La fine dei lavori
Articolo pubblicato il 14 giugno 2014 – Aggiornato il 25 marzo 2021
Passata la grande e disastrosa esondazione del Progno che devastò l’abitato in tutte le direzioni, si cominciò subito a progettare il nuovo assetto della zona dell’Olmo.
In pochi anni tutto fu spianato, livellato e costruito.
Il centro di Montorio fu invaso da un gran numero di uomini, mezzi d’opera, attrezzi, corde, scale, binari e impalcature.
Un lavoro colossale.
Guardando verso via Lanificio, però, l’operaio di 80 anni fa ci assicura che tra pochissimo avranno finito!
La strada dell’arco di pietra
Di qua e di là del grande Olmo, Montorio è sempre stata divisa in due: l’abitato a monte e quello a valle del Progno.
E sulla Pontara, il punto più alto della salita dell’Olmo, Montorio si unisce e da sempre si univa.
Tutte le vie convergono al Ponte dell’Olmo, testimone immemore del transito e passaggio dei montoriesi di tutte le generazioni, nessuno escluso.
Il Ponte sopra Tre secoli
Le fondamenta del ponte originario, vecchie come Montorio, hanno sostenuto nel tempo diverse strutture, solide o precarie a seconda delle piene del Progno Squaranto.
Sopra al ponte di pietra settecentesco, fu costruita la campata di quello austriaco, che ne innalzò il livello stradale. La gobba della Pontara.
Dopo un rinforzo e una ristrutturazione nel 1900, quando già era chiaro che il ponte andava rifatto in quanto troppo piccolo e stretto, la disastrosa piena del 1934 si portò via gli argini dalle due parti, e costrinse i montoriesi a pensare a una nuova e definitiva sistemazione.
Nel 1936 tutto l’insieme di pietre e strutture fu smantellato, il livello del terreno ribassato di un metro e mezzo. Il Progno fu allargato, raddoppiando la campata del ponte.
La distesa della Mandria venne spianata e la zona cambiò per sempre aspetto.
E oggi è la vecchia Chiesetta, rimasta al suo livello originario assieme all’Olmo, a ricordarci quanto alto passava il Ponte dei Tre secoli.