La lunga siccità dell’estate 2022 ha messo in grave difficoltà le sorgenti montoriesi. Il laghetto Squarà vicino alla Pieve di Santa Maria Assunta a Montorio si è prosciugato a tal punto da permettere alle persone di poter tranquillamente scendere in alveo e camminare. Molti montoriesi hanno approfittato di questa occasione per fare quattro passi sul fondo dello Squarà, osservare l’intorno da una prospettiva diversa, curiosare e soprattutto scattare molte foto e selfie. Queste perlustrazioni sono state interessanti anche per cercare di conoscere meglio il laghetto. Durante una di queste passeggiate la mia l’attenzione è stata attratta da alcune porzioni di pietre posizionate sul fondo, disposte in fila, lasciate libere dal fango che, essiccato dal calore del sole, si è staccato. Dopo aver cercato di liberare altre parti dei massi scalzando il fango con i piedi, la curiosità di avere maggiori informazioni su queste pietre, è aumentata a tal punto da decidere, la sera di giovedì 4 agosto, di scendere in alveo, accompagnato da Tarciso Albrigi e da Elisabetta Albrigi, muniti di pale e scope e provare a ripulirle. A mio figlio Andrea ho affidato il compito di immortalare l’operazione. Durante le fasi di pulizia abbiamo individuato altre pietre, quindi l’attività ci ha impegnato più del previsto e si è protratta più a lungo nel tempo, ma il risultato è stato fin da subito sorprendente. Le pietre disposte in fila non sono due, ma almeno nove. Alla fine esausti, ma contenti ci siamo fermati, pur consapevoli che sotto al fango erano presenti altre pietre, in particolare in prossimità di una piccola pozza di acqua.
Al mattino successivo ho inviato le foto al gruppo di archeologi che hanno operato sui mosaici romani in via delle Logge (e che nella serata di quello stesso giorno sarebbero stati presenti a Montorio proprio per la presentazione dei mosaici), invitandoli a passare dal laghetto per vedere le pietre e poter così avere una prima loro indicazione sul ritrovamento. Davide Brombo, responsabile della ditta Ar.Tech. srl, non solo è venuto a vedere le pietre, ma con dei collaboratori ha continuato l’operazione di scavo, portando alla luce altre pietre e provvedendo ad una accurata pulizia di tutti i manufatti individuati.
Gli archeologi confermano che, dai particolari della lavorazione delle pietre, esse potrebbero risalire al periodo romano. Riguardo alla loro disposizione ordinata sul fondo una delle ipotesi è che si tratti del muro di cinta lato sud del vecchio invaso “Squadratum” (ovvero quadrilatero) realizzato dai romani per la raccolta delle acque di risorgiva dal quale partiva l’acquedotto verso la città di Verona.
Roberto Rubele
Il filmato del muro romano
Le immagini