L’Arena – 07 Dicembre 2012 – Cronaca – pag. n. 13
L´ULTIMO SALUTO. A montorio, il funerale del dirigente scolastico e amministratore. Erano presenti numerosi politici di diverse generazioni, insegnanti e tanti studenti
«Addio a Roberto Uboldi, un galantuomo»
Pontara: «Ha lasciato un segno». Zanotto: «Sempre fedele alle sue idee». Erminero: «Conosceva la città»
La scuola, la politica, la famiglia, gli amici. Alla fine ci è riuscito, Roberto, a metterli tutti insieme. Li avrebbe voluti guardare tutti, uno a uno, con i suoi occhi acuti e buoni. Tutti lì nella chiesa di montorio, la sua montorio, la montorio di suo padre Ubaldo, insegnante anche lui, la montorio dove aveva scelto di vivere.
Tutti lì, stretti attorno alla moglie Anna, maestra, ai figli Francesco, Sara e Valentina e all´anziana madre, Adriana, per farli sentire meno soli, per dividersi il dolore e provare a renderlo meno pesante, per testimoniare a loro, e a sè stessi, che Roberto aveva lasciato un segno. «Un galantuomo», lo definirà don Valentino, nell´omelia. Ma anche «un punto di riferimento», per gli insegnanti; «un esempio», per gli studenti; «uno capace di leggere il futuro», per gli amici. Un uomo che coltivava «il dovere della speranza», «un oratore di discorsi e un operatore di azioni», un genitore, un nonno «sempre presente e affettuoso». Roberto era tutto questo. E altro.
L´ultimo saluto a Roberto Uboldi, 59 anni, insegnante, dirigente scolastico, consigliere, assessore, vicesindaco, consigliere regionale e segretario provinciale del Ppi e della Margherita, è cominciato molto prima dell´inizio della messa, sotto un sole tiepido, con l´arrivo sul sagrato della chiesa di amici, colleghi, insegnanti, studenti. C´erano gli amici della sinistra Dc, compagni di tante battaglie, con l´ex deputato Wilmo Ferrari, l´ex sindaco Enzo Erminero, Elio Pernigo, Carlo Pozzerle, Vittorino Colombo, Pierluigi Castagnetti, Luciano Sterzi. E poi Giampaolo Fogliardi, Silvano Zavetti, Giancarlo Frigo, Mauro De Robertis, Antonio Pizzoli, gli ex sindaci Gabriele Sboarina, Aldo Sala e Paolo Zanotto. Ancora, Sergio Ruzzenente, Stefania Sartori, Gustavo Franchetto, Maurizio Pulica. Tanti politici, anche di diversa provenienza, come Nadir Welponer, Giorgio Bertani, Fiorenzo Fasoli, l´assessore provinciale Marco Luciani, il capogruppo del Pd Michele Bertucco, il segretario provinciale del Pd Vincenzo D´Arienzo, gli assessori comunali Pierluigi Paloschi, Anna Leso e un commosso Marco Giorlo; Enzo Flego, Giancarlo Montagnoli, Silvano Stellini, Rino Maccaccaro, Franco Bonfante, Mao e Tiziana Valpiana.
E ancora ex dipendenti e dirigenti comunali, tra cui l´ex direttore generale del Comune Maurizio Carbognin, Daniela Maellare e Luciano Ortolani, l´ex vicesindaco Gianfranco Bertani, Giuseppe Adami, l´ex assessore regionale Antonio Bogoni, il comandante dei vigili Luigi Altamura.
E poi c´era la scuola, quella scuola che lui amava profondamente, che aveva i volti del suo amico, e collega, Giovanni Pontara, dirigente scolastico provinciale, di Francesca Sabella, dirigente regionale, degli insegnanti, ma soprattutto quelli delle decine di ragazzi e ragazze dell´Einaudi, molti dei quali arrivati a montorio con ancora la cartella in spalle: tanti con gli occhi lucidi e il fazzoletto in mano, i volti increduli, le unghie colorate strette nel pugno a scacciare l´angoscia. Sull´altare, accanto a don Gino Adami, il parroco, c´erano don Valentino Cottini, insegnante, biblista e islamista, don Gianmario Breda, superiore dei Salesiani, don Rino Breoni, rettore di San Lorenzo e don Carlo Vinco, parroco di San Floriano, amico e compagno di studi di Uboldi.
