Oltre il Ponte Trivelìn
Articolo pubblicato l’11 giugno 2014 – Aggiornato il 18 marzo 2021
Scendendo la discesa dalla Pontara dell’Olmo, superato lo spiazzo del vecchio Capolinea, ci si trova a passare sul vecchio Ponte Trivelìn.
Un tempo chi veniva dal Fontanòn, invece del ricco e vitale tessuto urbano odierno, trovava alla sua destra il Vespasiano, e oltre il muretto cominciava la lunga via verso Olivé.
All’ombra degli alti alberi, affiorano i ricordi negli adulti e anziani di oggi.
Quella strada polverosa, e le innumerevoli volte che fu percorsa a piedi!
La strada dell’arco di pietra Di qua e di là del grande Olmo, Montorio è sempre stata divisa in due: l’abitato a monte e quello a valle del Progno.
E sulla Pontara, il punto più alto della salita dell’Olmo, Montorio si unisce e da sempre si univa. Tutte le vie convergono al Ponte dell’Olmo, testimone immemore del transito e passaggio dei montoriesi di tutte le generazioni, nessuno escluso.
Il Ponte sopra Tre secoli Le fondamenta del ponte originario, vecchie come Montorio, hanno sostenuto nel tempo diverse strutture, solide o precarie a seconda delle piene del Progno Squaranto. Sopra al ponte di pietra settecentesco, fu costruita la campata di quello austriaco, che ne innalzò il livello stradale. La gobba della Pontara. Dopo un rinforzo e una ristrutturazione nel 1900, quando già era chiaro che il ponte andava rifatto in quanto troppo piccolo e stretto, la disastrosa piena del 1934 si portò via gli argini dalle due parti, e costrinse i montoriesi a pensare a una nuova e definitiva sistemazione. Nel 1936 tutto l’insieme di pietre e strutture fu smantellato, il livello del terreno ribassato di un metro e mezzo. Il Progno fu allargato, raddoppiando la campata del ponte. La distesa della Mandria venne spianata e la zona cambiò per sempre aspetto. E oggi è la vecchia Chiesetta, rimasta al suo livello originario assieme all’Olmo, a ricordarci quanto alto passava il Ponte dei Tre secoli.