ISPRA-SNPA, “Rapporto Consumo suolo 2021”. Neanche il Covid ferma il consumo, Veneto al secondo posto


Presentato il 14 luglio il Rapporto del Sistema Nazionale per la Prevenzione dell’Ambiente (SNPA) Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2021. In questa edizione focus su fotovoltaico e logistica.


     È un costo complessivo compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quello che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030. Se la velocità di copertura artificiale rimanesse quella di 2 mq al secondo registrata nel 2020 i danni costerebbero cari e non solo in termini economici.

Dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana (che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei nostri territori) e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio, l’equivalente di oltre un milione di macchine in più circolanti nello stesso periodo per un totale di più di 90 miliardi di km.

È la situazione attuale e quella futura analizzata dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente nell’edizione 2021 del Rapporto sul “Consumo di Suolo in Italia”.

A livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, e ricoprono quasi 60 chilometri quadrati, impermeabilizzando ormai il 7,11% del territorio nazionale.

Ogni italiano ha a disposizione circa 360 mq di cemento (erano 160 negli anni ’50).

     Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno (2020), sono avvenuti nelle regioni Lombardia, che con 765 ettari in più, quest’anno supera il Veneto (+682 ettari), Puglia (+493), Piemonte (+439), Lazio (+431) ed Emilia Romagna (+425). Valle d’Aosta (14 ettari in più), Liguria, Umbria, Molise, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Basilicata e Calabria sono le altre regioni che, quest’anno, hanno avuto incrementi inferiori ai 100 ettari.

In termini di incremento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, i valori più elevati sono in Abruzzo (+0,46%), Molise (+0,37%), Sardegna (+0,32%) Veneto, Lazio e Puglia (+0,31%). La densità dei cambiamenti netti del 2020, ovvero il consumo di suolo rapportato alla superficie territoriale, rende evidente il peso del Nord-Ovest che consuma 2,16 metri quadrati ogni ettaro di territorio, e del NordEst (2 m2 /ha) contro una media nazionale di 1,72 m2 /ha. Tra le regioni, la densità del consumo di suolo è più alta in Veneto (3,72 m2 /ha), Lombardia (3,21 m2 /ha), Puglia (2,55 m2 /ha), Lazio (2,51 m2 /ha) e Abruzzo (2,28 m2 /ha; Tabella 3).

     In termini di suolo consumato pro capite, i valori regionali più alti risentono della bassa densità abitativa tipica di alcune regioni. Il Molise presenta il valore più alto (576 m2 /ab), oltre 200 m2 in più rispetto al valore nazionale (359 m2 /ab), seguita da Basilicata (571 m2 /ab) e Valle d’Aosta (559 m2 /ab). Sicilia, Lombardia, Liguria, Campania e Lazio presentano i valori più bassi e al di sotto del valore nazionale. Limitandosi alla crescita annuale, Molise (2,15 m2 /ab) e Abruzzo (1,91 m2 /ab), sono le due regioni che presentano valori superiori al doppio del dato nazionale sul consumo di suolo pro capite (0,87 m2 /ab).

Regione Suolo consumato 2020 [%] Suolo consumato 2020 [ettari] Incremento 2019-2020 [consumo di suolo annuale netto in ettari]
Piemonte 6,7            169.392,74                                    439,36
Valle d’Aosta 2,1                 6.993,31                                      13,87
Lombardia 12,1            288.504,01                                    765,45
Trentino-Alto Adige 3,1              42.771,81                                      75,97
Veneto 11,9            217.743,89                                    681,95
Friuli-Venezia Giulia 8,0              63.266,96                                      65,27
Liguria 7,2              39.260,49                                      33,25
Emilia-Romagna 8,9            200.404,01                                    425,33
Toscana 6,2            141.722,37                                    214,33
Umbria 5,3              44.426,83                                      48,26
Marche 6,9              64.887,46                                    145,29
Lazio 8,1            139.507,96                                    431,43
Abruzzo 5,0              53.768,23                                    246,58
Molise 3,9              17.316,76                                      64,49
Campania 10,4            141.342,58                                    210,55
Puglia 8,1            157.717,66                                    493,11
Basilicata 3,2              31.600,39                                      83,39
Calabria 5,0              76.115,80                                      85,97
Sicilia 6,5            166.920,49                                    399,62
Sardegna 3,3              79.545,11                                    251,24
Italia 7,1        2.143.208,86                                5.174,71

I capoluoghi di provincia con una percentuale superiore al 50% sono Torino (65%), Napoli (63%), Milano (58%) e Pescara (51%).

