La Stampa Rederer 1


Un importante ritrovamento

Articolo pubblicato nel settembre 2008 e aggiornato a settembre 2019

Giorgio Franceschetti, quella volta che, rovistando in granaio tra i vecchi ricordi della nonna, si trovò ad osservare una stampa ingiallita, forse non si rese neppure conto di aver messo le mani su una vecchia litografia di Montorio, anzi, la più vecchia dopo le due di J.C. Volkhamer conservate nella Biblioteca Civica di Verona e che portano la data 1713. Del resto anche la didascalia scritta in tedesco non lo aiutava molto: l’unico particolare che poteva richiamare alla mente il nostro paese era quel bel castello a destra, sulla collina, non certo quell’enorme caseggiato di sette piani che campeggia in primo piano sulla stampa.

Quest’opera, uscita dalla litografia Schopf di Verona, che reca in basso la didascalia “Baumwoll spinn fabrick von Rederer Grasmayr & Comp. In Montorio bei Verona” e non riporta alcun riferimento al periodo di stampa, è però sicuramente databile anteriormente al 1858 per almeno due motivi: il cotonificio già in quell’anno aveva mutato la ragione sociale originaria in Martini Grasmayr & Comp. prima di divenire, l’anno seguente, Cotonificio Turati; il castello, poi, appare nelle sue forme originarie, quali erano prima della grave mutilazione che gli arrecarono gli austriaci nel settembre del 1859: si presenta infatti come lo aveva descritto G. G. Orti nel 1824, con otto torri compreso il mastio mentre, ad un ingrandimento dell’immagine, si notano straordinarie somiglianze con il disegno di Iseppo Cuman datato 1663 e depositato presso l’Archivio di Stato di Venezia.

La litografia è così ricca di particolari da somigliare ad una fotografia. Il grande edificio progettato dall’Ingegner Girolamo Caliari (1806 – 1873) nel 1846 e distrutto in gran parte da un incendio il 31 dicembre 1906 domina la scena; accanto vi sono gli edifici di servizio tra cui, in riva alla peschiera, la palazzina oggi trasformata in condominio. Sulla destra si notano il Fontanon e i caratteristici edifici con ruote da mulino che nel 1868 furono abbattuti e trasformati nelle case operaie del cosiddetto Camilion vecio demolito poi all’inizio degli anni ’80. Sullo sfondo a sinistra si scorge la cupola del santuario di Madonna di Campagna.

Si comprende quindi come questo prezioso documento sia di straordinaria importanza per ricostruire le vicende della nostra frazione.


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