Esondazione. Squaranto fiume pensile. Rischio elevato, novembre 2007 – L'Arena


 

L’Arena 25 novembre 2007 Provincia, pagina 36
ALLARME FIUMI. L’aumento dei fenomeni estremi è una minaccia per l’assetto idrogeologico del territorio veronese: ci sono problemi da Montorio a Roncà
Fascia pedemontana a elevato rischio dissesto
di Piero Taddei
Servono bacini di accumulo per fronteggiare le piene Cresce l’edilizia e i terreni trattengono meno l’acqua

Da Padova un grido d’allarme per l’accentuarsi di eventi meteorologici estremi che incrementano la fragilità idraulica a fronte dell’«insufficente considerazione della legge Finanziaria per la difesa del suolo». L’allarme è stato lanciato dai vertici nazionali dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, unitamente ai presidenti dell’Unione bonifiche di Friuli, Trentino Alto Adige e Veneto. Quest’ultimo organismo, che raggruppa i 21 consorzi irrigui, vede al timone Antonio Tomezzoli, presidente anche del Valli Grandi.
La conferenza si è soffermata sul rischio idraulico della laguna veneziana intorno a Mira, Mirano e alle aree del Brenta, alluvionate un mese fa. Ma anche il Veronese, spiega Tomezzoli, peraltro ritenuto territorio «abbastanza sicuro», sembra avere i suoi problemi, concentrati nella fascia pedemontana. Il rischio è legato alla pensilità dei fiumi Squaranto, nella zona di Montorio, e Roncà, verso Montecchia e Monteforte per arrivare al vicentino Gambellara, aggiunge il direttore tecnico dello Zerpano Adige Guà, l’ingegnere Umberto Anti. Pensilità dei fiumi significa sopraelevazione del loro corso rispetto al territorio circostante, quindi argini più alti e inevitabilmente più fragili.
San Michele Extra, continua Anti, ha difficoltà di scarico verso la Bassa già con problemi in caso di piovosità eccezionale. Colognola e Caldiero smaltiscono a rilento le acque delle rispettive zone industriali. Monteforte sconta le interferenze dalle valli collinari con l’abitato. Roncà, la zona a rischio più alto, ha canali con argini alti 9 metri pericolosamente traforati da nutrie e tassi. Problemi minori a Vago di Lavagno e in località Lepia, causa la mancata regimazione delle acque meteoriche.
Sofferenze poi a Minerbe, zona Belzevè-San Zenone. Il collettore di Terrazzo, con una situazione pesante, sta invece tornando alla tranquillità con una serie d’interventi alle idrovore e tre chilometri di nuove arginature alte 4 metri e larghe 7-8 sulla sommità, importo lavori 2,4 milioni di euro.
«L’espansione edilizia è pressante, basti pensare allo sviluppo industriale tuttora in atto di San Bonifacio lungo la statale per Vicenza», osserva l’ingegnere. Sviluppo che impedisce l’assorbimento e la capacità del terreno di trattenere pioggia con un rapporto anche 13 volte superiore tra una superfice in terra e una pavimentata.
I consorzi di bonifica, lungi dal trasferire le difficoltà da monte a valle, hanno tirato un grosso sospiro di sollievo quando nel 2002 la Regione ha codificato che ogni nuova lottizzazione industriale o residenziale debba allestire sistemi di compensazione delle piogge. Come? Creando vasche d’accumulo, vale a dire depressioni sul terreno che possono essere arredate e piantumate come i giardini pubblici. Scopo: trattenere e smaltire l’eccezionalità di pioggia su più giorni e, contemporaneamente, migliorare la qualità ambientale.
«Con Veronella abbiamo concordato che la nuova zona industriale, di 100 ettari, abbia un invaso di 65.000 metri cubi», spiega ancora Anti.
Se il futuro della difesa del suolo sembra profilarsi rosa, più ardua la strada per portare in sicurezza l’esistente. «Regione e Stato dovrebbero stanziare più soldi per il rischio idraulico», rimarca Tomezzoli. Ovvero, interveniamo prima di trovarci con l’acqua alla gola.
Gli fa eco l’ingegner Anti: «Servono più fondi anche perché l’acquisto del terreno per gli invasi costa in media 200 mila euro in caso di seminativo, che possono arrivare a 500 mila per aree a vigneto Doc».
Nelle zone in difficoltà già edificate correttivo previsto è collegare gli sfiori a monte con il bacino di laminazione a valle aggirando gli abitati. Per attrezzare San Bonifacio lo Zerpano ha ricevuto un finanziamento di 11,5 milioni di euro. Su una profondità di circa un metro, l’invaso incamererà 90.000 metri cubi d’acqua.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.