Squaranto, non ci sono soldi per il bacino di laminazione
L’Arena 02 Febbraio 2014
Il sindaco: «Conte d’accordo ma il Patto di stabilità blocca tutto, cosa stanno facendo i parlamentari veronesi che avevano promesso di intervenire?»
Piove a dirotto da giorni e il pensiero della gente è allo Squaranto e al Fibbio che otto mesi fa misero in ginocchio diverse famiglie e attività con la loro esondazione. Di provvedimenti di tutela si parla solo quando si tratta di chiedere il pagamento di imposte e i progetti restano sulla carta. Di bacino di laminazione sopra Montorio, per mettere in sicurezza il territorio e fronteggiare altri eventi meteorologici, si è parlato nell’incontro tra il sindaco di San Martino Valerio Avesani, l’assessore all’Ecologia Mauro Gaspari, il consigliere Raffaele Perissinotto, il consigliere regionale sanmartinese Bruno Cappon e l’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte.
La delegazione sanmartinese in Regione ha sostenuto la necessità di realizzare un invaso finalizzato alla laminazione delle piene del torrente Squaranto, che sia in grado così di contenere anche le piene del Fibbio. È un progetto che esiste da anni, ma che non è mai stato portato fuori dalle carte per mancanza di fondi: oggi servirebbero infatti circa 9 milioni di euro. L’idea è sostenuta anche dal Comune di Verona e lo stesso sindaco Flavio Tosi ha evidenziato in una lettera in Regione la «necessità di realizzare un invaso, finalizzato alla laminazione delle piene dello Squaranto e di prevedere opere di adeguamento dell’alveo del fiume Fibbio a valle di Montorio».
«L’assessore Conte ha condiviso appieno le problematiche che gli abbiamo esposto e l’urgenza di porvi rimedio attraverso la realizzazione di un bacino di laminazione», riferisce Avesani, «ma anche la Regione, come i Comuni, è soggetta al patto di stabilità e questo sta bloccando ogni intervento. Purtroppo siamo alle solite, perché dopo i proclami seguiti all’alluvione, la questione è stata dimenticata dalle istituzioni. Mi chiedo cosa stiano facendo per perorare questa causa i parlamentari veronesi, che nell’immediato sono accorsi facendo promesse e ora sembrano essersi volatilizzati», denuncia Avesani.
«I parlamentari che sostengono questo governo e che si sono spesi dopo l’alluvione, non hanno fatto seguire alle parole i fatti», rincara Gaspari «ed è uno scandalo quello che è avvenuto di recente con il decreto Milleproroghe, che ha stanziato altri ingenti fondi per il terremoto in Irpinia del 1980, quando io non ero ancora nato. La nostra Regione ha fermi a causa del patto di stabilità 1,3 miliardi con cui si potrebbe rendere sicuro il territorio, compreso il nostro, e in Parlamento ci sono deputati e senatori, anche veronesi, che si rendono complici di uno Stato che invece continua a sprecare risorse».
Il vicesindaco e assessore alla Protezione civile Franco De Santi evidenzia la particolare attenzione dimostrata sulla questione dal prefetto Perla Stancari: «Nel corso delle riunioni da lei presiedute con i Comuni colpiti dall’alluvione ha insistito sul tema della prevenzione. L’abbiamo informata della necessità che venga realizzato il bacino di laminazione, intanto siamo in attesa di conoscere che decisione verrà presa sui rimborsi ai cittadini coinvolti nell’alluvione, costretti a presentare domanda di rimborso in tempi accelerati e con speranze molto ridotte di trovare soddisfazione: alle famiglie si pagheranno i danni strutturali, non quelli ai beni mobili».
Umberto Anti, direttore del Dipartimento regionale difesa del suolo e foreste ha intanto comunicato al Consorzio di bonifica Alta pianura veneta che «considerando la grave criticità del corso d’acqua e la particolare valenza del territorio attraversato, si ritiene indispensabile un’ampia concertazione dello studio che dovrà coinvolgere anche i Comuni di San Martino Buon Albergo e Verona». Anti ha già chiesto copia degli studi effettuati dal Consorzio «per un rapido avvio della fase conoscitiva e delle possibili soluzioni».
Vittorio Zambaldo