IL CONSUMO DI SUOLO NELLE PROVINCE. La provincia dove il consumo di suolo netto è cresciuto di più nel 2020 è Roma con 271 ettari di nuovo suolo artificiale, seguita da Brescia (+214) e Vicenza (+172). Crescite significative, comprese tra 100 e 170 ettari nell’ultimo anno, si riscontrano anche a Verona, Torino, Bari, Padova, Sassari, Lecce, Bergamo, Novara, Foggia, Chieti, Catania, Treviso. In percentuale rispetto al valore del 2019 (Tabella 4), i valori più elevati sono quelli di Cagliari (+0,86%), Novara (+0,77%), Chieti (+0,68%) e Ascoli Piceno (+0,56%). Monza e Brianza si conferma la provincia con la percentuale di suolo consumato più alta, con circa il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provinciale e un ulteriore incremento di 27 ettari. Sopra il 20% troviamo le province di Napoli (34%), Milano (32%), Trieste (21%) e Varese (21%) e, poco al di sotto, Padova (19%) e Treviso (17%). Tra queste, la crescita percentuale maggiore è avvenuta a Padova (+0,34%) e Treviso (+0,24%). Le uniche province rimaste sotto la soglia del 3% sono Sud Sardegna (2,82%), Belluno (2,81%), Verbano-Cusio-Ossola (2,80%), Bolzano (2,70%), Matera (2,66%), Sondrio (2,64%), Nuoro (2,31%) e Aosta (2,14%). Tra queste ultime sia Belluno (+0,36%) che Matera (+0,44%) crescono in percentuale più della media nazionale (+0,24%). La provincia di Roma si conferma come provincia con la maggiore superficie consumata al 2020 con quasi 70.000 ettari, seguita da Torino con poco più di 58.000 ettari e con un incremento di 162 ettari. Milano sfiora la soglia dei 50.000 ettari (94 in più nell’ultimo anno), così come Brescia che con la crescita di 214 ettari dell’ultimo anno  quasi raggiunge la provincia di Milano. Circa il 22%, del suolo artificiale in Italia (oltre 4.680 km2) nel 2020, è concentrato nel territorio amministrato dalle 14 città metropolitane. La maggiore incidenza fra queste è data dalle superfici ricadenti nelle provincie di Roma (3,3%) e Torino (3%).

IL CONSUMO DI SUOLO NEI COMUNI. Roma, con un incremento di superficie artificiale di 123 ettari, si conferma anche quest’anno il comune italiano che più ha trasformato il suo territorio. Il secondo comune per consumo di suolo del 2020 è Troia (Foggia), con 66 ettari di incremento: l’origine di questo consumo di suolo va ricercata nell’ampliamento delle superfici destinate all’installazione di pannelli fotovoltaici a terra, su aree precedentemente agricole. Tra i comuni che hanno registrato il maggiore incremento di consumo di suolo negli ultimi 12 mesi c’è anche Ravenna, dove sono stati persi 64 ettari per l’apertura di diversi cantieri prevalentemente per futuri usi residenziali, commerciali e per nuove superfici destinate alla logistica. Chiudono l’elenco dei primi dieci comuni che hanno conseguito il maggior consumo di suolo nell’ultimo anno: Trecate, in provincia di Novara, con 40 ettari in più, dovuti principalmente ad un nuovo polo logistico di circa 30 ettari; Uta (+39) e Porto Torres (+39) in provincia rispettivamente di Cagliari e Sassari; Vicenza, Catania, Assemini, Brindisi e Foggia, tutti con un incremento che supera i 30 ettari.

