Storia di un quartiere: i Camillioni
a cura di Luigi e Gabriele Alloro
Articolo pubblicato il 7 maggio 2013 e aggiornato il 26 luglio 2019
Il Veneto era stato da poco annesso all’Italia quando il conte Francesco Turati, proprietario del grande cotonificio di Montorio, seguendo l’indirizzo filantropico dominante volle agevolare i propri operai costruendo un grande caseggiato da destinare alle loro famiglie. Vide così la luce nel 1868, sulla riva sud del laghetto Fontanon, il cosiddetto “camillion vecio” (probabilmente da San Camillo De Lellis che ideò tali edifici a carattere popolare), una grande palazzina a quattro piani da considerare tra i primi esempi in Italia di case operaie.
Nel 1907, in occasione del rinnovo dell’intero stabilimento, la direzione del cotonificio Turati incaricò la ditta Tosadori di costruire altre tre palazzine immediatamente a valle del laghetto che furono chiamate “camillioni nuovi”. Inaugurati dal cav. Vittorio Olcese, procuratore generale della ditta Turati, i tre edifici constavano di ben 54 vani per fabbricato distribuiti su tre piani e potevano ospitavare una sessantina di famiglie di operai. Nelle immediate adiacenze furono inoltre messi a disposizione dei piccoli appezzamenti di terra nei quali trovarono ben presto sistemazione dei piccoli orti familiari.
Il quarto edificio che completò il blocco dei camillioni nuovi fu con tutta probabilità costruito nel 1920 dalla società Lanerossi, che tre anni prima aveva rilevato l’intero complesso dei fabbricati dell’ex cotonificio. In quel periodo venne probabilmente edificato anche il capitello con la statua della Vergine Immacolata in fondo allo spazio centrale tra i due blocchi di edifici.
Nell’ottobre del 1920 gli abitanti dei camillioni organizzarono una grande festa in onore della Madonna, eletta protettrice della contrada, indicendo gare di corsa con i sacchi, concerti bandistici e fuochi d’artificio. Negli corso degli anni successivi la festa venne spostata nel Mese Mariano e le celebrazioni che ne seguivano erano sempre molto sentite e partecipate: in quei giorni si potevano vedere i camillioni addobbati con bandiere e i loro lunghi balconi festonati in cremisi e arabescati da mazzi di gigli. L’affollatissimo rito della processione partiva dal capitello per concludersi all’oratorio di San Giuseppe all’Olmo con la consacrazione del popolo alla Vergine e la successiva benedizione con la Reliquia (una cronaca del maggio 1959 apparsa sul quotidiano Corriere del Mattino raccontava di ben duemila persone presenti!).
E’ probabilmente da collocare nella prima metà degli anni Settanta la demolizione del caratteristico camillion vecio ad opera della proprietaria società Lanerossi. Successivamente il Comune di Verona, avendo già da tempo appurate le vetuste e malsane condizioni dei restanti quattro fabbricati, deliberò l’acquisto dell’intera area per procedere alla demolizione dei caseggiati con la successiva costruzione di tre blocchi di moderne case popolari e di un circolo ricreativo comunale. L’atto di compravendita venne firmato nel dicembre 1976 per la somma di 90 milioni di Lire. A quell’epoca nei 64 alloggi vi erano ancora 46 famiglie in maggior parte costituite da una o due persone anziane. Due anni dopo iniziò la demolizione contestualmente al sorgere della prima nuova palazzina; l’ultimo camillione venne abbattuto nel settembre 1982 ed una volta terminata la costruzione dell’ultimo blocco di appartamenti, venne riedificato anche il capitello.
I moderni alloggi hanno completamente cambiato volto alla zona ed hanno portato a Montorio nuova gente. Di conseguenza il quartiere dei Camillioni, come ancora viene chiamato dai Montoriesi, ha perso l’identità strettamente “paesana” di un tempo. Le scenografiche feste Mariane e le affollate processioni sono ormai solo un ricordo, ma comunque tutt’ora, durante il mese di Maggio, molti abitanti del posto si riuniscono attorno al nuovo capitello per la recita del Santo Rosario in un clima di aggregazione, tradizione e fede cristiana che ancora caratterizza le piccole realtà extraurbane.
Luigi e Gabriele Alloro, ©2013
N.B.: citare gli autori in caso di pubblicazione, anche parziale.