle acque della zona (Fibbio e Fiumicello con lattività legata alla lavorazione della lana che sorge lungo i corsi dacqua) e per il controllo delle controversie legate ai pascoli della Lessinia. Nel Palazzo delle Logge, infatti, risiedeva il «tribunale competente per quel territorio». Il castello riprende importanza in occasione della dedizione di Verona alla Serenissima Repubblica di San Marco (1410). Qui vengono firmati i trattati. Nel corso dei secoli appartiene alla città di Verona, ai Sansebastiano, ai Boldieri, ai Canossa passando, poi, a Napoleone e agli Asburgo. Proprio in età asburgica viene ridisegnato nel quadro della nuova organizzazione difensiva di Verona e delle moderne esigenze militari. Vicino al primitivo castello viene anche edificato tra il 1830 e il 40 il forte Preara.
Diversi gli aspetti che il nuovo volume cura. Per primo, la lettura storica della costruzione e del luogo ad iniziare dalla preistoria. Poi la sua lettura iconografico-architettonica nelle varie epoche in modo da individuarne le forme in base ad una precisa documentazione storica. Non meno importante, però, e la domanda che la pubblicazione stimola: «Quale futuro per il castello di Montorio?». Dalla risposta discende un suo necessario recupero allinterno delleconomia della zona a cui da secoli il castello appartiene.
Giuseppe Corrà