Comune Provincia Regione Suolo consumato 2020 [%] Suolo consumato 2020 [ettari] Incremento 2019-2020 [consumo di suolo annuale netto in ettari]
Affi Verona Veneto 20,6              203,23 0,39
Albaredo d’Adige Verona Veneto 12,2              344,86 0,92
Angiari Verona Veneto 14,1              190,27 0,97
Arcole Verona Veneto 17,0              319,94 0,38
Badia Calavena Verona Veneto 7,1              191,80 0,40
Bardolino Verona Veneto 6,6              379,90 2,43
Belfiore Verona Veneto 11,0              291,57 0,96
Bevilacqua Verona Veneto 9,5              116,24 0,47
Bonavigo Verona Veneto 8,8              159,24 0,04
Boschi Sant’Anna Verona Veneto 10,7                 95,61 0,00
Bosco Chiesanuova Verona Veneto 5,0              322,98 0,61
Bovolone Verona Veneto 17,7              731,71 0,76
Brentino Belluno Verona Veneto 4,5              117,21 0,34
Brenzone sul Garda Verona Veneto 2,4              125,44 0,21
Bussolengo Verona Veneto 27,6              667,88 3,65
Buttapietra Verona Veneto 17,6              303,86 0,32
Caldiero Verona Veneto 20,3              211,00 -0,55
Caprino Veronese Verona Veneto 9,0              423,88 0,24
Casaleone Verona Veneto 9,1              351,74 0,27
Castagnaro Verona Veneto 9,0              313,77 0,60
Castel d’Azzano Verona Veneto 29,8              289,58 1,18
Castelnuovo del Garda Verona Veneto 17,4              598,62 6,80
Cavaion Veronese Verona Veneto 22,5              291,14 1,54
Cazzano di Tramigna Verona Veneto 8,0                 98,35 -0,69
Cerea Verona Veneto 14,2              999,90 4,03
Cerro Veronese Verona Veneto 12,1              122,13 -0,06
Cologna Veneta Verona Veneto 12,5              534,81 -0,06
Colognola ai Colli Verona Veneto 19,3              404,04 0,30
Concamarise Verona Veneto 13,5              106,94 0,53
Costermano sul Garda Verona Veneto 11,9              198,63 -0,55
Dolcè Verona Veneto 11,5              354,99 0,00
Erbè Verona Veneto 9,1              147,06 -0,15
Erbezzo Verona Veneto 4,2              134,61 0,58
Ferrara di Monte Baldo Verona Veneto 2,2                 60,00 0,30
Fumane Verona Veneto 8,4              288,66 -0,13
Garda Verona Veneto 10,2              146,77 0,40
Gazzo Veronese Verona Veneto 8,7              492,92 1,90
Grezzana Verona Veneto 12,7              629,39 1,41
Illasi Verona Veneto 10,9              273,40 -1,03
Isola della Scala Verona Veneto 11,0              769,02 -0,03
Isola Rizza Verona Veneto 18,1              301,37 0,22
Lavagno Verona Veneto 18,3              267,75 -0,58
Lazise Verona Veneto 9,1              575,26 2,81
Legnago Verona Veneto 15,4           1.224,46 10,00
Malcesine Verona Veneto 3,0              209,66 0,45
Marano di Valpolicella Verona Veneto 9,5              177,04 -0,24
Mezzane di Sotto Verona Veneto 6,9              135,70 -0,27
Minerbe Verona Veneto 11,5              341,27 0,19
Montecchia di Crosara Verona Veneto 10,8              228,28 0,12
Monteforte d’Alpone Verona Veneto 15,0              306,05 -0,57
Mozzecane Verona Veneto 13,6              336,98 0,73
Negrar di Valpolicella Verona Veneto 15,2              616,08 1,31
Nogara Verona Veneto 13,5              525,07 -0,08
Nogarole Rocca Verona Veneto 15,3              447,27 13,97
Oppeano Verona Veneto 17,6              820,61 5,59
Palù Verona Veneto 6,4                 87,18 0,03
Pastrengo Verona Veneto 19,1              171,70 0,68
Pescantina Verona Veneto 28,6              563,35 0,40
Peschiera del Garda Verona Veneto 30,0              547,25 -0,53
Povegliano Veronese Verona Veneto 14,7              272,31 0,34
Pressana Verona Veneto 10,3              179,33 0,28
Rivoli Veronese Verona Veneto 14,4              264,98 0,14
Roncà Verona Veneto 10,7              195,08 0,27
Ronco all’Adige Verona Veneto 18,8              806,31 2,06
Roverchiara Verona Veneto 12,8              252,27 0,61
Roveredo di Guà Verona Veneto 11,9              120,65 0,85
Roverè Veronese Verona Veneto 6,1              222,54 0,56
Salizzole Verona Veneto 10,5              321,22 0,03
San Bonifacio Verona Veneto 24,8              837,12 4,72
San Giovanni Ilarione Verona Veneto 9,9              251,34 -1,43
San Giovanni Lupatoto Verona Veneto 36,8              700,07 0,32
Sanguinetto Verona Veneto 16,4              220,97 0,00
San Martino Buon Albergo Verona Veneto 20,5              712,87 0,09
San Mauro di Saline Verona Veneto 7,0                 78,90 -0,42
San Pietro di Morubio Verona Veneto 14,7              237,19 1,26
San Pietro in Cariano Verona Veneto 20,3              410,99 1,03
Sant’Ambrogio di Valpolicella Verona Veneto 21,3              499,56 2,36
Sant’Anna d’Alfaedo Verona Veneto 8,1              349,70 0,90
San Zeno di Montagna Verona Veneto 4,6              130,99 0,61
Selva di Progno Verona Veneto 3,6              147,32 0,36
Soave Verona Veneto 14,8              335,53 -0,48
Sommacampagna Verona Veneto 19,8              810,46 21,65
Sona Verona Veneto 16,7              686,64 25,72
Sorgà Verona Veneto 8,3              261,16 1,22
Terrazzo Verona Veneto 8,8              179,71 0,36
Torri del Benaco Verona Veneto 3,8              175,14 0,22
Tregnago Verona Veneto 7,2              269,41 -0,16
Trevenzuolo Verona Veneto 8,3              222,67 1,92
Valeggio sul Mincio Verona Veneto 13,9              888,55 5,64
Velo Veronese Verona Veneto 5,3              100,51 1,05
Verona Verona Veneto 28,4           5.642,29 9,13
Veronella Verona Veneto 13,1              272,81 0,22
Vestenanova Verona Veneto 8,0              193,15 3,31
Vigasio Verona Veneto 12,6              387,21 0,55
Villa Bartolomea Verona Veneto 8,8              463,70 5,22
Villafranca di Verona Verona Veneto 22,5           1.289,31 1,16
Zevio Verona Veneto 15,1              827,07 10,17
Zimella Verona Veneto 14,8              296,71 0,24

