La palestra per stare bene


La palestra per stare bene

di Barbara Salazer

Con la quarantena, tutti noi abbiamo dovuto rallentare, fermarci, sospendere tutte quelle piccole, importantissime attività che rendevano le nostre giornate piene. Forse ne avevamo anche troppe, come abbiamo imparato dalla nostra ritrovata e per certi versi piacevole lentezza, ma sicuramente questi tasselli componevano il quadro imperfetto di quella che chiamavamo vita. Quella che ci faceva (e speriamo continui per lungo tempo) a farci alzare il mattino con un mezzo sorriso.

Sembra un paradosso ma ci manca fare fatica, sudare, allenare il nostro fisico ma curando anche  il benessere psicologico. La fatica ci rilassa, i pesi ci alleggeriscono dai pensieri, l’allenamento ad alta intensità scioglie le tensioni. Molti frequentano una palestra per farsi i muscoli, altri perché sono due ore con l’amica, altri ancora per dimagrire: mille motivazioni diverse ma tutte con un comune denominatore: in palestra ci si va per stare bene, per volersi bene. Anzi, sono numerosi gli iscritti in palestra per ordine del medico; il movimento fa bene all’umore, indubbiamente, ma è anche un elemento necessario per mantenere il corpo sano, per risvegliare le difese immunitarie (così fondamentali in questi giorni) e per rafforzare lo scheletro storpiato dalle lunghe ore che passiamo seduti.

Ne parliamo con i rappresentanti di una nota palestra di Montorio, che si sono fatti promotori di una lettera aperta al Sindaco Sboarina e al Governatore Zaia, in rappresentanza di oltre 50 realtà storicamente radicate nel tessuto sociale veronese.

«Io sono romano, con un passato nello sport professionistico – ci racconta Alessio Allegrini – e vedo in Verona un contesto quasi unico nel suo genere, per la presenza di società importanti, di alto livello nelle rispettive categorie, in tantissime discipline. Qui lo sport è un fattore economico e sociale importante, sempre attivamente sostenuto dalle istituzioni. Con queste vogliamo interagire per trovare una soluzione e tornare a praticare in sicurezza. La palestra è un luogo di aggregazione e promozione di un corretto stile di vita».

La sicurezza è ovviamente il tema fondante, declinata sia per gli abbonati che per gli stessi lavoratori del settore, come riporta Nicola Cammalleri: «Quando ci è stato chiesto di chiudere, abbiamo subito capito e condiviso le ragioni di fondo, nessuno di noi vuole correre rischi. Ma nella nostra palestra è presente un impianto di estrazione dell’aria, enormi vetrate permettono il ricircolo continuo; abbiamo perfino due ingressi indipendenti tra sala attrezzi e sala corsi. Abbiamo stilato una serie di punti di attenzione da sottoporre alla politica. È giusto che lo Stato ci aiuti finché siamo chiusi, ma noi vogliamo rimetterci in pista, tornare a fare con i nostri mezzi».

 

«Le idee ci sono – aggiunge Alice Brunelli, istruttrice di fitness – soluzioni per suddividere le aree disponibili, un sistema di prenotazione per evitare assembramenti; pensiamo anche di allungare i tempi di apertura, di sfruttare le aree all’aperto, con collegamenti video tra la sala corsi e l’esterno. Noi facciamo questo lavoro per passione, ne è prova il fatto che durante questi mesi non abbiamo fatto mancare video e programmi personalizzati ai nostri amici abbonati, molto apprezzati ma che, purtroppo, non ci fanno guadagnare».

I dati di questa palestra parlano chiaro: nella sola settimana in cui le direttive erano altalenanti tra apri e chiudi, circa un terzo degli abbonati hanno chiesto una sospensione di validità. «Noi siamo la loro palestra, ci sono rapporti umani profondi – incalza Alessio – lavoriamo con anziani, diversamente abili, diamo un servizio che sento molto più di una prestazione lavorativa. Quando finalmente torneremo, avremo perso i mesi della chiusura ma anche quelli successivi, in cui gli abbonamenti verranno mantenuti validi. Alla fine saranno sei mesi buttati, con la previsione di non tornare a guadagnare prima del 2021. Con la speranza che la paura non blocchi i muscoli dei nostri amici e che tutti tornino a lavorare insieme a noi».

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