L'Arena 19/05/2013 – Esondazione: allarmi non ascoltati


L’Arena di Verona – Domenica 19 Maggio 2013

 

Montorio resta in ansia «Allarmi non ascoltati»

 

LA RABBIA DEL PAESE. «Le precipitazioni sono state eccezionali, però i progni vanno tenuti più puliti: si può migliorare»

 

Ferrari: «L’avevamo previsto, ma riceviamo solo insulti. Però è noto che lo Squaranto sia a rischio esondazioni». Il presidente Andreoli: «Scriverò una lettera alla Regione»

 

 

I montoriesi sono ancora increduli per quanto accaduto giovedì sera, con l’esondazione del progno Squaranto, che ha allagato mezzo paese. E anche se ieri il maltempo ha concesso una tregua, nessuno nelle zone del ponte e di piazza Buccari, quelle più colpite, si è arrischiato a togliere dalle porte i sacchi di sabbia che, in caso di nuove piene, dovrebbero impedire all’acqua di entrare in casa e nei negozi. «Ora si accorgono del maltempo», commentano i residenti, con il malumore che serpeggia, soprattutto tra chi ha subito qualche danno, pochi per fortuna, «dicono che sia stato un evento imprevedibile, ma erano giorni che i bollettini meteo mettevano in guardia dai violenti acquazzoni, non potevano portarli prima i sacchi di sabbia?». Ma qualcuno in realtà aveva previsto, o meglio ipotizzato, l’esondazione del progno, già qualche mese fa. Claudio Ferrari, presidente del Comitato fossi di Montorio, nel corso della polemica contro i lavori di regimazione del Fibbio, all’altezza del Circolo Primo Maggio, aveva messo in guardia, anche dalle pagine del nostro giornale, contro i rischi legati al progno. «Quando diamo l’allarme non veniamo ascoltati, anzi spesso veniamo anche insultati», ricorda Ferrari. «Ma per quanto la quantità d’acqua caduta sia davvero eccezionale, è invece risaputo come lo Squaranto sia a rischio esondazioni, al punto che è inserito nel Piano di rischio idrologico, anche perché non è la prima volta che succede». Nel 1986 straripò, coprendo d’acqua buona parte di Montorio, con danni anche più ingenti rispetto ad oggi. Un tratto di argine, di fronte alla chiesa nuova, venne travolto dalla violenza delle acque. «Il problema sono i detriti», spiega Ferrari, «che vengono trascinati dalle colline. In quel punto l’alveo si restringe e c’è il ponte, si crea un imbuto e l’acqua tracima. Si spendono soldi in interventi, come quelli del Consorzio alta pianura veneta in via del Lanificio, e non si pensa a prevenire un’esondazione in quel punto». Anche il presidente dell’ottava circoscrizione, Dino Andreoli, pur ricordando l’eccezionalità dell’evento, ammette che qualcosa in più può essere fatto, per ridurre il rischio di nuove esondazioni. «Il progno Squaranto è lungo, scende dalla Lessinia e da Pigozzo in giù, dove la competenza è del Consorzio alta pianura veneta, la manutenzione viene fatta regolarmente. Il problema è a monte, nella parte gestita dalla Regione. Lì la pulizia va migliorata. Scriverò a Venezia, per sollecitare interventi di manutenzione. Il problema infatti sono stati i detriti, i rami portati giù dalla corrente, che hanno fatto muro all’altezza del ponte e quelli vengono da lontano». Spesso, parlando di tutela del territorio, si ricorda come la cementificazione possa limitare la capacità del terreno provocando frane, dal momento che non ci sono più radici a trattenere la terra. «Ma non è questo il caso», ribatte Andreoli, «il problema è stato l’enorme quantità d’acqua piovuta dal cielo, che dalla montagna è arrivata a valle, utilizzando i progni che sono lì per questo, solo che era troppa. Gli argini però hanno retto, questo è positivo».

 

Elisa Innocenti

 

 

 

 

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