Aree vincolate per la tutela paesaggistica. Il D.lgs. 42/2004 (Testo Unico del beni culturali e del paesaggio) è il principale riferimento normativo per la tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Esso definisce un rinnovato quadro di vincoli cui sono assoggettati una serie di contesti territoriali. L’art. 142 individua beni paesaggistici per i quali non è più necessario uno specifico provvedimento poiché la loro natura di beni paesaggistici è stabilita dalla legge. L’uso dei beni vincolati è dettato da precise prescrizioni individuate nella “specifica normativa d’uso e di valorizzazione ambientale” (piani paesistici). È stato, pertanto, analizzato il suolo consumato e i suoi cambiamenti nell’ambito dei seguenti beni vincolati limitatamente a quelli areali (fonte SITAP).

Le regioni con la maggiore percentuale di territorio vincolato consumato risultano Campania (11%), Puglia (8,7%) e Veneto (8,4%). Considerando complessivamente i regimi vincolistici analizzati, la regione con il maggiore incremento di superficie di suolo consumato risulta essere il Veneto (122 ettari), seguita da Lazio e Lombardia con poco più di 100 ettari. In queste tre regioni si colloca circa un terzo del totale del consumo di suolo nazionale in queste aree, pari a 1.037 ettari. Il suolo consumato che ricade all’interno delle aree vincolate, a livello nazionale, è circa 560.000 ettari.

