La notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre, ignoti hanno danneggiato e oscurato le due pietre d’inciampo in via Dandolo 6 a Roma che ricordano la deportazione di Michele Ezio Spizzichino e Aurelio Spagnoletto. Le pietre completamente annerite forse a seguito di bruciatura oppure tramite vernice nel giro di poche ore sono state ripulite, lucidate e ornate da mazzi di fiori lasciati da passanti che non dimenticano l’orrore.
Michele Ezio Spizzichino 36 anni sposato con 3 figli e Aurelio Spagnoletto 39 anni, sposato e con 2 figli, assieme alle proprie famiglie erano riusciti a scampare alla grande retata del 16 ottobre 1943. Ma nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 1944 vengono catturati nella Basilica di San Paolo a seguito di un’irruzione eseguita dalla banda di Pietro Koch su ordine impartito dal questore Pietro Caruso, appena insediato a Roma.
Dopo la cattura l’8 febbraio assieme a circa altri sessanta ebrei vengono caricati su autobus e dopo 2 giorni di viaggio estenuanti arrivano a Verona, dove rimangono detenuti per circa 3 mesi, prima a Ponte Cittadella in centro a Verona e in seguito nel lager di Montorio.
La preoccupazione appena giunti nella citta scaligera è contattare i familiari rimasti a Roma. Già a metà febbraio riescono a inviare un messaggio telegrafico a due prelati romani. Fanno sapere che:
si trovano reclusi in Verona, Volto Piazza Cittadella assieme ad altri cinquanta, pure romani, tra uomini e donne.
Durante il periodo di detenzione a Verona è proprio Aurelio detto Peppino quello più attivo del gruppo ad inviare lettere e cartoline ai familiari romani, unico modo per stare in relazione con le persone amate.
Nelle lettere di Peppino traspare grande malinconia e dolore per la lontananza, preoccupazione, ansia, ma anche tanta speranza.
In una lettera alla moglie scrive:
Vorrei fare un lungo sogno e dormire fino alla fine di questa catastrofe, ma tutto ha un termine, e un giorno (speriamo presto) potrò riabbracciarti.
Ezio e Peppino, con il convoglio partito da Fossoli il 16 maggio 1944, sono deportati ad Aushwitz da dove non faranno più ritorno.
Nella foto che segue a sinistra Michele Ezio Spizzichino e a destra Aurelio (Peppino) Spagnoletto