Almanacco montoriese – 26 agosto 1934


 

All’una di notte di domenica 26 agosto 1934

 

La disastrosa alluvione

del torrente Squaranto

 

Cronaca e documenti di un’autentica catastrofe

che cambiò volto ad una parte di Montorio

 

a cura di Luigi e Gabriele Alloro

 

Agosto 1934: lo squarcio aperto sull'argine sinistroQuello di sabato 25 agosto 1934 era a Montorio un caldo e tranquillo pomeriggio: Piazza Buccari era animata dai giochi dei numerosi bambini ancora in vacanza, bar e osterie del paese si stavano riempiendo di avventori che, terminato il lavoro, intendevano trascorrere in compagnia il resto della giornata.

Era l’imbrunire quando il cielo si riempì di nere nuvole minacciose, tanto che la piazza in poco tempo si svuotò. Di lì a poco si scatenò un autentico inferno: un violentissimo nubifragio con gran corredo di tuoni, fulmini e piogge di inaudita intensità che durò fino a notte inoltrata e che investì anche Verona e tutta la Lessinia. In Città l’acqua scese a torrenti dalle vicine colline provocando il crollo di alcune abitazioni e tre vittime nella zona di Santo Stefano, ma anche Borgo Trento e Avesa lamentarono ingenti danni.

In Lessinia si abbatté una vera e propria “bomba d’acqua” che fece gonfiare rapidamente i torrenti; attorno all’una di notte lo Squaranto investì Montorio con furia immane portando a valle grandi massi e moltissimi tronchi d’albero.

Quel terribile momento è rimasto impresso nella ferrea memoria di Bruno Zamboni (1908-2005), sarto di professione e fotografo per diletto, che lo visse in prima persona abitando egli al civico 6 di via Lanificio.

Quella di seguito riportata è la trascrizione della sua testimonianza che ci lasciò qualche anno prima di morire:

 

Era l’una di notte di domenica 26 agosto ed era terminato da poco un gran temporale. Nell’osteria “Da Rinaldi”, che si trovava di fronte a casa mia appena oltre il ponte dell’Olmo, si attardavano gli ultimi avventori, mentre io mi affrettavo a terminare un abito per godermi in pace il riposo festivo dell’indomani. D’un tratto fui come percorso da una scarica elettrica che mi fece cadere le forbici dalla mano e contemporaneamente udii un sordo boato: era letteralmente esploso sotto la pressione dell’acqua del progno il muretto d’argine che collegava il ponte alla chiesetta di San Giuseppe e l’acqua usciva impetuosa andando a sommergere la piazza Buccari. Passò qualche minuto, appena il tempo ai clienti rimasti di uscire dall’osteria e mettersi in salvo, che una grande breccia di oltre cinquanta metri si aprì nell’argine sinistro del progno e la fiumana impetuosa delle acque spazzò via in un baleno la “Strada nova” (tratto iniziale di via Olivé, n.d.r.) poco a sud dell’asilo infantile “Regina Margherita”, riempiendo di ghiaia, fango e sassi tutta la campagna della “Mandria” (dove ora sorge Piazza Penne Nere, n.d.r.) ed allagando case e fabbriche del paese.

 

Fin qui il racconto di Bruno Zamboni; il resto lo descrissero minuziosamente le cronache dei quotidiani dell’epoca.

Il torrente superò dapprima gli argini in località Ponte Verde dove l’acqua, dopo aver divelto i parapetti ed averli portati lontano come fuscelli, si riversò impetuosa per le strade e per i campi. Mentre questi venivano riempiti di ghiaia e tronchi d’albero, il piazzale antistante l’antica Pieve venne invaso dalla furia delle acque che scavarono profonde buche prima di riversarsi nel laghetto Squarà assieme a fango e detriti. Quindi cedette un tratto d’argine sinistro più a valle all’altezza dell’ex Lanificio Rossi (poi SAPEL) generando grande panico fra gli abitanti del quartiere Camillioni. Infine il disastro: la furia dell’acqua abbatté dapprima un parapetto sul ponte dell’Olmo inondando cantine e piani terreni di molte case ed allagando completamente Piazza Buccari, quindi, come raccontò Zamboni, cedettero una cinquantina di metri dell’argine adiacente la Mandria. Strade, orti e vigneti nelle vicinanze furono letteralmente spazzati via, mentre alcune case raggiunte dalla furia dell’acqua corsero serio pericolo di crollo e vennero successivamente fatte sgomberare. Molta gente tentò di fuggire dalle zone critiche per raggiungere i punti più elevati del paese e fu un autentico miracolo se non ci scappò il morto.