Nelle aree a pericolosità idraulica la percentuale supera al 9% per quelle a pericolosità media e il 6 % per quelle a pericolosità elevata. Il confronto tra i dati 2019 e 2020 mostra che 767 ettari del consumo di suolo annuale si sono concentrati all’interno delle aree a pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità da frana, di cui 20 ettari in aree a pericolosità molto elevata (P4) e 62 a pericolosità elevata. Le percentuali si confermano alte anche nei territori a pericolosità sismica alta dove il 7% del suolo risulta ormai cementificato.

Consumo di suolo e isole di calore. A livello nazionale superano i 2300 gli ettari consumati all’interno delle città e nelle aree produttive (il 46% del totale) negli ultimi 12 mesi. Per questo le nostre città sono sempre più calde, con temperature estive, già più alte di 2°C, che possono arrivare anche a 6°C in più rispetto alle aree limitrofe non urbanizzate.

Transizione ecologica e fotovoltaico, meglio sui tetti che a terra: solo in Sardegna ricoperti più di un milione di mq di suolo, il 58% del totale nazionale dell’ultimo anno. E si prevede un aumento al 2030 compreso tra i 200 e i 400 kmq di nuove installazioni a terra che invece potrebbero essere realizzate su edifici esistenti. Il suolo perso in un anno a causa dell’installazione di questa tipologia di impianti sfiora i 180 ettari. Dopo la Sardegna è la Puglia la regione italiana che consuma di più con tale modalità, con 66 ettari (circa il 37%).

E con la logistica l’Italia perde ancora più terreno. Invece di rigenerare e riqualificare spazi già edificati, sono stati consumati in sette anni 700 ettari di suolo agricolo e il trend è in crescita. In Veneto le maggiori trasformazioni (181 ettari dal 2012 al 2019, di cui il 95% negli ultimi 3 anni) dovute alla logistica, seguita da Lombardia (131 ettari) ed Emilia Romagna (119).

Una valutazione degli scenari di trasformazione del territorio italiano, nel caso in cui la velocità di trasformazione dovesse confermarsi pari a quella attuale anche nei prossimi anni, porta a stimare il nuovo consumo di suolo in 1.552 km2 tra il 2020 e il 2050. Se invece si dovesse tornare alla velocità media registrata nel periodo 2006-2012, si sfiorerebbero i 3.000 km2 .

Nel caso in cui si attuasse una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, ipotizzata nel 15% ogni triennio, si avrebbe un incremento delle aree artificiali di oltre 800 km2, prima dell’azzeramento al 2050.

Sono tutti valori molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle attuali previsioni demografiche, imporrebbero un saldo negativo del consumo di suolo. Ciò significa che, a partire dal 2030, la “sostenibilità” dello sviluppo richiederebbe un aumento netto delle aree naturali di 318 km2 o addirittura di 971 km2 che andrebbero recuperati nel caso in cui si volesse anticipare tale obiettivo a partire da subito.

Il suolo, una risorsa limitata.

Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, i nutrienti e il carbonio. Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, tutte queste funzioni devono pertanto essere tutelate (Commissione Europea, 2006 – Strategia tematica per la protezione del suolo). Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico.

Impatto del consumo di suolo.

Il consumo di suolo ha un forte impatto sul potenziale agricolo per occupazione di suoli fertili. Tra il 1990 e il 2006, ad es., è stato calcolato che 19 Stati membri dell’Unione Europea hanno perso un potenziale produttivo agricolo pari a un sesto del raccolto annuale in Francia, il maggiore produttore europeo (Gardi et al., 2012: Soil Sealing, Land Take and Food Security: Impact assessment of land take in the production of the agricultural sector in Europe).

Servizi di regolazione e mantenimento.

Si tratta di servizi di regolazione del clima e delle precipitazioni e offrono funzioni di:

  • regolazione del flusso delle acque superficiali e sotterrane.
  • protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi.
  • controllo dell’erosione e dei nutrienti.
  • regolazione della qualità dell’acqua.

