Dossier: “Mal’Aria di città 2019”. La lettera di Carlo


Limitare l’inquinamento da traffico … ma non solo

Di seguito la lettera di Carlo pubblicata sul quotidiano L’Arena di Verona il 26 gennaio 2019.

Legambiente ha diffuso nei giorni scorsi il dossier: “Mal’Aria di città 2019“, una sintesi dei rilevamenti fatti nel 2018 dalle agenzie regionali per l’ambiente italiane. Verona risulta sedicesima, nella classifica tra le città, stilata sulla somma dei superamenti dei limiti per il PM10 e per l’ozono. L’Arena di venerdì 25 gennaio evidenzia che nel 2018 abbiamo sforato in 114 giornate.

Senza il dossier la grande mole di dati raccolti dalle agenzie in Italia sarebbero patrimonio di pochi. Quanti di noi sanno che i valori dell’ozono estivo rilevati sono mediamente più elevati a Bosco Chiesanuova che a Verona? E che il benzo(a)pirene, prodotto dalle nostre stufe, raggiunge valori giornalieri di molte volte superiori al limite medio annuale?

Il rapporto prende atto anche dell’inquinamento prodotto dalla combustione della legna e derivati. E’ la prima volta. Finalmente! Rilevo tuttavia che i dati relativi all’impatto sull’ambiente vengono riferiti con qualche contorsione ma soprattutto che si propongono esempi di piani e comportamenti virtuosi riferiti al traffico, dimenticando di scrivere che molte delle città europee citate, hanno già spento da tempo camini e stufe. Noi italiani invece siamo schizzati in pochi anni ai primi posti in Europa per la combustione di biomasse nei piccoli impianti domestici, e questo fa il paio con l’altro nostro record europeo: quello delle 65 auto ogni 100 abitanti, riportato da Legambiente.

Quando il rapporto arriva alle proposte, le biomasse scompaiono. Peccato! Peccato perché la media annua delle emissioni di polveri sottili (PM) dalle stufe è simile o superiore a quella del traffico. Le stufe però vengono accese solo quando c’è freddo, e pertanto, durante l’inverno, il PM da legna supera di gran lunga quello da traffico. Quindi se spegnessimo camini e stufe, dovremmo ottenere un effetto più o meno equivalente al fermo completo di tutti i veicoli. Lo spegnimento delle stufe inoltre, imposto solo dove c’è il metano, non comporterebbe disagi per i cittadini. Certo, smentiremmo gli incentivi, la pubblicità ingannevole, e così via, ma, come si dice, errare è umano ma perseverare, più che diabolico, è da incoscienti e autolesionisti.

Intendiamoci, concordo con Legambiente sulla urgenza di limitare l’inquinamento da traffico. Ma considerare il traffico l’unico killer dell’aria e dei nostri polmoni è fuorviante, perché le ARPA scrivono che così non è, anche nelle città.

Per capire meglio come stanno le cose e convincere gli scettici, propongo a Legambiente e ad ARPAV di portare gli strumenti di misura in qualche paesino o contrada della Lessinia, dove il traffico sia irrilevante.  Potremo così verificare come bastino poche stufe a legna per inquinare alla grande l’aria che là si respira.  Le amministrazioni che hanno già misurato, come Bolzano, preso atto del danno, sono corse intelligentemente ai ripari mentre noi veronesi e veneti abbiamo installato, senza informazione, formazione e controlli, migliaia di caminetti e stufe anche dove c’è una capillare ed efficiente rete di metano. E’ la stessa ignoranza che ci porta a correre numerosi, con i bambini, a procurarci intossicazioni respiratorie acute, attorno a falò epifanici alti come le piramidi egizie.

Carlo 

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