UNITA’ PASTORALI PARROCCHIALI: COSA SONO ?.


UN NUOVO MODO DI ESSERE CHIESA PER I SACERDOTI E PER I LAICI.

Il progetto dell'Unità Pastorale non è solo una risposta strategica al calo delle vocazioni, ma tende ad un nuovo tipo di presenza della Chiesa nel territorio.

Nei prossimi mesi la Diocesi di Verona affronterà un riassetto che porterà a riscrivere la mappa della stessa con una forte accelerazione sulle Unità Pastorali. Il rapporto con il territorio e la popolarità, tradizionalmente carte vincenti della Chiesa, nel cambiamento attuale vanno ripensati.
Il territorio non coincide più con la carta geografica. 

Vedremo il 9 giugno 2017, data in cui sarà presentato ufficialmente a tutta la comunità il nuovo corso diocesano, quale cambiamento provocherà nella comunità parrocchiale di Montorio che ricordiamo fa parte della Vicaria n. 2 Nord-Est che comprende le seguenti parrocchie: 

Beato Carlo SteebCastiglioneMarzanaMizzoleMontorioNovagliePigozzoPoianoQuintoSan Felice ExtraSan Giuseppe Fuori le MuraSan Marco EvangelistaSan Michele ExtraSan Pancrazio al PortoSan Pio XSanta CroceSanta Maria AddolorataSanta Maria della PaceSanta Maria in StelleSezanoTrezzolano.

Ed ora partiamo dai numeri della Diocesi di Verona tratti dal numero di "Verona Fedele", in edicola questa settimana (n14), come anche la susseguente parte narrativa:

le parrocchie sono 380, 3 sono affidate a religiosi, 112 non hanno un parroco residente e sono amministrate da sacerdoti diocesani o religiosi. Esse sono raggruppate in 61 Zone Pastorali e 6 Unità Pastorali già costituite. Ad un livello più alto, il territorio diocesano è diviso in 18 Vicariati.
Il numero dei sacerdoti diocesani di Verona attualmente è di 596, 51 sono fuori Diocesi, in 170 hanno già compiuto 75 anni, il 60% ha più di 60 anni.
Naturalmente questi dati andrebbero completati con il numero di consiglieri parrocchiali, catechisti, animatori, volontari, operatori dei circoli.

«Nel mondo frammentato e in rapida evoluzione, mantenere la vicinanza alla vita quotidiana della gente con cui nella Chiesa si dà forma comunitaria all’esperienza di fede, richiede la creazione di nuovi legami. Anche tra comunità parrocchiali. Oggi questo legame diventa più complesso: sembra allentato, perché i confini della parrocchia non racchiudono più tutte le esperienze della sua gente; ma risulta moltiplicato, perché la vicenda umana si gioca oggi su più territori, non solo geografici ma soprattutto antropologici. Il rischio che si corre nel nostro tempo, infatti, è quello che le nostre parrocchie non riescano ad intercettare i bisogni delle persone, non avendo al proprio interno le risorse e gli strumenti necessari per rispondere appieno alla complessità della vita attuale. Pensiamo alla nostra vita o a quella dei nostri giovani: si abita in un paese, ma si lavora o si studia in un altro; si pratica sport in un altro ancora; gli amici e le persone si incontrano “in giro” e sui social. 
Qual è il paese in cui si vive ?. Quello dal quale si parte al mattino e si ritorna la sera ?. Qual è la nostra parrocchia ?. Quella che risulta dalla residenza o quella in cui ci si spendono le nostre energie migliori ?.»

«Proprio questo impone che si trovi un punto di riferimento unitario, perché anche la vita di fede non subisca una frammentazione o venga relegata in uno spazio marginale dell’esistenza. L’attuale organizzazione parrocchiale, che vede spesso piccole e numerose parrocchie disseminate sul territorio, esige un profondo ripensamento. Per rispondere a queste esigenze, la riforma dell’organizzazione parrocchiale cerca di mettere le parrocchie “in rete”, in uno slancio di pastorale d’insieme. Non viene ignorata la comunità locale, ma si invita ad abitare in modo diverso il territorio. A questo mirano i progetti che vanno sotto il nome di “Unità pastorali”; con esse si vuole non solo rispondere al problema della sempre più evidente diminuzione del clero, ma soprattutto superare l’incapacità di tante parrocchie ad attuare da sole la proposta pastorale. Risulta chiaro che il cammino di formazione delle unità non riguarda solo la ridistribuzione del clero, ma richiede un ripensamento anche della comunità e dei ministeri che la animano. 
In Diocesi a Verona sono al lavoro due commissioni diocesane. Una “tecnica”, per predisporre la proposta della nuova mappa geografica; e una di "accompagnamento pastorale”, per sollecitare e favorire il cammino che vedrà la nostra Chiesa locale impegnata per i prossimi 5 anni. Attualmente la scelta di elaborazione ritenuta migliore è stata quella di pensare queste unità di riferimento dimensionate in modo tale da poter essere seguite da una equipe di sacerdoti e saranno dimensionate in base al numero degli abitanti, ma anche alle nuove attenzioni che è importante avere per una maggiore facilità di condivisione. In questo lavoro si prenderà in considerazione la possibilità di modificare i confini di alcuni vicariati per privilegiare una linea di maggior interesse per la creazione di rapporti reali tra parrocchie piuttosto che una linea trasversale di numero, omogeneità territoriale o altro.»

Ma vediamo quali saranno le principali novità delle "nuove" Unità Pastorali.

«Mentre fino ad oggi la Diocesi ha ragionato sulle Unità Pastorali mettendo insieme parrocchie piccole, adesso invece ragiona su Unità Pastorali di tutta la Diocesi, mettendo insieme anche parrocchie grandi. Questa è una novità in assoluto per la Chiesa, però necessaria in vista di quelli che sono gli attuali numeri che esistono.
Inoltre, parrocchie grandi saranno assieme a parrocchie piccole. La parola d’ordine è “condivisione” nel pensare i progetti e nel realizzarli».

Ai laici quale compito spetta in questo piano ?.

«Tutto questo comporta un lavoro importante di condivisione con i laici, che sono coloro che danno continuità sul territorio al cammino delle parrocchie, delle scelte dei
progetti. Così andranno condivise con loro anche le modalità diverse di vita di comunità parrocchiali che non hanno più un prete residente.
Per i preti, poi, questo nuovo momento comporta la necessità di maggiore condivisione di tempi e di spazi. Si potrebbe arrivare anche alla vita in comune dove questo sia possibile, ma è un cammino che deve nascere “dal basso”. Certamente si comincia con momenti continuativi di incontro, di preghiera, di progettazione e di vita fraterna».

«Sarebbe più facile continuare a ragionare sul presente, però noi dobbiamo abilitarci a farlo sul domani, andando a confrontarci con le nuove esigenze che si presentano, pensando in prospettiva. Passiamo dal guardare al nostro campanile, al guardare coloro che incontriamo: è una dimensione di parrocchia allargata con il tentativo di creare una sensibilità comune, una reciproca fiducia e l’impegno a lavorare insieme».

 

Alberto Speciale

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articolo realizzato con editoriali di:

Stefano Origano – vice direttore di "Verona Fedele"                                                                                                                             Giampietro Fasani – vicario foraneo di Villafranca-Valeggio e componente della commissione tecnica  delle unità pastorali                       Giacomo Ghelfi – componente della commissione per l’accompagnamento alle Unità Pastorali.

 

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