Il suolo svolge un’importante funzione nella cattura e stoccaggio del carbonio e gioca quindi un ruolo importante nel sistema di regolazione del clima.

Servizi di regolazione e mantenimento: impatti dell’impermeabilizzazione del suolo.

L’impermeabilizzazione del suolo riduce l’assorbimento dell’acqua nel sottosuolo con conseguenze sui meccanismi di regolazione del flusso superficiale e sotterraneo impedendo, ad es., la sua intrinseca capacità di mitigare l’impatto sul territorio di eventi alluvionali e di eventi siccitosi.

Impatti del consumo suolo in aree urbane.

In ambienti ad alta densità urbana il suolo è un importante regolatore del  clima e del microclima e, in quanto sede di aree verdi, è correlato alla qualità dell’aria.

La sottrazione di suolo impatta sulla vivibilità delle aeree urbane a causa della riduzione delle aree vegetate, con conseguente diminuzione dell’evapotraspirazione e maggiore assorbimento della radiazione solare dovuto alla presenza di superfici scure artificiali in asfalto o calcestruzzo, contribuendo così al fenomeno conosciuto come Isole Urbane di Calore.

Il consumo di suolo impatta anche sulla qualità dell’aria per la perdita delle vegetazione in grado di catturare particelle sospese e assorbire gas inquinanti.

Il suolo è inoltre un’importante riserva genetica ed un elemento di conservazione della biodiversità.

Il suolo ospita infatti molti organismi che contribuiscono alla decomposizione del materiale organico ed al ciclo dei nutrienti. Questa comunità di organismi è nota in letteratura come Rete Alimentare del Suolo (Soil Food Web).

Impatti  del consumo di suolo.

La perdita di suolo ha un forte impatto sulla biodiversità del sottosuolo e ne compromette la Rete Alimentare. La frammentazione del territorio, determinata ad es. dalla presenza di infrastrutture stradali, minaccia la biodiversità delle popolazioni selvatiche in quanto ne compromette la continuità degli habitat. Il sistema di interconnessione degli habitat è noto in letteratura come Rete Ecologica.

Servizi ricreativi e culturali.

Un suolo ben gestito è fonte di ricchezza correlata alla fruizione turistica (turismo agreste, turismo lento) e ricreativa (escursionismo, equitazione etc.)

Il suolo contribuisce al benessere umano anche fornendo ricchezze non strettamente materiali, come la bellezza del paesaggio e le funzioni etiche e spirituali legate ai luoghi, che rappresentano un fondamento importante per la vita delle comunità.

Un suolo ben gestito è fonte di ricchezza anche correlata alla fruizione turistica (turismo agreste, turismo lento) e ricreativa (escursionismo, equitazione etc.).

Impatti del consumo di suolo.

Processi di urbanizzazione disordinati e mal pianificati (sprawl urbano) possono degradare l’estetica del paesaggio, compromettendo la sua identità e la sua capacità di  attrazione turistica, ed impattano, in ultima analisi, sulla qualità della vita umana.

Consumo di suolo: un costo economico.

In ultima analisi la perdita di suolo, implicando l’interruzione parziale o totale del flusso di beni e servizi essenziali per il benessere umano, si configura anche come un costo economico.

Qualsiasi attività che preveda una perdita di suolo deve essere pertanto attentamente valutata a livello di pianificazione, operando un bilancio tra il benessere economico correlato al capitale artificiale generato nel breve o medio termine (edifici, infrastrutture etc.) ed  i costi derivanti dalla perdita di servizi ecosistemici e del capitale naturale che ne è alla base.

Il consumo di suolo deve essere inteso come un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Il fenomeno si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative.

Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, capannoni e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, e all’infrastrutturazione del territorio.

Alberto Speciale

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Sintesi del rapporto

Schede sintetiche con i principali dati a livello nazionale e regionale

Dati principali a livello regionale, provinciale e comunale

Schede di dettaglio sui dati regionali

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