Pietre o carezze: l’importanza delle parole


Comunicare per informare

Un incontro che i ragazzi hanno saputo concretizzare in un ottimo articolo, proprio come dei veri giornalisti…    

“Pietre o carezze: l’importanza delle parole”

Un giornalista e un’avvocata incontrano i ragazzi delle terze della scuola Simeoni, nell’ambito della collaborazione
tra il nostro Istituto L-Simeoni e  montorioveronese.it

 

Giovedì 24 novembre, noi terze della scuola secondaria di primo grado Luigi Simeoni, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il giornalista Alberto Speciale e l’avvocatessa Alessandra Grossule, in collaborazione con l’associazione culturale Montorio Veronese.
I relatori ci hanno parlato di tre principi fondamentali: conoscenza, consapevolezza e responsabilità.
Sappiamo, davvero,  cosa significano? Sicuramente qualcosa da grandi, da adulti…
Ma in realtà non è così, ed è da questo momento della vita, ovvero dall’adolescenza, che noi ragazzi dovremmo iniziare a conoscere questi termini.
Dobbiamo cominciare a capire che le parole possono essere pietre o carezze e che ognuno interpreta le frasi che tu dici nel modo che più preferisce, che sia quello giusto o quello sbagliato.
Per esempio Luigi Pirandello, scrittore e poeta italiano, ci comunica che: “Crediamo di intenderci ma non ci intendiamo mai”.
“Le parole sono finestre oppure muri a seconda di come le vediamo”, così dice Marshall Rosenberg.
Queste frasi ci aiutano a pensare che le espressioni possono ferire, aprire mondi bellissimi oppure ostacolare le persone.
Non bisogna essere indifferenti a ciò che è sbagliato: quando a scuola assistiamo a un atto di bullismo si deve intervenire per spezzare questa catena di stupidità. Liliana Segre, Senatrice a vita e testimone della Shoah, ci insegna appunto, che l’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. L’avvocatessa Alessandra Grossule è intervenuta, poi, dicendo le seguenti affermazioni: quando usiamo il telefono, dobbiamo essere consapevoli di quello che digitiamo, leggiamo o scriviamo.
Come tutti sappiamo, il web ci consente di ottenere informazioni, ma queste possono essere vere o false. Non esiste una condanna per la diffusione di notizie false a meno che non si tratti di diffamazione di brand, persone, luoghi o cose. In questi casi è prevista la reclusione dai sei mesi ai tre anni o una multa non inferiore ai cinquecentosedici euro.
Per noi studenti questa esperienza è stata molto istruttiva e coerente con l’attualità. Sappiamo tutti quanto sia difficile catturare l’attenzione degli adolescenti durante un’ attività come questa, ma Alessandra e Alberto sono riusciti a intrattenerci per tutte e due le ore, coinvolgendoci con domande e chiedendo le nostre opinioni.

Scritto da
Matilde Fonte 3^A, Vittoria Guarino 3^B, Anna Caneva 3^C e Caterina Gonzato 3^D.

 

 

 

     

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