La Pasqua ebraica, Pèsach 5781, ha una durata complessiva di otto giorni e ha come scopo quello di ricordare la liberazione del popolo ebraico dall’Egitto e l’Esodo verso la Terra Promessa. La festività di Pèsach (o ancora Pasqua Ebraica) cade dal 28 marzo al 4 aprile 2021.
La primavera non rappresenta unicamente la stagione d’elezione per le celebrazioni della Pasqua cristiana, ma anche un momento importante per le persone di religione ebraica. È in questo periodo, solitamente nel mese di aprile, che viene celebrata la Pèsach, o Pesah, comunemente detta Pasqua ebraica.
La Pasqua ebraica (ebraico: פֶּסַח Pèsach) commemora la storia dell’Esodo, in cui gli antichi israeliti furono liberati dalla schiavitù in Egitto. La Pasqua ebraica inizia il quindicesimo giorno del mese di nisan nel calendario ebraico, che è in primavera nell’emisfero settentrionale, e viene celebrata per sette o otto giorni. È una delle festività ebraiche più osservate.
Sono moltissime le tradizioni che accompagnano gli otto giorni della Pèsach, una festività che viene soprattutto trascorsa in famiglia, come momento di unione ma anche di profondo raccoglimento. La prima sera della Pasqua ebraica, ad esempio, la persona più anziana chiede alla più piccola di ricordare l’intera storia della liberazione del popolo ebraico, dalle Dieci Piaghe d’Egitto sino all’attraversamento del Mar Rosso.
Secondo l’usanza, durante la festa della Pèsach non solo viene consumato unicamente pane azzimo, quindi non lievitato, ma viene escluso qualsiasi cibo sia sottoposto a lievitazione. E’ infatti scritto: “Per sette giorni mangerete pane azzimo, ma prima che giunga il primo giorno toglierete dalle vostre case ogni lievito; osserverete quindi questo giorno in tutte le vostre generazioni” (Es 12, 15-17).
Questi alimenti non possono nemmeno essere conservati in casa, per questo nei giorni precedenti alla festività si effettuano delle profonde pulizie delle credenze e degli ambienti, per eliminarne ogni traccia.
La ragione per cui a Pèsach gli ebrei mangiano pane azzimo è da rintracciarsi nel fatto che uscirono così frettolosamente dall’Egitto che non ebbero il tempo per fare lievitare il pane. Se poi esaminiamo la storia e gli usi dell’antico popolo di Israele, possiamo scoprire nel pane non lievitato significati assai più profondi e mistici: il pane azzimo era quello che il sommo sacerdote mangiava sull’altare durante i sacrifici. Secoli dopo divenne il pane comunemente usato dalla setta mistica degli esseni.
Altra importante tradizione è quella del Seder: durante le prime due sere della Pèsach, si segue un ordine predefinito per il consumo dei cibi, tra preghiere e il racconto dell’intera storia della liberazione dall’Egitto. Il termine Seder, non a caso, significa proprio “ordine”.
Moltissimi sono gli elementi simbolici all’interno della cena, dalle verdure amare alla ciotola d’acqua salata per ricordare le difficoltà vissute dal popolo ebraico, passando per molti altri ancora.