Come riscaldarsi con la legna: le buone pratiche da seguire per non inquinare (parte 1)


#perunariapulita è il progetto della Regione del Veneto per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della qualità dell’aria e per far conoscere semplici ma importanti accorgimenti che tutti possono mettere in atto per preservare la qualità dell’aria, patrimonio comune


Facendo seguito all’articolo publicato ieri “Montorio affumicata da stufe e caminetti“, e prendendo spunto dal progetto della Regione Veneto #perunariapulita, iniziamo la condivisione delle buone pratiche da utilizzare da parte di ciascuno di noi quando utilizziamo la legna come elemento per riscaldarsi.

Per ragioni geografiche e di densità di popolazione, il territorio della Pianura Padana è da sempre un’area critica per la qualità dell’aria. Ossidi di azoto, polveri sottili, ammoniaca e altre sostanze dannose per la salute umana e l’ambiente vengono emesse in atmosfera anche dalle nostre attività quotidiane, ma le fonti principali sono legate alle attività agricole e di allevamento, ai trasporti, al riscaldamento domestico, all’industria e alla produzione di energia.  

Per difendere la qualità dell’aria, le amministrazioni locali e regionali dell’area geografica del Bacino del Po hanno siglato un accordo con l’obiettivo di realizzare una serie di azioni comuni per ridurre le emissioni. Secondo l’Accordo di Bacino Padano i principali settori su cui agire sono:  

  • riscaldamento domestico e combustione di biomasse;
  • trasporti;
  • industria ed energia;
  • agricoltura e allevamento. 

Il riscaldamento domestico e in particolare la combustione di biocombustibili come legna da ardere e pellet, sono i settori su cui i cittadini possono incidere di più con i loro comportamenti, contribuendo ad abbattere le emissioni e a migliorare l’aria che respiriamo.  

La legna è un ottimo combustibile perché offre un’alternativa ai prodotti derivati dal petrolio ed è facilmente disponibile. Inoltre è energia rinnovabile, in quanto è una fonte quasi neutra rispetto alle emissioni di gas ad effetto serra perché la quantità di biossido di carbonio (CO2) emesso durante la sua combustione è pari a quella assorbita attraverso il processo di fotosintesi nel corso della vita vegetativa della pianta da cui quella legna deriva. Durante la combustione la legna emette in atmosfera anche altre sostanze, dannose per la salute e l’ambiente come:  

  • Particolato (PM 10-2,5-1).
  • Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) .
  • Sostanze organiche volatili (VOC).
  • Gas inorganici (NOx, CO, SO2) 

Da cosa dipendono le emissioni

La combustione delle biomasse legnose, insieme ai trasporti e all’agricoltura, costituisce una fonte di polveri sottili in atmosfera. La quantità di emissioni inquinanti prodotte dalla combustione della legna dipende da tanti fattori: 

  • tipo di apparecchi in cui avviene la combustione;
  • completezza del processo di combustione nel braciere;
  • tipologia di combustibile e umidità dello stesso.

La parte prevalente delle emissioni di particolato proviene dastufe e caminetti obsoleti, che impiegano tecnologie di combustione superate. Gli apparecchi più moderni producono, a parità di legna consumata, molte meno polveri fini, monossido di carbonio e composti organici volatili. Un vantaggio che non è solo ambientale ma anche economico: infatti le stufe moderne sono altamente efficienti e permettono di consumare meno combustibile a parità di calore prodotto. 

Le migliori stufe e caldaie sul mercato sono identificate con un numero crescente di “stelle”, fino ad un massimo di 5, a cui corrisponde il livello delle prestazioni riscontrate in termini di rendimento ed emissioni, come indicato nel decreto ministeriale n. 186 del 7 gennaio 2017.
Altrettanto importante è l’utilizzo di combustibili legnosi certificati: per il pellet c’è la certificazione ENplus®, mentre la legna da ardere e il cippato di qualità sono identificati dalla certificazione Biomassplus®. È inoltre necessaria la corretta installazione e manutenzione dell’apparecchio, sia per assicurare minori emissioni sia per garantire la massima sicurezza in casa. Per un riscaldamento a legna pulito e sicuro sono quindi necessari:  

  • una stufa o caldaia moderna, efficiente e performante;
  • un’installazione corretta, eseguita da professionisti abilitati;
  • l’uso di biocombustibili certificati di qualità;
  • manutenzione e pulizia periodiche. 

