Dalla variante 21 del Comune di Verona del 1980 ad oggi con la variante 29 e e la Scia per la pizzeria al Fontanon
Si pubblica di seguito il comunicato stampa inviatoci dal Comitato Fossi di Montorio
Per capire il presente spesso occorre risalire al passato.
E’ quello che si deve fare per comprendere cosa sta succedendo oggi al laghetto Fontanon di Montorio e all’operazione che prevede la variante 29 del Piano degli interventi del Comune di Verona.
L’insediamento di archeologia industriale risalente alla metà del 1800 versa in pessime condizioni, proprio perché la River Immobilia srl non si è mai attivata per il restauro eccetto per alcuni edifici e non tutti per opera del proprietario. Attualmente, di quella che sarà la loro destinazione, si parla poco e invece sono proprio quei capannoni che vanno recuperati perché fanno parte della storia socioeconomica di Montorio. Non sono così impattanti come invece è il capannone costruito negli anni ‘80 del secolo scorso. Quellà sì, una colata di cemento che è stata concessa alla Rizzi spa (River Immobilia srl) per rilanciare la Sapel (società anonima pelli e lane) convertendo il terreno da verde privato a industriale (si veda variante 21 del Comune di Verona del 10 gennaio 1980). Venne firmato un accordo che prevedeva di riprendere l’attività industriale, dopo un periodo di circa 7 anni di cassa integrazione degli operai, garantendo così il mantenimento dei posti di lavoro (circa un centinaio?). Fu approvato il progetto che prevedeva non solo l’area su cui si è costruito il capannone di 12.000mq ma anche un altro terreno di 10.000 mq circa che sarebbe stato poi convertito in industriale. La Rizzi spa, non rispettò l’accordo e licenziò gli operai e di fatto cessò l’attività industriale per dar vita ad una nuova società la River Immobilia srl che si occupa, evidentemente, di immobili. Sul terreno di 10.000 mq costruì altri capannoni che vennero tutti venduti ad artigiani, tutt’ora in attività e tale area non rientra nel progetto della variante 29.
Il capannone di 12.000 mq fino a poco tempo fa era affittato ad una conosciuta ditta veronese operante nell’editoria e attualmente affittata ad una impresa che opera nel campo della illuminazione pubblica.
E’ dal 2011 che la River Immobilia srl tenta di costruire demolendo il capannone e riesce ad ottenere con la scheda norma del 2011 (amministrazione Tosi-Giacino) la possibilità di costruire 67 appartamenti ma lascia decadere i termini per, presumiamo, poca convenienza economica. Arriviamo ai giorni nostri e la River srl riparte prendendo al balzo la proposta dei “vuoti a rendere” (riqualificazione delle zone degradate e dismesse). Deduciamo che non vi sia degrado e nemmeno dismissione perché lo stesso Rizzi, a fine articolo, afferma a proposito della viabilità, “sicuramente l’attuale flusso di mezzi per l’attività artigianale nel capannone è ben superiore a quella futura.”
Sempre nell’articolo si sostiene di dimezzare la cubatura ma nel 2011 gli appartamenti concessi erano 67 e col nuovo progetto si parla di oltre 100. Poi il Rizzi dimentica che non è una sua scelta rinunciare al commerciale poiché non può essere concesso, come previsto dal PAT ( Piano Assetto del Territorio) fin dal 2007.
Altro aspetto che denota la poca chiarezza è dato dal fatto che si parli di cubatura ( parametro urbanistico abbandonato fin dal 2012 e mai utilizzato per i capannoni!). I metri sono 12.000 e quadrati! Poi c’è da dire che il capannone è alto 7 metri mentre le abitazioni arriveranno intorno ai 10 metri di altezza creando a loro volta un impatto notevole per la zona. Dovranno anche spiegare ai futuri abitanti come mai lì vi siano due antenne per uso telefonico che deturpano non poco il paesaggio e che tutto il complesso abitativo si trova in una zona di pericolo idraulico da medio ad elevato.
