Montorio e Ferrazze sono legate da una storia comune importante, da tante attività produttive che nei secoli si sono avvantaggiate della presenza dei corsi d’acqua, in particolare del Fibbio, per alimentare mulini per i più diversi scopi. Proprio dalle prime industrie metallurgiche potrebbe derivare il nome stesso della frazione, un tempo parte di Montorio e poi accorpata a San Martino Buon Albergo.
Ad unire le due località esiste una strada comunale, che da via del Vegron svolta a sinistra in zona Mattarana, ma anche un sentiero ciclo-pedonale trafficatissimo, la cosiddetta strada Comun, una striscia di ghiaino in mezzo ai fossi, frequentata da anatre, cigni e pure nutrie. Esiste infine la “terza via”: svoltando in fondo a via della Segheria, si prende un lungo rettilineo che prende il nome dalla casa colonica che vi si trova affacciata, la Pedrotta. La strada continua verso destra, costeggiando la tenuta della Musella fino alla casa Cantoniera e alle Ferrazze, con i suoi ponti allineati.
Questa strada, che per molti montoriesi è semplicemente “quella sotto il monte”, è stata sottoposta a un provvedimento restrittivo della circolazione automobilistica, in risposta ai moltissimi ciclisti e runner (ma anche famiglie in scampagnata) che la percorrono e, complice una larghezza minimalista da stradella di campo, spesso si trovano a rischiare la propria incolumità.
La strada è ufficialmente chiusa al traffico tutte le domeniche dell’anno, mentre i sabati sono vietati soltanto nella bella stagione, dal 1 maggio al 30 settembre. Inizialmente i varchi su entrambi i lati erano presidiati da un vigile con tanto di transenna, poi misteriosamente scomparsi. Sono rimasti i segnali ufficiali che regolamentano chiaramente la circolazione. Sempre che uno arrivi a notarli, visto che sono posti in altro, al di fuori dall’area di sguardo dell’automobilista medio e quello sul lato Ferrazze è seminascosto dalla vegetazione. Non stupisce quindi che siano frequenti le violazioni da parte di chi capita dalle nostre parti, ma anche dei residenti che pur conoscendo le regole decidono di strapparle, “solo per questa volta”. Fare il giro è molto più lungo, siamo sempre di fretta, sempre in ritardo… e allora si sceglie la via Pedrotta senza pensare a tutti i legittimi occupanti.
«Spesso – racconta un residente – proprio per sfuggire agli improperi che ricevono dalle famiglie, costrette a buttarsi sul ciglio della canaletta, aggiungono alla violazione un ulteriore pericolo, sgasando via correndo come pazzi. Abbiamo chiamato i vigili, senza fortuna. La strada serve due comuni che si rimpallano il problema senza prendere veri provvedimenti».
Ora però, sono apparsi dei cartelli forse meno ufficiali ma di sicuro di maggior impatto per la gente comune. Sono collocati in posizione meglio identificabile e invitano a rispettare i divieti, certo, ma soprattutto le famiglie, i bambini e tutti quelli che hanno il diritto di percorrere la strada. Ricordando che un divieto esiste, basta alzare lo sguardo per una conferma, si appellano anche al senso civico degli automobilisti e in qualche caso hanno già ottenuto un piccolo risultato pratico.
«È vero. Abbiamo visto un paio di macchine tornare indietro dopo aver notato il cartello. Speriamo che l’idea semplice di qualcuno, probabilmente un residente ma non abbiamo idea, aiuti tutti a fare più attenzione».
Il vigile è scomparso, ma una delle transenne dovrebbe ancora trovarsi in fondo al fosso dove la strada fa una piccola “S”, davanti all’ingresso dell’area industriale.
Anni fa l’avevano buttata lì.