Benvenuto Zenari (1801-1880)
Il primo sindaco di Montorio italiana
di Luigi Alloro
Benvenuto Zenari, eroico personaggio dimenticato del Risorgimento veronese, è divenuto all’inizio del 1867 il primo sindaco di Montorio italiana.
Nacque a Verona il 3 ottobre 1801 da famiglia agiata; si laureò in legge e, divenuto avvocato, entrò nella magistratura lombardo-veneta (austriaca). L’8 ottobre 1843 sposò la ventenne nobile contessa Marianna Sagramoso dalla quale ebbe sette figli. Percorse i vari gradi della magistratura fino a diventare Imperial Regio Consigliere di Corte d’Appello: a lui erano affidati tutti i processi criminali di quell’epoca che si celebravano presso la Corte d’appello di Venezia.
All’inizio del 1848 molte regioni dell’impero austriaco, di cui il Lombardo-Veneto era una provincia, erano percorse da moti insurrezionali contro il Governo Centrale del Cancelliere Metternich. A Venezia, in seguito ad alcune proteste di piazza, il giorno 19 gennaio la polizia arrestò Daniele Manin e Nicolò Tommaseo, ritenuti tra i capi dei tumulti. I due furono rinchiusi nelle prigioni alla base del Ponte dei Sospiri come rei di sedizione, mentre si cercavano pretesti e prove per processarli e colpirli duramente. Dopo alcune settimane si celebrò il processo condotto a porte chiuse e senza giuria. Presidente dell’Imperial Regio Tribunale d’Appello era l’austriaco dott. Vincenzo Schrott, mentre al Consigliere Benvenuto Zenari fu affidata la funzione di Giudice Inquirente, cioè di colui che doveva sostenere la pubblica accusa. Il dott. Schrott premeva per ottenere sollecitamente una richiesta di condanna a morte per i due patrioti, ma dovette scontrarsi con l’intelligente e generoso patriottismo del Giudice suo dipendente, lo Zenari, il quale, dopo aver protratto a lungo la sua minuziosa indagine, con argomenti sottili da giurisperito di vaglia riuscì a dimostrare l’inesistenza del reato anche dal punto di vista della legislazione austriaca. Frequenti furono, durante il processo, gli scontri verbali con il presidente Schrott che passò dalle lusinghe alle minacce. Dopo un ennesimo diverbio particolarmente acceso, Benvenuto gli gridò in faccia: “Signor Presidente, io ho giurato di fare il giudice, non il carnefice!”. Alla fine lo Zenari raggiunse il suo scopo e il Presidente del Tribunale d’Appello, suo malgrado, dovette mandare assolti sia Manin che Tommaseo. Il popolo veneziano, cacciati gli austriaci, acclamò Daniele Manin Presidente della Repubblica Veneta Democratica. La rinata Repubblica sopravvisse libera alle sconfitte di Carlo Alberto a Custoza e Novara nella Prima Guerra d’Indipendenza, ma poi, rimasta sola, dopo una lunga resistenza all’assedio delle truppe austriache, dovette cedere e il 22 agosto 1849 alzò bandiera bianca. Il 26 agosto gli Austriaci entrarono a Venezia mentre Manin, Tommaseo ed altri capi della rivolta partirono per l’esilio.
Venne quindi il momento della vendetta dei vincitori: Benvenuto Zenari fu retrocesso a giudice di prima istanza e qualche tempo dopo fu prematuramente collocato a riposo. Di questi fatti ne parlò anni dopo egli stesso, rievocando quei momenti all’amico Nicolò Tommaseo in una lettera del 27 ottobre 1866:
“Ella sa quanta amarezza e quanta violenza io abbia dovuto sopportare per essere giusto. Benché di tempra robusta, era a quel tempo deperita la mia salute… Fui sottoposto a procedura economica e l’accoramento mi fu ragione di malattia che mise in forse la mia vita, con afflizione indicibile per la mia povera famiglia…”.
Fu in quei tristi momenti, precisamente il 2 gennaio 1850, che egli decise di acquistare una “casa di villeggiatura” a Olivé (attualmente di proprietà Tinazzi) dove trascorrere momenti di serenità e di pace con la famiglia.
Finalmente il 19 ottobre 1866 le truppe italiane entrarono a Verona e il Veneto fu unito all’Italia. Il Governo italiano offrì a Benvenuto Zenari, in omaggio alle sue benemerenze patriottiche, la Presidenza di un Tribunale a sua scelta, ma egli si fece scrupolo di accettare chiedendo solo di essere reintegrato nella qualifica che aveva sotto il precedente governo austriaco prima della retrocessione e del collocamento a riposo. Accettò invece di buon grado l’alta onorificenza offertagli contemporaneamente, cioè quella di Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro. In seguito ricoprì anche varie cariche nelle Amministrazioni locali: il 20 febbraio 1867 un Decreto del Ministero dell’Interno lo nominava Sindaco di Montorio per il triennio 1867/70 e come tale prestò giuramento nelle mani del Prefetto di Verona comm. Antonio Allievi in data 3 marzo 1867; fu anche per alcuni anni Consigliere Provinciale di Verona.
Il quotidiano “l’Adige” del 12 gennaio 1880 diede la notizia della sua scomparsa con un breve trafiletto: “Ieri è morto Benvenuto Zenari, consigliere provinciale e consigliere di Terza Istanza. Aveva quasi 80 anni”.
Troppo poco per un personaggio del suo calibro che per la causa dell’unificazione italiana sacrificò una brillante carriera di magistrato; ma certamente a lui, uomo giusto e integerrimo che rifuggiva i clamori e l’arrivismo facile di tanti colleghi pseudo patrioti dell’ultima ora, poteva andar bene così.
Nel secondo dopoguerra il comune di Verona gli dedicò una via in Valdonega all’inizio della Strada dei Colli.
© Luigi Alloro, 2011
Nella foto in alto: Benvenuto Zenari in un ritratto eseguito dal pittore Napoleone Nani; la riproduzione è contenuta nel numero 1, anno 1961, del periodico “Vita Veronese”.
Nella foto in basso: villa Tinazzi, interessante fabbricato di origine cinquecentesca situato all’angolo tra via Olivé e via dei Monti, fu acquistata da Benvenuto Zenari nel 1850.
N.B.: citare l’autore e la fonte in caso di pubblicazione anche parziale.