La Casa del Popolo a Montorio di Luigi Alloro
Articolo pubblicato il 6 giugno 2008
Chi percorre in questi giorni via delle Logge, nota al civico n. 15 un cantiere aperto: si sta ristrutturando uno strano edificio che un tempo poteva essere stato un teatro o qualcosa del genere. Si tratta dell’ex Casa del Popolo, la prima del genere ad essere costruita nel Veneto. Fu fortemente voluta da Silvio Zorzi, allora giovane neolaureato che vedeva in essa realizzarsi il suo ideale di unire tutte le forze lavoratrici di Montorio in un luogo dove tutti potessero esprimere le loro idee e far proposte per rendere migliore la vita e il paese.
Fu costruita nel tempo record di circa sei mesi: Guglielmo Zanetti mise a disposizione l’area e Angelo Invernizzi di Marcellise, un giovane ingegnere destinato ad una grande carriera, la progettò e ne diresse i lavori. Molti lavoratori montoriesi prestarono gratuitamente la loro opera.
Venne inaugurata il 23 luglio 1911, fra un tripudio di popolo: il dott. Silvio Zorzi tenne la prolusione in una sala stipata da quasi mille persone acclamanti. La festa fu allietata dalla musica della Banda Sociale di Poiano e l’unica nota stonata fu quella di Giovanni Mantovanelli, sindaco del paese che guidava una giunta liberal-democratica, il quale per ripicca fece chiudere il cancello del cimitero dove la gente, intervenuta all’inaugurazione, si era recata in corteo a mettere una corona ai benemeriti del paese.
Sorsero in breve tempo varie associazioni ad animare la nuova Casa: una Società corale, un Club mandolinistico, una Società filodrammatica popolare che già il 10 settembre 1911 dava nella grande sala teatrale la sua prima rappresentazione con l’applauditissima commedia “I due sergenti”. E con l’entusiasmo fiorivano nuove idee e proposte innovative come una scuola di disegno per giovani lavoratori.
Silvio Zorzi volle dare alla Casa del Popolo uno statuto e una presidenza in modo che essa potesse funzionare autonomamente senza la sua presenza, poichè egli si assentava sovente e per lunghi periodi da Montorio per viaggi di lavoro. Fu quindi costituita con atto notarile 21 ottobre 1911 la Cooperativa Casa del Popolo con quote sociali di lire 10 ciascuna; poteva aderirvi chiunque avesse compiuto 18 anni. L’assemblea dei soci, riunitasi il 10 febbraio 1912, nominò presidente Michele Pezzo.
Nell’agosto 1912, fra l’entusiasmo popolare, furono date nella nuova sala le prime proiezioni cinematografiche. Ma proprio quando tutto sembrò volgere al meglio, nubi oscure si addensarono all’orizzonte.
Già negli ultimi mesi del 1912 si acuì il dissidio tra Silvio Zorzi, fautore di un socialismo fortemente permeato di dottrina sociale della Chiesa, e i socialisti veronesi i cui massimi esponenti (l’on. Mario Todeschini e Giulio Barbarani) erano dichiaratamente massimalisti e rivoluzionari. Zorzi fu oggetto di feroci attacchi sull’organo del partito Verona del Popolo che intendeva fare della Casa del Popolo di Montorio la cassa di risonanza delle lotte socialiste. A questo si aggiunse la crisi delle industrie montoriesi in conseguenza della guerra di Libia che portò alla chiusura della filanda e del grande cotonificio Turati.
I soci si diradarono e già verso la fine del 1913 la cooperativa non fu più in grado di affrontare le rate dei pagamenti per la costruzione della Casa. Intervennero quindi i fratelli Guglielmo e Giuseppe Zanetti (proprietari dell’omonimo mulino) che si offrirono di pagare i debiti in cambio della cessione dell’edificio.
Dopo meno di tre anni dalla sua inaugurazione si concluse la vicenda della Casa del Popolo di Montorio. La grande sala divenne “il magnifico teatro di Montorio”, come titolava il giornale l’Arena nel dicembre 1914, affittato dai fratelli Zanetti per recite teatrali e manifestazioni varie. Nel primo dopoguerra e fino al 1925 il teatro era conosciuto come il “Teatro del popolo”, quindi, con l’affermarsi del fascismo, il nome fu mutato in “Teatro Alfieri”. L’ultima rappresentazione teatrale fu tenuta dalla locale Filodrammatica del Dopolavoro il 14 aprile 1930 in occasione della Festa del Pane, una delle numerose celebrazioni del regime.
In seguito l’edificio fu trasformato in magazzino del Molino Zanetti.
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