In base all’Accordo di Bacino Padano e alla D.G.R. n. 238 del 2 marzo 2021, in tutta la Regione vige l’obbligo di utilizzare solo pellets di qualità certificata A1, inoltre, è stato previsto l’obbligo, in tutta la Regione del Veneto, che nelle nuove installazioni gli apparecchi alimentati a biomasse combustibili solide siano certificati almeno “4 stelle” mentre su su tutto il territorio regionale del Veneto, esclusa la zona “Prealpi e Alpi “, il divieto di combustione di biomasse per stufe inferiori alla categoria ambientale “3 stelle”. In condizioni di allerta di primo livello (arancione) e secondo livello (rosso), il divieto si estende agli apparecchi inferiori a “4 stelle. Questi divieti, applicati mediante apposite ordinanze sindacali, non si applicano nella zona “Prealpi e Alpie nei casi in cui l’impianto a biomassa sia l’unico sistema di riscaldamento dell’edificio.

Le allerte

L’ allerta di primo livello (arancione) scatta  dopo 4 giorni di superamento consecutivo del valore limite giornaliero del PM10, mentre dopo 10 giorni consecutivi di superamento dello stesso limite si passa all’allerta di secondo livello (rosso).
Sul sito di Arpa Veneto è disponibile il bollettino di allerta PM10 con tutte le informazioni necessarie ai cittadini per conoscere in tempo reale la situazione degli accumuli di sostanze inquinanti in atmosfera. VAI AL BOLLETTINO 

Dieci regole per la corretta combustione della legna

A differenza delle stufe a pellet, la cui conduzione è facilitata dal sistema automatizzato, le stufe che utilizzano legna da ardere richiedono alcuni semplici accorgimenti per essere utilizzate in modo pulito ed efficiente. Anche l’apparecchio di migliore qualità, infatti, può perdere molta della propria efficienza se viene utilizzato in modo sbagliato.  

Per essere sicuri di minimizzare le emissioni di particolato in atmosfera, basta seguire questi dieci semplici consigli d’uso del riscaldamento a legna. 

  1. Accendere il fuoco dall’alto, utilizzando accendi-fuoco o piccoli pezzetti di legna. La legna va disposta collocando in basso i pezzi di maggiori dimensioni e via via quelli più piccoli, senza sovraccaricare il focolare. La carica deve essere accesa dall’alto e non dal basso per una combustione più lenta e controllata. Verificare comunque sul libretto di istruzioni un’eventuale diversa modalità.
  2. Gestire in modo stabile la combustione, perché la produzione di inquinanti aumenta in caso di continui spegnimenti e accensioni del focolare. È sufficiente caricare nuova legna solo quando si è formato un letto di braci, non mentre vi è ancora la fiamma.
  3. Assicurare la quantità ottimale di aria, che contiene l’ossigeno necessario per la corretta combustione. Lasciare spazio tra legna e pareti del focolare perché l’aria comburente possa circolare e la fiamma risulti sempre vivace. Ridurre l’ingresso dell’aria genera maggiore inquinamento allungando la durata della fiamma a scapito di emissioni e rendimento. Inoltre, facilita la formazione di grumi di creosoto, materiale simile al catrame, che può danneggiare l’impianto e anche provocarne l’incendio. L’aria per la combustione va chiusa solo nel momento in cui la brace rimane senza fiamma, per far sì che la stufa si raffreddi lentamente.
  4. Tenere sempre chiuso lo sportello della camera di combustione, per evitare di inquinare l’interno dell’abitazione. Se si sente odore di fumo, areare bene i locali e far controllare l’apparecchio e il tiraggio della canna fumaria.
  5. Collocare la stufa a ridosso di una parete interna o in mezzo ad un locale, non addossarla ad una parete perimetrale.
  6. Usare sempre legna vergine, non trattata. Non usare legna dolce: conifere, pioppi, ontani, salici, ecc., producono molto fumo e fuliggine. La legna da ardere più adatta è quella proveniente da querce, olmi, frassini, lecci e faggi; la legna di castagno può essere adatta solo se stagionata a lungo, per evitare l’eccessiva produzione di fumo.
  7. Non bruciare mai cassette della frutta, bancali, giornali, cartoni, tetrapack o pezzi di mobili: inchiostro, coloranti, vernici, anche se non sempre visibili, attraverso la combustione generano sostanze molto pericolose per la salute umana.  Non utilizzare per l’accensione tondelli, ramaglie o carta.
  8. Usare combustibili certificati o da filiera locale e tracciata e impiegare pezzi di piccole dimensioni, spaccati piuttosto che tondi. Se si usa la legna, assicurarsi che abbia un contenuto idrico inferiore al 20% (tale valore può essere facilmente rilevato con degli apparecchi di piccole dimensioni e costi contenuti).
  9. Depositare la legna stoccata per la stagionatura in un luogo aperto almeno su tre lati e seccarla per almeno due anni prima di utilizzarla. L’umidità in eccesso fa diminuire il potere calorifico del legno e non consente di raggiungere temperature sufficientemente elevate in camera di combustione. È comunque bene portare in casa la legna il giorno prima del suo utilizzo.
  10. Controllare il fumo che esce dal camino. Dopo un quarto d’ora circa dall’avvio della combustione, il fumo diventa invisibile se l’accensione e la combustione sono svolte correttamente. Il fumo scuro e denso indica una combustione non corretta e più inquinante. Una buona combustione produce fumi quasi invisibili all’uscita del camino, nessun odore sgradevole, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia, una fiamma da blu a rosso chiaro. 