Ottobre 1934: panorama verso NordQuando la furia del torrente si placò, Bruno Zamboni scattò una serie di foto – alcune delle quali sono riportate nella galleria d’immagini in calce – che danno un quadro eloquente di quella che può senz’altro essere definita la più grave catastrofe naturale avvenuta a Montorio che memoria d’uomo ricordi. I danni ad abitazioni e alle attività economiche furono ingentissimi; il paese restò isolato dal resto del mondo per qualche giorno e persino il tram elettrico dovette fermarsi ben prima
dell’abitato. Anche il torrente della Valpantena, superati gli argini, allagò le campagne di Borgo Venezia giungendo fino a Ponte Florio.

Non appena furono ripristinate le vie di comunicazione, giunsero a Montorio le autorità e gli esponenti del Genio Civile per rendersi conto dell’entità del disastro e approntare le misure necessarie. Fu decisa una radicale sistemazione del torrente nel tratto compreso tra Mizzole e la confluenza con il fiume Fibbio con un’operazione di escavazione dell’alveo – e conseguente abbassamento del letto fino al piano di campagna (cioè di circa due metri e mezzo) – e di imbrigliamento; parallelamente fu abbattuto il vecchio ponte dell’Olmo, realizzato nel 1819 sotto l’amministrazione austriaca, e sostituito con uno nuovo due metri circa più basso addolcendo così la ripida salita. Più difficile risultò il lavoro nel tratto finale del torrente in corrispondenza con il Fibbio poiché si dovette lavorare a fianco di un fiume dalla considerevole portata d’acqua. Per eseguire i lavori furono impiegati centinaia di operai per circa un anno e mezzo sotto la direzione dell’ingegnere capo del Regio Genio Civile comm. Melloni. Dopo una fase progettuale durata alcuni mesi, nel gennaio 1935 iniziarono i lavori con lo spurgo dei vari corsi d’acqua intasati dall’alluvione e terminarono il 24 aprile 1936. Il 27 ottobre di quell’anno (XIV dell’era fascista), in occasione della cerimonia d’inaugurazione delle nuove opere, furono comunicate le cifre relative ai lavori eseguiti a Montorio e nel torrente Squaranto che furono veramente notevoli:

  •    134.000 metri cubi di materiale scavato
  •    4.000 metri cubi di pietrame per sottomurazioni e nuove difese
  •    3.500 metri cubi di calcestruzzo
  •    4.700 metri cubi di rivestimento delle sponde in pietrame vario
  •    85.700 giornate lavorative complessive
  •    1.560.000 lire di costo totale delle opere

Montorio cambiò volto: venne abbassata la terribile “pontara de l’Olmo”, ripida salita e autentica disperazione dei carrettieri; la facciata dell’oratorio di San Giuseppe, prima un po’ defilata, iniziò a dominare la scena dell’ampio ed elevato spiazzo antistante venutosi a creare; alla confluenza dello Squaranto con il fiume Fibbio fu creato un vasto bacino di decantazione delle acque torbide del torrente. Col materiale scavato per l’abbassamento dell’alveo fu colmato il prato della Mandria, sul quale trent’anni più tardi trovarono posto la nuova chiesa parrocchiale con l’ampio sagrato, relativo complesso canonicale e parcheggio; un gruppo di fabbricati costruiti dal Comune di Verona poi adibiti a sala civica, uffici anagrafici e biblioteca; una piastra per attività sportive; una grande aiuola con camminamenti in seguito denominata Piazza Penne Nere.

