Esposizione alla Galleria la Giustizia Vecchia a San Zeno
Patrizia Uboldi espone per il mese di settembre alla Galleria la Giustizia Vecchia in piazza a San Zeno a Verona.
Dal mercoledì alla domenica dalle 9-13 e 15-21.
L’artista Patrizia Uboldi, nata a Verona il 15 maggio del 1961, è una pittrice eclettica, innovativa, che ha saputo rinnovarsi più volte nel corso del proprio percorso artistico e umano. Dopo aver studiato al liceo artistico e all’Accademia, si trasferì a Bologna. Nel 1980 si trasferì in Germania, per studiare all’Accademia delle Belle Arti di Düsseldorf e lavorare con Beuyes alla Free International University ispirata dai maggiori esponenti dell’arte tedesca contemporanea come Krieg, Richter, Rinke, Uecker, Hlapheck, Huppi e dell’inglese Cragg. Agli inizi della sua pittura ebbe per maestri Giacomazzi e Bottarelli mentre, tornata in Italia seguì Emilio Vedova a Venezia, dove realizzò le prime opere figurative.
La sua pittura, a tratti violenta e ricca di tensione in movimento, dà ampio spazio al linguaggio del colore, inteso come necessità interpretative delle forme astratte e, lo spazio nella tela, è raggiunto e organizzato secondo una sapiente disposizione dell’informe. “I colori che appaiono di volta in volta predominanti all’interno delle opere sembrano negare, ad uno sguardo più attento, la loro disposizione gerarchica, stratificandosi all’interno di un colorismo marcato, di ampio spettro che, di fatto, fa emergere l’uguaglianza dei rapporti cromatici. Il segno pittorico agisce sulla tela creando delle zone dove la tessitura cromospaziale non esclude interventi figurativi, così che piccoli microcosmi di tipo graffitista emergono a sostegno di una poetica che non nega la forma, anzi la afferma, ma stilizzandola”.
Pensare a un’immagine che nasce dal cuore: da un libro letto, da illustrazioni, da osservazioni casuali.
Un costruire giocoso di immagini semplici, elementari, che si stagliano nei loro contorni di colori primari.
Personaggi della memoria e della mente, con animali e oggetti che animano lo spazio a volte linearmente a volte mescolandosi caoticamente; come nell’impazzire della modernità. Gesti che si stagliano nell’imminenza del presente, con le sue urgenze, coi suoi stimoli vitali; ma che raccolgono anche l’ampiezza di un passato fatto di pittura vista. “Mi ha sempre affascinato il mestiere del CANTASTORIE, l’aneddotica giottesca, le pitture medioevali così semplici e dirette che racchiudono nel loro transitare nel tempo
la magia di una metafora dell’esistere.
Il mio lo sento un linguaggio naif e primitivo, dove primeggia una lucida spontaneità sfiorando quasi un fare selvaggio”