Il Vangelo di Matteo parlava delle Beatitudini. E don Valentino ha cominciato l´omelia raccontando dello spettacolo a cui aveva assistito dalla finestra: «Ho visto uno stormo di gabbiani bianchi sul fondo nero di nubi scure». I gabbiani, stridevano, ha iniziato a grandinare e un tuono ha lacerato l´aria. «In quel momento, a Est, si è formato uno stupendo arcobaleno, che è durato non più di 60 secondi». Una scena «affascinante, inquietante, apocalittica, di una meravigliosa bellezza» che «mi ha rimandato a Roberto e alla sua vita: troppo breve perché potesse esprimere tutte le sue potenzialità, e straordinariamente intensa».
Don Valentino ha ricordato, poi, le tante battaglie di Uboldi, comprese quella con «il cuore riottoso e stanco che all´improvviso si è rifiutato di sostenere un uomo ancora sulla breccia». E poi l´amore per la famiglia, quella che aveva vicino nel momento in cui si è spento, e l´«altra, la scuola, a cui ha dedicato anima e corpo». Se si potesse sintetizzare la vita di un uomo in una parola, per Uboldi la parola adatta sarebbe «galantuomo». «Nel panorama sociale e politico attuale quell´appellativo è una qualità preziosa e rara», ha aggiunto il sacerdote. Alla fine della cerimonia funebre, sono arrivate le testimonianze di affetto. Le insegnanti di Spagnolo e Italiano dell´Einaudi, con voce rotta, hanno ricordato il loro collega capace «di creare un ambiente di lavoro sereno, positivo ed equilibrato», di «accogliere le proposte con spirito gentile e di frenare con garbo». Due studentesse lo hanno descritto come un preside gentile, «un punto di riferimento capace di ascoltare e di confrontarsi; non lasceremo incompiuti i tuoi progetti e le tue idee». E ancora: «Ci hai insegnato a vivere in un ambiente sereno». Una compagna di studi di Uboldi ha ricordato che fin da giovane aveva le idee chiare sul futuro della città: «Noi, a 16 anni, non ti capivamo. Ma ora i tuoi progetti sono stati realizzati».
Pontara ha sottolineato la preoccupazione nel condividere un mestiere «bello, ma difficile» in cui «so quanta passione hai messo». Le sue peculiarità erano «l´attenzione per i ragazzi e l´impegno nel sensibilizzare gli insegnanti», la sua capacità di «avere una visione del futuro». «Chi lavora nella scuola sa che il desiderio principale è di lasciare un segno incisivo nel cuore e nella mente dei ragazzi. Roberto ci è riuscito».
Paolo Zanotto ha raccontato di Uboldi amministratore, della sua sensibilità e dei suoi scritti. Come la mail dell´agosto 2009: «Abbiamo il dovere della speranza». «È riuscito a restare fedele alle sue idee», ha aggiunto. Ricordando la pubblicazione «Pensare Verona» Zanotto ha ricordato le perplessità di Uboldi nell´accettare la delega all´urbanistica: E Zanotto aveva risposto: «Conosci la città, ne conosci la storia, gli uomini e la cultura». E l´altro libro, «Rendere il conto»: «Credo che poi tutta la nostra vita si rifà a questo. Non vuol dire solo impegno, ma tradurlo in fatti. Senza mai essere rassegnati».
Erminero ha esordito ricordando l´itinerario politico «difficile» percorso con «Roberto e l´amico Castagnetti cercando di mantenere fedeltà ai nostri ideali». Momenti sereni «festeggiati con pastasciutte notturne», ma anche di «delusione, sconforto e amarezza». In questo percorso, «Roberto aveva la conoscenza globale della città». «Siamo stati uniti in un progetto intellettuale, non oggetto di convenienza, ma di coerenza», per una politica intesa come «capacità di dare delle risposte ai problemi concreti». L´ultimo saluto è del figlio, Francesco, che parla a nome del nipotino: «In sei mesi mi sei sempre stato accanto, hai saputo aspettare e hai condiviso ogni traversia. E mi hai fatto il regalo di essermi accanto come padrino, al battesimo». E lo ha ringraziato per «gli occhi scherzosi e le frasi dolci. Voglio credere che ci sarai sempre, una stella lontana che mi sussurrerà sempre parole gentili».
La messa è finita. Fuori il cielo sta diventando scuro, ma è sereno: e i gabbiani non ci sono. L´arcobaleno, stavolta, lo fanno le giacche e gli zainetti colorati dei ragazzi dell´Einaudi in piedi dietro al feretro in partenza per il cimite
ro.R.V.