Da allora lo Squaranto, un torrente con un bacino idrico di 95 chilometri quadrati e una portata massima di piena di oltre 150 metri cubi d’acqua al secondo, autentica spada di Damocle per Montorio, cessò di essere una minaccia costante.

Ma ancora oggi, purtroppo, i suoi improvvisi risvegli creano talvolta notevoli disagi e generano molta paura fra gli abitanti.

 

© 2013, Luigi e Gabriele Alloro

citare gli autori e la fonte in caso di pubblicazione, anche parziale.

 

La presente memoria è stata scritta grazie alle testimonianze di alcuni Montoriesi ora scomparsi e alle cronache dell’epoca tratte dai quotidiani L’Arena e Il Gazzettino.

Le foto che seguono, raccolte in anni di ricerche, rappresentano una testimonianza eccezionale di quanto accaduto. 

 

Una rarissima immagine, scattata presumibilmente tra il 1911 e il 1912, che rende molto bene l'idea del panorama dell'epoca all'inizio della zona alta di Montorio. Si noti in particolare la parte destra della foto con la campagna detta Mandria e il vecchio ponte dell'Olmo in primo piano. Questa zona venne poi completamente devastata in seguito all'alluvione del 1934 subendo una radicale mutazione.

Una rarissima immagine, scattata presumibilmente tra il 1911 e il 1912,

che rende molto bene l’idea del panorama dell’epoca all’inizio della zona alta di Montorio.

Si noti in particolare la parte destra della foto con la campagna detta Mandria e il vecchio ponte dell’Olmo in primo piano.

Questa zona venne poi completamente
devastata in seguito all’alluvione del 1934 subendo una radicale mutazione. 

 

Agosto 1934: lo squarcio aperto sull'argine sinistro visto da Sud a Nord. Da notare un parziale cedimento dell'argine destro appena più a Nord dell'attuale casa Brandoli. 

Agosto 1934: lo squarcio aperto sull’argine sinistro visto da Sud a Nord.

Da notare un parziale cedimento dell’argine destro appena più a Nord dell’attuale casa Brandoli.

 

Agosto 1934: lo squarcio aperto sull'argine sinistro visto da Nord a Sud. Nello spaccato si può chiaramente notare il notevole innalzamento del letto del torrente dovuto alle continue piene.

Agosto 1934: lo squarcio aperto sull’argine sinistro visto da Nord a Sud.

Nello spaccato si può chiaramente notare il notevole innalzamento del letto del torrente dovuto alle continue piene.

 

Il parapetto del ponte dell'Olmo abbattuto poco prima del cedimento dell'argine. Al centro della foto è visibile lo squarcio apertosi sull'argine sinistro.

Il parapetto del ponte dell’Olmo abbattuto dalla forte pressione dell’acqua pochi attimi prima del cedimento dell’argine.

Al centro della foto è visibile lo squarcio apertosi sull’argine sinistro.

 

 Agosto 1934: la Mandria riempita di detriti. 

 Agosto 1934: la Mandria riempita di detriti.

 

Agosto 1934: tratto d'argine sinistro ceduto all'altezza dell'ex Lanificio Rossi (poi SAPEL).

 Agosto 1934: tratto d’argine sinistro ceduto all’altezza dell’ex Lanificio Rossi (poi SAPEL).

 

 Agosto 1934: la piazza dell'antica Pieve devastata dalle buche scavate dall'acqua - verso Nord (la Croce delle Missioni si trovava allora in posizione opposta rispetto all'attuale).

 Agosto 1934: la piazza dell’antica Pieve devastata dalle buche scavate dall’acqua – verso Nord

(la Croce delle Missioni si trovava allora in posizione opposta rispetto all’attuale).

 

Agosto 1934: la piazza dell'antica Pieve devastata dalle buche scavate dall'acqua - verso Sud.

 Agosto 1934: la piazza dell’antica Pieve devastata dalle buche scavate dall’acqua – verso Sud.

