Allarme piene dell'Adige e dei torrenti. Il Wwf chiede il bacino di laminazione per lo Squaranto
lunedì 16 febbraio 2015 CRONACA, pagina 13
DIFESA DEL TERRITORIO. L'appello di Amadio all'Autorità di bacino che sta elaborando il Piano di gestione 2015-2021
Allarme piene dell'Adige e dei torrenti. Il Wwf detta le misure di prevenzione
Enrico Giardini
«Contenere le acque a monte e via le scorie inquinanti»
Adige, il Wwf chiede misure urgenti contro l'allarme piene e possibili esondazioni, anche a Verona. Vale a dire: bacini di laminazione per contenere a monte grandi volumi acque di piena. Divieto del deposito «di scorie inquinanti nelle acque golenali del fiume». E, fra le misure generali di protezione, trattenere a monte la maggior quantità di acqua piovana dei bacini imbriferi montani di fiumi e torrenti. Come Squaranto, Tramigna, Alpone, Chiampo, Retrone e Bacchiglione, che hanno prodotto negli ultimi anni le alluvioni nel Veronese e nel Vicentino.
Sono queste alcuni linee guida per la prevenzione proposte dal presidente onorario del Wwf Veneto, il veronese Averardo Amadio, all'Autorità di bacino dell'Adige, che sta esaminando il Piano di gestione del rischio di alluvioni 2015-2021 del distretto idrografico delle Alpi Orientali. Ciò in previsione della prossima riunione, a cui come alle altre parteciperanno enti locali, aziende di servizi, associazioni ambientaliste come il Wwf, e tutti i cosiddetti «portatori di interesse» della provincia di Verona. Fra i provvedimenti suggeriti Amadio sottolinea come il terzo — cioè il trattenere a monte la maggior quantità possibile di acqua piovana dei bacini montani — «è in contrasto con la tanto invocata pulizia degli alvei, come a gran voce e giustamente chiesto da amministratori locali e cittadini, finalizzata a evitare straripamenti in contrade e paesi da monte a valle», spiega Amadio.
Il presidente onorario del Wwf precisa però che «la causa determinante delle alluvioni» è da individuare non tanto nel fatto che gli alvei non siano puliti quanto, piuttosto, «nelle repentine e sovrabbondanti piogge, le cosiddette bombe d'acqua, imputabili come ormai si ritiene ai cambiamenti climatici in atto, cui va aggiunta la crescente impermeabilizzazione dei suoli per strade asfaltate e sterrate, parcheggi, urbanizzazioni diffuse, eliminazione del sottobosco».
Sul fronte della manutenzione dei corsi d'aqua e quindi anche dell'Adige, «prevista "anche con il taglio della vegetazione degli alvei", come Wwf chiediamo di precisare che l'alveo escluda le aree golanali e le rive, dove la vegetazione arborea va mantenuta sia per la sicurezza delle rive che l'azione di filtro della vegetazione stessa. Il rischio idraulico causato dall'eventuale caduta di alberi nel corso d'acqua capace di creare barriera in corrispondenza delle pile o delle spalle dei ponti e di ostacolare il deflusso delle acque, è difficilmente quantificabile, e comunque di ridottissima entità». Amadio sottolinea che «il corso d'acqua, come l'Adige, rispettato nel suo fondo, nelle sue rive e nelle aree a queste vicine è un vero corridoio biologico da conservare per la ricchezza della sua biodiversità e del suo paesaggio». Il Wwf chiede poi di non rimuovere le isole di sabbia «né il materiale ghiaioso in sinistra Adige al Parco del Portoncello, né altrove, escludendo di consentire lo scavo del greto del fiume, anche in occasione dei progettati lavori di ricentralizzazione del corso d'acqua, del volume di 870mila metri cubi di ghiaie».
Tornando al rischio alluvioni e al Piano 2015-2021, «è di capitale importanza costruire le grandi casse di laminazione previste dalla commissione De Marchi dopo l'alluvione del 1966, che misre sotto acqua Trento, mentre Verona si salvò grazie ai 500 metri cubi d'acqua al secondo scaricati nel Garda dal tunnel Mori-Torbole. Le tre grandi casse previste sarebbero a Vabnga sulla Talvera, a Elvas sulla Rienza, affluente dell'Isarco, a Valda sull'Avisio». Quindi, se le precipitazioni nel bacino imbrifero montano dell'Adige fossero più intene di quelle del 1966, quando pioveva molto di meno, che cosa accadrebbe a Trento, in Val Lagarina e a Verona? Queste hanno diritto di sapere se le misure di svuoto parziale preventivo, a monte delle dighe, garantiscano dal rischio di alluvioni, senza incertezza».
Tutto il materiale relativo alle esondazioni passate (foto e video), tutta la documentazione raccolta, gli studi eseguiti, le lettere inviate dalle autorità coinvolte, sono state riunite in una unica pagina e messe a disposizione di tutte le persone che abbiano interesse all'approfondire l'argomento:
www.montorioveronese.it/esondazione
Il filmato dell'esondazione del 16 maggio 2013
1911 Esondazione con rottura argine sinistro in centro al paese di Montorio
L'ARENA – 07/08.06.1911 La rotta del Progno di Squaranto. Danni a Montorio – Una vecchia morta di paura
Nella parte sinistra della foto che segue si notà l'edificio dell'Asilo Regina Margherita
1934 Una disastrosa esondazione cambia il volto al paese di Montorio
(Cronaca e documenti di un'autentica catastrofe che cambiò volto ad una parte di Montorio)
Nella foto seguente lo squarcio di circa 50 metri nell'argine sinistro presso piazza ora denominata delle Penne Nere in centro al paese di Montorio
1986 Esondazione con parziale rottura dell'argine sinistro in piazza delle Penne Nere a Montorio
(19 giugno 1986: straripa il "progno", paura a Montorio)