Gli studenti e le studentesse della 3A e 3C della scuola secondaria di Primo grado Luigi Simeoni di Montorio hanno recitato le poesie “C’è un paio di scarpette rosse” di Joyce Lussu e “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
È stato piantato un albero di ulivo nel giorno in cui ricorre il “Tu bishvat”, il Capodanno degli alberi del calendario ebraico.
Ascoltata la testimonianza del superstite Leone Fiorentino, che transitò da Montorio prima di essere deportato ad Auschwitz a soli 18 anni.
“Praticare la Memoria aiuta a mantenere in buona salute la democrazia”. In queste parole di Liliana Segre è racchiuso tutto il significato del celebrare ogni anno il Giorno della Memoria. Per instaurare in ognuno di noi, dai bambini alle bambine e fino agli adulti una coscienza attiva. Per non dimenticare, e perché i terribili fatti accaduti ottant’anni fa non si ripetano mai più.
E oggi all’ex Campo di smistamento di Montorio, in via del Vegron, 5 ha preso il via l’ampio programma di iniziative legate alla commemorazione del Giorno della Memoria che ricorre il 27 gennaio. Il sito è attualmente gestito dalle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, che hanno pulito e riordinato il luogo della Memoria e che, grazie ad un Patto di sussidiarietà siglato con il Comune, promuovono visite gratuite per far conoscere la tragica storia del luogo.
Il sito, ottant’anni fa venne utilizzato come Campo di smistamento Provinciale e come luogo di detenzione di prigionieri politici e per i parenti dei renitenti alla leva. Grazie agli studi e alle ricerche fatte, risultano essere passati 57 ebrei di Roma, che facevano parte di un gruppo da 65, catturati ad inizio febbraio 1944, trasferiti a Verona in località Ponte Cittadella per poi arrivare a Montorio.
Tra loro c’erano nove minorenni, la più piccola Renata, che compì un anno proprio al Campo, e il più grande Bruno Settimio, di 17 anni. Di questi 57 solo 11 si sono salvati, tra cui due minorenni, Ester Calò detta Persichella e Graziella Coen che ha fatto il viaggio di ritorno da Auschwitz con Liliana Segre.
Tra le storie riguardanti i detenuti politici vanno sottolineati Matilde Lenotti, che è stata presidente onorario dell’Anpi di Verona, e Concetta Fiorio, moglie di Emilio Moretto e il padre di Lorenzo Fava. Moretto e Fava fecero parte del Gruppo di Azione Patriottica GAP che organizzò l’assalto al carcere degli Scalzi il 17 luglio 1944.
Durante la cerimonia gli studenti e le studentesse della 3A e 3C della scuola secondaria di Primo grado Luigi Simeoni di Montorio hanno emozionato i presenti recitando individualmente i versi delle poesie “C’è un paio di scarpette rosse” di Joyce Lussu e “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
In seguito è stata fatta ascoltare una testimonianza di Leone Fiorentino, nato a Roma nel 1923, una delle tante vittime delle leggi razziali del 1938. Venne arrestato prima dai fascisti e poi inviato nel campo di raccolta di Verona da dove partì a soli 18 anni per Auschwitz. Al seguente link il video della testimonianza.
La cerimonia si è conclusa con i ragazzi e le ragazze della scuola Simeoni che hanno simbolicamente piantato un ulivo, simbolo della pace, al quale hanno appeso nove disegni di colombe a rappresentare i bambini che sono transitati dalla casa di smistamento.
Alla commemorazione sono intervenuti la consigliera comunale Jessica Cugini, la presidente della Circoscrizione 8^ Claudia Annechini, il Consigliere nazionale e responsabile della sezione di Verona Figli della Shoah Roberto Israel, il presidente dell’associazione montorioveronese.it Roberto Rubele, il rabbino di Verona Tominar Corinaldi.
