Nel 2014 veniva fatta una piacevole scoperta alle sorgenti basse del Fibbio, in prossimità del laghetto Fontanon: veniva avvistato e successivamente catturato dal personale APPV (Associazione Pescatori della Provincia di Verona) un esemplare di gambero d’acqua dolce, specie protetta e a rischio estinzione. Sul nostro sito avevamo raccontato l’importanza di questa scoperta (https://www.montorioveronese.it/2014/06/18/il-gambero-alle-sorgenti-del-fibbio/) perché rappresentava il ritorno di una specie molto florida fino a cinquant’anni fa e poi scomparsa a causa dei cambiamenti ambientali. Ma in realtà il gambero di Montorio era famoso e particolarmente apprezzato per la sua bontà fin dal passato, in quanto quello che noi oggi siamo soliti considerare una sorta di alimento esotico, un tempo era un cibo comunemente consumato sulle tavole di gran parte della popolazione. Nel veronese il mercato di alcune specie come gamberi, bogoni e rane, era particolarmente fiorente, non solo perché il raccolto avveniva senza particolari strumentazioni, ma anche perché questi alimenti potevano essere consumati nei giorni di magro (anche se per la rana il dibattito sul fatto che fosse carne o pesce non era così assodato). Inoltre, nell’iconografica veronese dell’Ultima cena venivano frequentemente rappresentati i gamberi, simbolo di resurrezione, vedi per esempio le Ultime cene affrescate a San Zeno. Dell’importanza della fauna ittica di Montorio vi è traccia già nel 1586 nel trattato “Le bellezze di Verona: nuovo ragionamento” di Adriano Valerini* dove si trova scritto che “un altro pesce
atto à nobilitar, e arricchir le mense di Cleopatra, e di Lucullo, il quale è detto Maiarone, di questa specie si piglia anco nel fiume di Montorio (…) e in particolare Gamberi con le branche così grandi che non pure avanzano quelli di Milano e di Pavia, ma il Zodiaco sdegnerebbe d’accettar uno di questi e di scacciar quell’altro che risplende indegnamente cinto di stelle”.
Della particolare bontà dei gamberi montoriesi ne fa ampio riferimento anche Pierpaolo Martinati* nel 1861 affermando che “erano dessi tributo di molti luoghi, ma specialmente dell’azzurro Benaco, dell’operoso Montorio” (…) e “colla squisitezza delle loro polpe, attirano e liete e clamorose merende chi vuol darsi bel tempo, e a quella terra danno gli onori di prima ed eletta sede degli ottimi gamberi”. Il gambero era dunque un cibo conosciuto e diffuso in quasi tutti i corsi d’acqua del Veronese e i raccolti avvenivano a mano generalmente di sera o di prima mattina con una gestione famigliare, in quanto nelle acque poco profonde non servivano attrezzi particolari. Più complessa era invece la pesca sul Garda, a causa della profondità delle acque. Il valore attribuito a tali crostacei era inoltre elevato e spesso figurava in trattative al pari del denaro: nel 1494-95 infatti i diritti di pesca del Fibbio vennero dati in affitto ad Andrea del fu Maestro Bartolomeo marangon di Montorio e a sua moglie Bernardina per un canone annuo di 37 lire, 10 soldi e 500 gamberi di fiume. Nel 1496 lo stesso diritto venne ceduto in locazione perpetua al nobile Domenico Marioni, proprietario di molte terre a Ferrazze, al canone annuo di 6 ducati, 12 soldi e 800 gamberi. A partire dal 1859 però tale mercato subì un brusco arresto a causa di un’infezione batterica introdotta attraverso altre specie importate dagli Stati Uniti. In particolare a Verona l’infezione fu segnalata già agli inizi del 1860 con effetti disastrosi. Sempre Pierpaolo Martinati, negli atti dell’Accademia di Agricoltura, lasciò un dettagliato resoconto in termini numerici sul mercato del gambero e sul grave impatto dell’infezione su di esso. Purtroppo oggi i gamberi d’acqua dolce autoctoni sono una rarità a causa di specie killer importate e delle modifiche ambientali che hanno modificato le acque e il territorio, ma chissà magari il ritrovamento di qualche anno può far ancora sperare, non certo in una ripresa del mercato ittico, ma forse per il ripopolamento naturale dei nostri fossi.
Adriano Valerini: (Verona, … – anni 1590) è stato un attore della Commedia dell’Arte e poeta italiano.
Pierpaolo Martinati: studioso, autore di saggi, nato nel 1812 a Pontecasale laureato in legge diventò notaio. Si trasferì poi a Verona e divenne componente della Regia deputazione veneta di storia Patria, membro effettivo dell’Accademia di agricoltura e arti di Verona, socio dell’Accademia delle scienze naturali di Milano. Divenne figura di riferimento della paleoetnologia allestendo egli stesso una mostra preistorica a Verona.
Per approfondire
Verona illustrata a tavola di Andrea Brugnoli Gianni Bussinelli editore
Verona e le sue acque: Montorio, sorgive e fossi …un patrimonio da conoscere, Comitato Fossi, Scripta edizione Verona, 2018
Foto: il gambero di fiume