Le autorità e gli enti del territorio alla presentazione del progetto per il campo di concentramento di Montorio
Una struttura fatiscente, danneggiata dal trascorrere del tempo e dall’aggressione della vegetazione. Un luogo della Memoria andato dimenticato dalla storia e dal ricordo civile per oltre 70anni, rimanendo nascosto nelle campagne tra Montorio e San Michele Extra. E’ questa la storia del Campo di Concentramento di Montorio, individuato ufficialmente nel 2017 e oggi, dopo un primo intervento di riordino, restituito alla città per diventarne uno dei luoghi simbolo della Shoah e di tutte le sue vittime.
La prima parte dei lavori di valorizzazione dell’area, appena terminati, hanno riguardato, in particolare, la pulizia dell’area da rifiuti e vegetazione, la posa di recinzioni per la limitazione del percorso di visita e la messa in sicurezza degli spazi attorno allo stabile non ancora recuperato. La struttura è stata liberata nella parte esterna dalla vegetazione, così da consentirne una migliore visione. Infine, cartelli informativi, sulla storia del luogo e sul suo ritrovamento, sono stati posizionati nell’area antistante lo stabile, a supporto della visita.
L’intervento è ad opera delle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, in collaborazione con la Regione Veneto, Comunità ebraica di Verona, Comune , Agsm-Aim e Amia.
Storia. Lo stabile è stato utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale come campo di concentramento e luogo di detenzione per prigionieri politici ed ebrei. Il Campo, oggi chiamato “DAT Colombara”, è stato individuato grazie ad una ricerca storica svolta dall’associazione Montorioveronese.it.
Tutto è partito da un documento, individuato all’Archivio di Stato di Verona dall’Istituto Veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. La lettera datata 21 giugno 1945, inviata dall’Ufficio Accertamenti e Amministrazione Beni Ebraici al Prefetto, dove si chiedeva riscontro delle spese sostenute per il campo di concentramento per ebrei di Montorio, è stata consegnata da Roberto Buttura nel 2015 ai volontari dell’associazione montoriese che in quel periodo stavano effettuando uno studio sulla seconda guerra mondiale, principalmente basato sulle fonti orali con raccolta di interviste a circa 70 testimoni. Il ritrovamento dell’edificio è avvenuto nel luglio 2017, nelle campagne tra Montorio e San Michele Extra, grazie alla testimonianza di uno dei testimoni, Adriano Bianconi.
Oggi, in una cerimonia che rientra nel programma celebrazioni del Giorno della Memoria, oltre a ricordare i drammatici accadimenti di cui il luogo è stato protagonista, sono stati anche presentati gli interventi effettuati per il suo riordino e pulizia alle autorità e agli enti del territorio ed è stato inoltre illustrato il progetto di valorizzazione del luogo, con richiesta a tutti gli intervenuti di collaborazione per permettere la sua realizzazione.
Presenti i presidenti dell’associazione montorioveronese.it Roberto Rubele, dell’associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi e il consigliere della Comunità ebraica di Verona Roberto Israel. Sono inoltre intervenuti, in rappresentanza del Prefetto il capo di Gabinetto Daniela Chemi, il presidente del consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il sindaco di Verona Federico Sboarina, il consigliere nazionale dell’associazione figli della Shoah e della comunità ebraica di Verona Roberto Israel, il vescovo monsignor Giuseppe Zenti, il rabbino capo della Comunità ebraica di Venezia Daniel Touitou, l’onorevole Vincenzo D’Arienzo e in rappresentanza dell’Agenzia del Demanio Federico Vantini. E, ancora, il presidente di Agsm-Aim Stefano Casali, di Amia Bruno Tacchella, del Consorzio Zai Matteo Gasparato, della Fiera Maurizio Danese, il comandante della Polizia locale Luigi Altamurae i rappresentanti dell’Esercito.
Cristian Albrigi e Alberto Speciale hanno illustrato i punti salienti della ricerca che ha permesso l’individuazione dell’edificio e le fasi operative che hanno consentito la realizzazione di questo primo intervento di sistemazione dell’area. E’ stata l’occasione per ringraziare tutti i volontari che hanno lavorato per la sistemazione dell’area esterna, in particolare Damiano Fila e Tiziano Albrigi.
“Questa struttura è un segno tangibile di quanto è successo – sottolinea il sindaco –. Abbiamo il dovere di non dimenticare e luoghi come questo, soprattutto per le nuove generazioni, sono una straordinaria testimonianza. Ognuno di noi, nel proprio ruolo, deve essere portatore di questi ricordi, non solo per darne memoria ma, soprattutto, per far comprendere agli uomini e alle donne di domani l’atrocità e il dolore che sono stati generati dall’odio per l’umanità. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro migliore e una società più giusta, affinché certe tragedie non si ripetano mai più”.
“E’ per certi versi incredibile che a quasi 80anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale – dichiara la presidente dell’associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi – ci siano ancora luoghi della ‘Memoria’ dimenticati. Per troppo tempo questo campo di Concentramento è rimasto nascosto, invece di diventare un luogo simbolo, una testimonianza per le giovani generazioni. Grazie agli interventi di valorizzazione effettuati, ora l’area è visitabile e diventerà un luogo di conoscenza e storia”.
Per l’occasione è giunto a Verona anche un messaggio dalla senatrice Liliana Segre, consegnto per il tramite del Senatore Vincenzo D’Arienzo, di cui ha dato lettura la presidente Tedeschi. “Praticare la memoria – precisa Segre nel suo scritto – aiuta a mantenere in buona salute la democrazia. La memoria dei luoghi ha una valenza particolarissima, perché il paesaggio è di per se un elemento di richiamo. Ci sono spazi, angoli senza nome, che hanno un’anima e che costituiscono memento. Sapere da dove veniamo è fondamentale per comprendere dove possiamo e dove vogliamo andare”.
Il messaggio della Senatrice Liliana Segre pervenuto per il tramite del Senatore Vincenzo D’Arienzo
Foto: intervento di Roberto Rubele
Foto: Intervento del Sindaco Federico Sboarina
Foto: intervento di Alberto Speciale
Foto: intervento di Cristian Albrigi