I bambini del lager di Montorio: la Memoria diventa parola, musica e danza.
“Tra qualche anno non resterà che una riga sulla Shoah nei libri di storia e poi neanche più quella”. Il pericolo dell’oblio c’è sempre”.
Queste le parole che Liliana Segre ha pronunciato qualche giorno fa in conferenza stampa per le commemorazioni dedicate alla Giornata della Memoria. Una provocazione che però rischia di essere terribilmente vera senza nemmeno essere tanto profetica. La serata di venerdì 27 gennaio, promossa dall’associazione montorioveronese.it, ha voluto invece essere proprio esercizio di Memoria, inteso come forma consapevole di impegno quotidiano, come abitudine a praticare nel nostro vivere la cura contro l’indifferenza, il rispetto contro il disprezzo e l’odio. È stata una serata di contenuti, espressi attraverso forme di linguaggio diverse, dove una pluralità di realtà del territorio collabora insieme per creare una rete che raccoglie e accoglie.
La Memoria è anche fare ricerca, perchè quando non ci saranno più testimoni oculari, saranno i luoghi e i documenti a raccontare. Questo è l’obiettivo dei Quaderni della dorsale e questo è anche lo scopo del progetto del Centro di Documentazione, raccogliere, custodire e condividere. Roberto Buttura ha contribuito alla Memoria con il suo articolo I“62” di Montorio. Una criminale tragica storia, presente nell’ultima edizione de I Quaderni della Dorsale. L’articolo infatti inquadra storicamente la vicenda di 62 deportati, ebrei italiani, passati dal recentemente riscoperto Campo di Concentramento di Montorio. Non è un arido trattato di storia, quanto piuttosto uno squarcio sulle vicende raccontate attraverso le scarne testimonianze dei protagonisti: un articolo che coniuga macrostoria e microstoria e inserisce la realtà di Montorio all’interno del dramma della persecuzione razziale durante la Seconda Guerra Mondiale.
Renata, Carlo, Cesira, Armanda, Leda, Consola, Esterina, Graziella: sono i nomi degli otto ragazzi e ragazze deportarti da Roma l’8 febbraio 1944 e detenuti a Verona assieme ad altri adulti fino a metà maggio del 1944: prima incarcerati in uno stanzone al centro della città scaligera, in seguito segregati nel campo di concentramento di Montorio per essere poi trasferiti a Fossoli prima della definitiva deportazione ad Auschwitz. Un pezzo della loro infanzia è rimasto proprio qui a Montorio. Chiudendo gli occhi abbiamo sentito le loro storie, attraverso i racconti scritti da Roberto Rubele, che partendo dai documenti di archivio ne ha ricostruito le vite. Sono racconti narrati in prima persona, che le voci di Thea Griminelli, Manuela Borrini, Sara Parisi, Matteo e Andrea Rubele ci hanno restituito nel loro essere vivi. Sono storie che grazie all’accompagnamento musicale di Carla Tessari, Federica Avesani e Andrea Stefanoni, sono entrate con prepotenza nei nostri animi. Sono storie che con le immagini della mostra del Centro di documentazione, curata in collaborazione con l’Associazione Corteccia e allestita dal gruppo MALFAG (Matteo, Anna, Luca, Francesco, Andrea, Gabriele), rimarranno impresse nei nostri sguardi.
Anche il Corpo è Memoria. Il corpo segnato, marchiato, di chi è sopravvissuto ha reso impossibile dimenticare, dandogli negli anni la forza e il coraggio di rompere il muro dell’indifferenza e dell’incredulità, portando alla luce e raccontando, ancora e ancora, tutto l’orrore che quel corpo ha subìto, perché la Memoria di ciò che è stato sia sempre nutrita e difesa da chi nega l’innegabile e trama alle spalle della nostra Storia. Ed è sempre attraverso il Corpo che la compagnia LAB2 con “IL NASCONDIGLIO” vuole contribuire a tenere vivo il ricordo e raccontare, con un diverso linguaggio, ciò che è stato l’Olocausto.
Le danzatrici: Martina Soso, Aurora Babbi, Lucrezia Calandrino, Anita Notario e Marta Costantini che ha curato la regia e le coreografie.
“Grazie! Il ricordo di Graziella Coen mi ha commosso! Tutte le storie devono essere conosciute! Complimenti a chi pazientemente ricostruisce vite e Morti”.
Questo è il messaggio che Liliana Segre ha inviato all’associazione montorioveronese.it dopo aver letto il lavoro sui bambini del Campo di Concentramento di Montorio, scritto da Roberto Rubele. È un ringraziamento che vogliamo condividere con tutti quelli che hanno collaborato e partecipato
a questa serata!
I bambini del lager di Montorio