Manutenzione dell’apparecchio

Per garantire al generatore lunga vita, sicurezza e minori emissioni è indispensabile eseguire regolarmente il controllo dell’apparecchio, pochi millimetri di fuliggine riducono il tiraggio in modo significativo, provocando una cattiva combustione, più incombusti e più inquinamento. Con la manutenzione l’impianto torna alle condizioni di progetto. La fuliggine che si accumula si può incendiare provocando danni devastanti se il camino non è stato progettato correttamente. 

La manutenzione della canna fumaria è fondamentale dal punto di vista della sicurezza, della vita degli apparecchi e dell’efficienza della combustione. La frequenza delle pulizie dipende da quanto viene utilizzato l’apparecchio: la norma prescrive la pulizia del camino ogni 40 quintali di legna o pellet bruciati, ovvero, nella maggioranza dei casi, non meno di una volta l’anno! Tiraggio inadeguato, fuliggine che si deposita sul pavimento del focolare, odore di fumo in casa sono segnali che indicano la necessità di pulire la canna fumaria.  

ATTENZIONE: Ogni anno in Italia oltre 10.000 incendi sono provocati dall’installazione non conforme dell’impianto fumario e dalla mancata manutenzione dello stesso.  

Bando 2023 per la sostituzione di stufe a biomasse legnose

La Regione del Veneto è impegnata a realizzare politiche ambientali finalizzate al miglioramento della qualità dell’aria e ha adottato nel corso degli anni numerose misure volte al raggiungimento dei valori limite di PM10 previsti dalla Direttiva 2008/50/CE (recepita con D.Lgs n. 155/2010 e s.m.i.)

Tra queste, a supporto della sostituzione dei vecchi apparecchi di riscaldamento, così importante per la tutela della salute e della qualità dell’aria, vi sono i “bandi stufe” rivolti ai cittadini veneti per incentivare l’ammodernamento tecnologico dei generatori di calore a biomassa legnosa, su tutto il territorio regionale, al fine di contribuire alle riduzioni emissive di polveri sottili necessarie per rientrare nei limiti di qualità dell’aria.

Il bando assegna un contributo a fondo perduto ai cittadini residenti in Veneto che sostituiscono vecchi generatori di calore a biomasse legnose a servizio di unità immobiliari residenziali esistenti con generatori a biomassa legnosa di nuova generazione, di potenza termica nominale inferiore o uguale ai 35 kW, appartenente alle tipologie stufe, termocamini e caldaie, di classe 5 stelle [4 stelle in zona “Prealpi e Alpi] e con valori di particolato primario inferiori a 20 mg/Nm3, oppure con pompe di calore elettriche utilizzanti energia aerotermica, geotermica o idrotermica.

L’impianto da sostituire deve necessariamente essere costituito da un generatore alimentato a biomasse (legna, pellet o cippato), con classificazione ambientale inferiore o uguale alle 3 stelle, secondo il DM 186/2017 oppure privo di classificazione.

 

Alberto Speciale

(fine 1 parte)

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