E veniamo alla ciliegina sulla torta: l’edifico iniziato nel 2003 e mai completato che troneggia sulla sponda più scenografica del laghetto Fontanon e che nel corso degli anni ha rappresentato un vulnus paesaggistico mai evidenziato dalle autorità compententi.
Per non farsi scappare l’occasione, visto che il masterplan presentato dal Comune prevedeva l’apertura al pubblico dello spazio verde circostante l’edificio incompiuto, la River Immobilia srl a luglio di quest’anno ha presentato una SCIA (segnalazione di inizio attività) per completarlo.
Stupisce la giustificazione che è riportata nell’articolo ove testualmente si dice: “puntavamo a creare lì (laghetto Fontanon) uno spazio espositivo, che però non si sposava bene con il contesto”. Perchè invece, adesso, la pizzeria si sposa benissimo!!! (in paese ci sono già una pizzeria, una pizzeria al taglio, due “fast food” più due pasticcerie, due bar e una trattoria). La cosa che sicuramente ci ha irritati è quando nell’articolo il sig. Rizzi parla del parcheggio della pizzeria che non accoglierà più di 10 auto e che sorgerà “nell’area di un secondo laghetto, senza risorgive, che a nostre spese abbiamo bonificato, come gli argini fangosi del laghetto, zone molto fangose”.
La bonifica sarebbe stata la rimozione dei fanghi e non l’interramento abusivo della risorgiva che, invece, è stato eseguito per guadagnare i 400 mq che dovrebbero diventare parcheggio della pizzeria.
Il nostro Comitato nel 1998 denunciava l’operazione messa in atto dal Rizzi (il nonno omonimo del sig. Francesco) per aver commesso questo abuso su acque pubbliche, perché stiamo parlando di acqua pubblica. Inspiegabilmente, nonostante la denuncia penale fatta dal Corpo forestale dello Stato e una sanzione irrogata dal comune di Verona, il Genio Civile ha sanato l’abuso dicendo che l’invaso risultava privato!
Stiamo parlando di acqua pubblica e di abuso che non poteva e non può essere sanato se non con il ripristino e con una sanzione penale anche se il fatto è stato commesso 20 anni fa. Non vi è prescrizione.
La cosa che più ci amareggia è l’atteggiamento sempre più frequente, da parte dell’ente pubblico, che anziché dettare le regole chiede ai privati di fare delle proposte in campo urbanistico cercando di trarne qualche “vantaggio”. Il privato fa i propri interessi giusti o sbagliati che siano. E’ l’amministrazione pubblica che deve autorizzare o non autorizzare e anteporre l’interesse comune.
Prendiamo la questione del traffico che si può creare con 100 nuovi insediamenti, stiamo parlando di più di 200 auto stimate e la soluzione proposta dal proprietario è “basteranno pochi interventi (quali?) per fluidificare il traffico”. Il Comune pensa a dei sensi unici, si possono mettere tutti i sensi unici che si vogliono ma le strade sono quelle e non si possono allargare perché a Montorio il vincolo ambientale è una realtà fatta di corsi d’acqua, di risorgive, di pericolosità idraulica, di vincoli paesaggisti e in ultima analisi anche di buon senso.
La realtà è che nessuna delle autorità alle quali ci siamo rivolti con una pec inviata il 2 novembre ha dato riscontro alle nostre richieste e anche l’assessora Segala e l’assessore Bassi non hanno ancora risposto alla nostra richiesta d’incontro urgente inviata il 20 novembre u.s.
La speranza è che venga fortemente ridimensionato il progetto variante 29 e che non si dia seguito al progetto pizzeria ma che l’area venga ceduta al Comune per un reale spazio verde a disposizione della comunità, che il Comune dia seguito alla nostra richiesta di un parco delle risorgive e delle acque e che finalmente si arrivi a spazi verdi sempre più ampi rispetto a quelli costruiti nella speranza di evitare o almeno mitigare i cambiamenti climatici.
Claudio Ferrari
Comitato Fossi Montorio
Petizione on-line change.org: raccolte oltre 1500 firme
Link per firmare la petizione: Area ex Sapel a Montorio. No alla speculazione travestita da “meno consumo di suolo”