L’Arena di Verona – Mercoledì 12 Giugno 2013
La Valsquaranto chiede garanzie contro le alluvioni: domani un incontro
L’INIZIATIVA. Un incontro a Montorio. «I cittadini sono spaventati e vogliono risposte dagli enti»
Il maltempo, almeno per ora, sembra essersi preso una pausa. Ma i residenti della Valsquaranto non sono convinti di potersi concedere il lusso di tranquillizzarsi, dopo l’alluvione del 16 maggio che ha sommerso buona parte di Montorio, Mizzole e Pigozzo, per l’esondazione del torrente Squaranto. Il fiume si getta poi nel Fibbio e così gli allagamenti sono arrivati fino alle Ferrazze e a San Martino Buon Albergo, dove in molti si sono ritrovati con l’acqua in casa.
«I cittadini hanno paura e vogliono risposte», dice Claudio Ferrari, presidente del comitato Fossi di Montorio, «per questo con Legambiente chiediamo agli enti preposti, dalla Regione alla prefettura, al genio civile, al Consorzio di bonifica alta pianura veneta, un incontro urgente per spiegare alla popolazione cosa intendono fare per prevenire nuovi disastri». L’incontro è fissato per giovedì 13 giugno alle 20.45, al Circolo Primo Maggio di Montorio. «Abbiamo invitato gli enti del territorio», precisa Ferrari, «vedremo se qualcuno ci risponderà. Stavolta è andata abbastanza bene, con danni solo a cose, la prossima volta si potrebbero mettere a rischio vite umane».
Per il comitato e Legambiente servono interventi risolutivi, come la creazione di bacini di laminazione in grado di raccogliere le acque piovane, il rinforzo degli argini e la pulizia degli alvei. «Invece fanno i lavori a valle, come quelli in atto alle Ferrazze da parte del Consorzio di bonifica, quando il pericolo ha origine a monte». Lo Squaranto nasce a San Giorgio e, in caso di piogge abbondanti, porta fino a Montorio l’acqua di tutta la Lessinia, poi si getta nel Fibbio, che la piena del mese scorso ha fatto ingrossare moltissimo. Ancora oggi il livello è più alto del solito. «Infatti hanno dovuto interrompere i lavori di regimazione», racconta Alberto Penazzo, residente alle Ferrazze, che si è visto invadere casa dall’acqua del fiume durante l’alluvione di maggio. «Sono iniziati a marzo, quando forse sarebbe stato meglio attendere la stagione secca. Hanno poi costruito un ponte sul fiume per poter passare con le ruspe, creando così una sorta di diga che, con la piena, ha interrotto il deflusso e potenziato l’esondazione».E.INN.