 

30 Agosto 1934, ore 6,30: i fedeli dell'Olmo e di Via Lanificio escono dall'oratorio di S. Giuseppe dopo la S. Messa di ringraziamento per lo scampato pericolo dell'inondazione.

30 Agosto 1934, ore 6,30: i fedeli dell’Olmo e di Via Lanificio escono dall’oratorio di S. Giuseppe

dopo la S. Messa di ringraziamento per lo scampato pericolo dell’inondazione.

 

1934: il paese di Montorio è bloccato e diviso in due in conseguenza dell'alluvione; gli abitanti di Olivé devono passare per lo stretto sentiero Sodelle per raggiungere Piazza Buccari.

1934: il paese di Montorio è bloccato e diviso in due in conseguenza dell’alluvione;

gli abitanti di Olivé devono passare per lo stretto sentiero Sodelle per raggiungere Piazza Buccari.

 

  Ottobre 1934: panorama verso Nord. 

 Ottobre 1934: panorama verso Nord.

 

1936: lo stesso scatto eseguito dopo i grandi lavori.

1936: lo stesso scatto eseguito dopo i grandi lavori.

 

Lavori di ricostruzione: abbattimento del vecchio ponte ottocentesco.

Lavori di ricostruzione: abbattimento del vecchio ponte ottocentesco.

 

Due istantanee relative ai lavori di ricostruzione per i quali furono impiegati centinaia di operai.

 Due istantanee relative ai lavori di ricostruzione per i quali furono impiegati centinaia di operai.

 

Lavori di ricostruzione nei pressi del ponte dell'Olmo.

Lavori di ricostruzione nei pressi del ponte dell’Olmo.

 

15bis - esondazione 1934 costruzuone argini

Operai al lavoro nei pressi di una briglia.

 

 Operai al lavoro sul tratto d'argine all'imbocco di Via Lanificio. 

 Operai al lavoro sul tratto d’argine all’imbocco di Via Lanificio.

 

Lavori di sistemazione degli argini in prossimità della confluenza con il fiume Fibbio.

Lavori di sistemazione degli argini in prossimità della confluenza con il fiume Fibbio.

 

Operai al lavoro per la creazione di un bacino di decantazione delle acque torbide del torrente in prossimità del Fibbio.

Operai al lavoro per la creazione di un bacino di decantazione delle acque torbide del torrente in prossimità del Fibbio.

 

Il risultato a lavori ultimati.

Il risultato a lavori ultimati.

 

 I grandi lavori sono in via di ultimazione. La vecchia osteria da Rinaldi, sulla sinistra della foto, sarà a breve abbattuta.

 I grandi lavori sono in via di ultimazione.

La vecchia osteria da Rinaldi, sulla sinistra della foto, sarà a breve abbattuta.

 

Panoramica verso Nord a lavori ultimati.

Panoramica verso Nord a lavori ultimati.

 

Panoramica verso Sud a lavori ultimati.

Panoramica verso Sud a lavori ultimati.

 

Il vecchio ponte dell'Olmo costruito nel 1819. Sulla destra è visibile lo spazio apertosi dopo l'abbattimento del parapetto che causò l'allagamento di Piazza Buccari e di molte case vicine.

Il vecchio ponte dell’Olmo costruito nel 1819.

Sulla destra è visibile lo spazio apertosi dopo il cedimento del parapetto

che causò l’allagamento di Piazza Buccari e di molte case vicine.

 

 Il nuovo ponte dell'Olmo; sullo sfondo casa Giarola.

 Il nuovo ponte dell’Olmo; sullo sfondo casa Giarola.

 

Percorso del torrente Squaranto. Si forma nell'alta Lessinia, precisamente nel Valon del Malera (sopra Malga S. Giorgio) ad un'altitudine di circa 1500 metri.

 Percorso del torrente Squaranto.

Si forma nell’alta Lessinia, precisamente nel Valon del Malera (sopra Malga S. Giorgio) ad un’altitudine di circa 1500 metri.

  

 

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