Gli autori si presentano
Il numero di quest’anno è particolarmente ricco e restituisce alla comunità uno spaccato trasversale del passato e del presente, che abbraccia più generazioni e spazia lungo i confini dell’arte, della storia, dell’ambiente e della tradizione. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso lavoro di persone, che con il loro contributo hanno voluto condividere conoscenza ed esperienza.
Per questo pensiamo sia importante dare un volto a I quaderni, perché dietro ad ogni parola c’è una voce, una mente e un’anima che racconta. Conoscere chi abbiamo di fronte, aiuta ad aprirsi all’ascolto e a condividere esperienze.
Ornella Ambrosi
Che strade hai percorso nella tua vita Ornella?
Fin dall’adolescenza ho riservato un’attenzione particolare per l’arte e la storia veronese, elementi che diventano negli anni successivi direzionali per la scelta universitaria. Ho conseguito il titolo di dottoressa alla facoltà di Architettura IUAV – Venezia, con indirizzo, Tutela e recupero architettonico. Le mie attitudini prendono forma con la guida di due mentori: Valeria Benacchio e Francesco Amendolagine. Con loro ho acquisito esperienza e padronanza a livello tecnico. Con loro ho imparato che le idee devono essere avvalorate, che la storia e i processi di trasformazione sono strettamente connessi e indicativi di uno sviluppo culturale, sociale, economico. Elementi che definiscono un passato e qualificano il prodotto architettura come prodotto interdisciplinare. Si palesa come nel mondo “Architettura” si racchiudano molteplicità di fattori che coesistono e definiscono un gusto od uno stile. Perciò dalla comprensione e la definizione di un “tutto” quale è appunto un complesso edilizio, si giunge alla definizione e interpretazione della tradizione.
Perché ti piace scrivere o perché senti l’esigenza di farlo?
Umilmente mi inserisco con la finalità di condividere e di cooperare. La mia interpretazione, con la sua accessibilità, vuole essere oggetto di dialogo aperto, una sorta di ozio meditativo, dove è possibile indugiare ed offrire tempo al tempo. Uno sguardo contemplativo in cui si riconosce una condivisione per interesse e per definizione. Trasmettere quanto ho raccolto, studiato e ordinato è finalizzato da un impegno civile che consente di delineare gli aspetti storici e architettonici che ci appartengono. Questo vuole essere un apportare elementi che delineano un ulteriore punto di partenza per ulteriori indagini, o dibattiti. Proprio perché l’architettura, esprime concetti valoriali, è testimonianza culturale, ideologica, e sociale. Con questi fondamenti si determina come un intreccio di eventi che qualificano e rappresentano la nostra cultura e tradizione. In essa e con essa si afferma il senso di appartenenza e si qualifica l’espressione di una identificazione della società. La storia e la architettura sono, a mio avviso, un bene comune che va compreso, curato, e condiviso. La divulgazione è un mezzo di apprendimento civico, è condivisione di una emotività collettiva, è riconoscimento del bene pubblico, è testimonianza della bellezza della nostra città. Da qui, è possibile comprendere come la società contemporanea sia il prodotto evolutivo culturale locale. L’architettura diventa specchio di tutto questo, esprime tradizione popolare, include ritualità, costumi, usi e valori, esigenza tecnologica e offerta di mercato. Ne consegue che nella ricerca e nel prodotto condiviso si manifesta un obiettivo comune che consente di attribuire significato alla contemporaneità. Perché non esiste presente senza la legittimazione del passato. Ovvero non esiste un valore assoluto del passato, ma egli diventa testimonianza di relazioni, di scelte.
Che cosa racconti in questa edizione de I Quaderni?
La stessa Villa Morosini residenza signorile della periferia veronese, diventa manifesto culturale della metà del Cinquecento. La tipologia architettonica è coerentemente in linea con l’estetica di rappresentanza e di funzione economica sociale. È testimonianza di cooperazione artistica. In essa si rilevano concetti urbanistici, economici, architettonici, pittorici e plastici. Quando, nel 1980 Magagnato nei suoi scritti manifesta l’esistenza di una coinè sanmicheliana, certamente riconosce una corrente artistica fino ad allora non identificata, ma al contempo delinea le scelte dettate da una cultura acquisita di una società elitaria che qualifica il nostro territorio come altamente produttivo, organizzato e strutturato. Il grande valore di Villa Morosini è riassunto in una varietà di aspetti racchiusi in una cultura di appartenenza e altamente comunicativa. Palesare e riconoscere in questo complesso una cultura identificativa è di fondamentale espressione per l’identità cittadina in cui è possibile riconoscersi ma anche affermare la continua trasformazione. Proprio perché le tradizioni vanno conservate ma anche sviluppate.
Una frase che ti rappresenta?
“C’è uno scopo, ma non un percorso; quello che noi chiamiamo cammino è esitazione”.
Una frase di Kafka che riassume pienamente quello che è stato il mio percorso di studi, che precipua da una passione e sfocia in una vocazione valoriale per il mio territorio.
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