“La memoria, se non viene coltivata, smette di esistere, mentre siamo chiamati a tradurla ogni giorno in azioni concrete – ha detto la consigliera Jessica Cugini -. Primo Levi ci ha insegnato a tenere vivo il ricordo di ciò che è stato, non solo perché non si ripeta, ma perché ci insegni ad diventare qualcuno. Il Giorno della Memoria, soprattutto in un tempo in cui i testimoni diretti vengono meno, ci ricorda che siamo chiamati ad essere noi questa staffetta, le persone giuste nel quotidiano. Assistiamo al ritorno di termini ed episodi che ci auguravamo di aver dimenticato, ma purtroppo l’attualità ci racconta che esiste una parte di storia da cui non abbiamo imparato. La storia va certamente studiata nei libri, e oggi ci troviamo in un luogo dove si è vissuto un capitolo importante. La storia è l’ingrediente per declinare la vita di ogni giorno, per diventare quelle persone animate da senso di giustizia che non si voltano dall’altra parte abbracciando l’indifferenza. Di fronte al razzismo e all’intolleranza è il momento di fare memoria, perché è qualcosa di attivo e vivo. Queste giornate ci ricordano ogni giorno che fare memoria è l’unico modo per evitare che certe azioni si ripetano, scegliendo da che parte stare. Le parole non devono risultare vuote, la memoria deve essere parte attiva delle nostre giornate e delle nostre azioni”.
“Bisogna saper fare una scelta e non optare per l’indifferenza – sottolinea la presidente Claudia Annechini -. Ma come possiamo fare la differenza nel quotidiano? In questi tempi servono forza e fermezza per perseguire ciò che riteniamo giusto. Non basta leggere i documenti di chi racconta che qui un tempo vi era un presidio militare, ma serve avere interesse, curiosità di cercare la verità nel racconto della storia. Non basta il lavoro delle associazioni, serve abbracciare la missione di narrare ciò che è giusto. Noi oggi, con la nostra presenza, stiamo facendo una dichiarazione e l’augurio di poter conservare le emozioni di questo incontro, interrogandoci su come fare la differenza ogni giorno”.
“Da un po’ di tempo stiamo cercando di far conoscere questo luogo alla cittadinanza – ha detto Roberto Rubele -. È stato fatto un grande lavoro di ricerca, che ci ha fatto anche capire come vivevano questo luogo e quali fossero le loro speranze. È nostro obiettivo valorizzare sempre di più il sito, per farlo conoscere ma anche dotarlo con tutte le attrezzature che ci permettano di organizzare al meglio le visite guidate alle quali finora hanno partecipato mille persone, con in attesa tante richieste dalle scuole”.
“È fondamentale capire l’importanza di questo Campo dove possiamo toccare con mano e capire la storia – afferma Roberto Israel – la testimonianza assoluta che spiega che la Shoah non è la Seconda guerra Mondiale, ma è la Shoah ad essere attraversata dalla guerra. La Shoah purtroppo è qualcosa che è iniziato prima e continua anche oggi, con antisemitismi continui, e non dovrà ripetersi mai più”
“Oggi nel calendario ebraico è ‘Tu bishvat’, il Capodanno degli alberi – spiega il rabbino Tominar Corinaldi -. Piantare l’ulivo, che rappresenta la pace, collega la Memoria del passato con il futuro. Dobbiamo ricordare quello che è successo, e combattere l’ignoranza e dare speranza”.
Il filmato integrale della commemorazione
Il programma delle iniziative per il Giorno della Memoria 2024 all’ex Campo di smistamento di Montorio.
Venerdì 26 gennaio, con partenza con il bus navetta ATV da piazza Bra – vicino al tendone allestito dall’Associazione ‘Figli della Shoah, gli studenti delle scuole veronesi, potranno visitare l’ex Campo, dalle ore 11 alle 12.
Iniziativa curata dall’associazione ‘Figli della Shoah’ insieme al Comune e ATV
Nei giorni di sabato 27 e domenica 28 gennaio, in due fasce orarie, alle ore 9.30 ed alle ore 11, si svolgono le visite guidate.
Per partecipare è necessaria la prenotazione al seguente link.
Tutto il programma delle iniziative per il Giorno della Memoria 2024 sul sito del Comune al seguente link.
Fonte informazioni: Comune di Verona