I nomi dei virus: dalla spagnola al Covid-19


Perchè le malattie si chiamano così: un viaggio a ritroso dal Covid-19 alla Spagnola


Fermiamoci un attimo e facciamo un passo indietro da dove tutto è cominciato per mettere un po’ di ordine nell’evolversi degli eventi e per capire quanto è importante dare il nome giusto alle cose. Tutto è iniziato nel mese di gennaio con i telegiornali che parlavano di “virus cinese” “virus di Wuhan”, con la conseguente stigmatizazzione della comunità cinese. Che cosa vuol dire stigmatizzazione? Si intende l’associazione negativa tra una persona o un gruppo di persone che hanno in comune determinate caratteristiche e una specifica malattia, in sostanza per un po’ di tempo abbiamo pensato che fosse una malattia dei “cinesi”. Peccato però che, poco dopo, è capitato al nostro Paese! Le immagini dell’Italia come epicentro del virus hanno iniziato a girare su tutte le tv del mondo, aumentando il nostro stato di paura e disorientamento. Diventa quindi una questione di interesse mondiale l’“etimologia della malattia” e per questo dal 2015 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si è dotata di precise linee guida per assegnare i nomi alle nuove malattie. Il battesimo dell’attuale coronavirus avviene l’11 febbraio 2020 quando Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, lo nomina ufficialmente Covid-19, acronimo di Co (corona)- Vi (virus)- D (‘disease’, malattia) e 19 (l’anno di identificazione del virus). Il nuovo nome rispetta le indicazioni stabilite secondo le quali la denominazione non deve contenere riferimenti a luoghi, persone, animali o cibi specifici, né parole che possano generare paura come “fatale” o “ignota”. L’assegnazione del nome dunque non è una questione semplice e anche nel recente passato, quando apparentemente tutte le regole sembravano essere state rispettate, si sono verificati vari problemi, come per esempio per la Sars, acronimo per Severe acute respiratory syndrome (sindrome respiratoria acuta grave). Apparentemente il nome era in regola ma alcuni abitanti di Hong Kong, uno dei luoghi in cui nel 2003 si scatenò il focolaio, non furono felici della scelta, in quanto Sar è il suffisso presente anche nel nome ufficiale del paese – Hong kong Speciale Administrative Region. Ma il passato è pieno di malattie i cui nomi sono strettamente legati al condizionamento sociale. L’influenza suina, veniva trasmessa dagli esseri umani, non dai maiali, eppure dopo un focolaio scoppiato nel 2009, alcuni paesi vietarono l’importazione di carne di maiale. Il virus Ebola, che prendeva il nome dal fiume Ebola nell’Africa centrale, primo focolaio nel 1976, quasi centoquarant’anni dopo, nel 2014 diventa un’epidemia dell’Africa occidentale. L’influenza spagnola deve il suo nome ad un falso storico. Come sostiene Laura Spinney nel suo libro 1918 L’influenza Spagnola: «nel 1918 il mondo era in guerra e molti governi avevano un incentivo a incolpare i paesi vicini di una malattia tanto devastante. Per questo le furono date decine di nomi diversi». Quando a maggio arrivò in Spagna, la popolazione era convinta che questa malattia venisse da fuori e aveva ragione; quello che non sapeva era che già in America e in Francia c’erano stati parecchi morti per questa influenza. Le informazioni inerenti alla malattia però non circolavano perché sottoposte a censura; i medici dell’esercito francese la chiamavano genericamente “malattia undici”. Il mondo era in guerra e non si voleva demoralizzare la popolazione. La Spagna invece era un paese neutrale e la stampa non subiva la censura, quindi i giornali riportarono puntualmente le notizie sul diffondersi dell’epidemia. I francesi e gli altri stati europei appresero dai giornali spagnoli che i due terzi dei madrileni si erano ammalati nel giro di tre giorni. Francesi, inglesi e americani ignorando la reale situazione dei loro stati e con la complicità dei loro governi cominciarono da allora a chiamarla influenza spagnola. Nello scenario mondiale questa malattia continuò ad avere diversi nomi, i paesi continuarono ad accusarsi a vicenda, in Senegal era “l’influenza brasiliana”, in Brasile “l’influenza tedesca”, mentre i danesi pensavano venisse “dal sud”. Quando fu evidente che si trattava di una pandemia globale fu mantenuto il nome già usato dagli stati più potenti, cioè i vincitori della guerra e rimase così il termine “influenza spagnola”, scolpendo sulla pietra questo falso storico.

Marta Morbioli

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