Come ogni anno è stata presentata al Vinitaly, la Guida Oli d’Italia 2019 firmata dal Gambero Rosso, in collaborazione con l’UNAPROL, dedicata all’olio extravergine di oliva italiano. Sono 433 le aziende e 712 oli recensiti, tra cui 170 insigniti con le Tre Foglie Verdi, massimo riconoscimento. Al primo posto, la Toscana, con ben 33 oli premiati, seguita dalla Puglia e dal Lazio. Ci sono poi le Due Foglie Rosse, riservate a oli di ottima fattura (200 quest’anno) e infine i Premi Speciali.
Dopo il riconoscimento ottenuto nel 2017 dal Gambero Rosso con l’assegnazione delle TRE FOGLIE VERDI, massimo riconoscimento a livello nazionale all’olio extravergine di oliva, al Monocultivar GRIGNANO, la guida Oli d’Italia 2019 del Gambero Rosso ha ancora assegnato le TRE FOGLIE VERDI questa volta al Monocultivar Favarol prodotto dall’Azienda Agricola Montenigo di Via delle Rive 3/a a Montorio.
Sono cinque i monovarietali prodotti dall’Azienda Montenigo con olive autoctone: Grignano, Favarol (vincitore delle TRE FOGLIE VERDI), Leccino, Trep, Compostara e due blend di cui uno certificato Veneto Valpolicella DOP.
Siamo andati a conoscere da vicino l’Azienda Montenigo per capire le radici del prestigioso riconoscimento.
Ci accoglie con gentilezza e travolgente passione Laura Gottardi che insieme al marito Rudi Roncari ed al figlio Giovanni, perito agrario, conducono l’azienda nata nel 2014 e che si sviluppa su 29 ettari, dei quali 4 coltivati ad oliveto, 7 a vigneto ed i rimanenti 18 sono destinati ad area boschiva.
Ve lo aspettavate questo riconoscimento? «Questo riconoscimento è un coronamento di tutto il lavoro fatto in questi anni e sono il frutto di amore e rispetto della nostra terra mite e viva» – dice Laura. «Il nostro sogno, unito al nostro progetto di vita, che anima la nostra azione è la volontà di produrre un olio di qualità unendo tradizione e innovazione tecnologica per dar vita a un prodotto di eccellenza con le olive del nostro territorio. Allo stesso tempo questo premio è uno stimolo a continuare su questa strada e a cercare di alzare ancora di più il livello nonostante le tante difficoltà di un’azienda piccola».
Ma come si fa a produrre un olio premiato dal Gambero Rosso? «Occorre innanzitutto produrre olive di alta qualità – spiega Rudi – e decidere il giusto momento per fare la raccolta. Questo, insieme all’utilizzo di tecnologie innovative e di qualità fa la differenza. Per noi è stata una sorpresa che ci sentiamo di meritare in considerazione della passione ed attenzione che dedichiamo ai nostri prodotti. I primi riconoscimenti a livello provinciale erano già arrivati, (Palio olio novello, AIPO, Festa dell’olio città di Verona, …,) e sapevamo di essere riusciti, malgrado tutto, a produrre un extravergine di ottima fattura ma vedersi riconoscere dalla Guida degli Oli nazionale del Gambero Rosso gli sforzi e le fatiche di un’annata di lavoro ti stimola ancor di più a proseguire su questo percorso».
Quali sono le tecniche di raccolta e lavorazione delle olive prima di arrivare ad imbottigliare l’olio? «E’ importante il momento della raccolta delle olive, noi – racconta Laura – le raccogliamo molto presto, generalmente dal 5 al 20 ottobre, varietà per varietà in cassette da 25 kg che deponiamo in frigo fino al giorno che le portiamo in molitura. Raccogliere le olive tardi significa compromettere le qualità organolettiche delle olive con conseguente perdita dei profumi e dei polifenoli. Inoltre dopo la molitura in nostro olio subisce un processo di filtrazione per separare i corpi della buccia e nocciolo ancora presenti ed evitare che le parti solide si depositano sul fondo caratterizzando il prodotto con un sapore amarognolo. Inoltre è importante che l’olio non prenda ossigeno pertanto dopo la filtrazione viene riversato in un altro contenitore con aggiunta di gas argon e deposto in ambiente climatizzato».
E’ difficile superarsi a questi livelli, Laura, quali progetti avete per il futuro? «Ora il nostro obiettivo è diffondere la genuinità dei nostri prodotti oltre a confermare ancora il riconoscimento ottenuto cercando di diffondere sempre più la cultura dell’olio extravergine di oliva affinché si comprenda che l’olio è un valore aggiunto al piatto, non un costo. Nei nostri progetti è previsto l’ampliamento delle aree coltivabili ed inoltre abbiamo realizzato una struttura, inserita nel nostro contesto naturale, che ci permetta di seguire interamente il processo produttivo, nel perseguimento dei valori naturali. In questo momento (2019) l’azienda è interamente in conversione biologica scelta che ci porterà a produrre prodotti 100% Biologici».
Rudi, oltre all’olio la vostra azienda cosa produce? «Oltre all’olio, una grande soddisfazione per noi sono i nostri vini, i famosi vini della Valpolicella: Valpolicella DOC, Valpolicella Superiore DOC, Amarone della Valpolicella DOCG e Recioto DOCG. Oltre a questi, proponiamo anche un IGT Bianco da uve nere, un IGT Rosa e un IGT Rosso, tutti i nostri vini sono a fermentazione spontanea, basso contenuto di solfiti e non filtrati, fermentano e maturano in botti di legno in rovere ad esclusione del vino Rosa. Abbiamo anche un Metodo Classico da Corvina, un “blanc de noire” a dosaggio zero, affinato per sei mesi in anfore di terracotta per poi essere imbottigliato e messo a riposare per ventiquattro mesi».
L’internazionalizzazione dell’Olio Extravergine di oliva italiano, con l’aumento dell’export, è una diretta conseguenza dovuta sia per la bravura dei produttori ma anche per l’aumento stesso della domanda di extravergine nel mondo, con in testa Stati Uniti, Germania, Francia, Canada e Giappone.
Il comparto olivicolo vede impegnate circa 900mila aziende, oltre 1,1 milioni gli ettari coltivati con un volume di affari di circa 3 miliardi di euro, pari al 3% del fatturato totale dell’industria agroalimentare. L’olivicoltura italiana è un punto di riferimento nel mondo per qualità e biodiversità con 533 cultivar, 42 dop e con circa 22mila addetti operatori.
Alberto Speciale