L’ibis sacro lungo la Strada Comun


Un gruppo di ibis sacro ((Threskiornis aethiopicus) è stato avvistato martedì 4 febbraio 2025 lungo il percorso ciclopedonale della Strada Comun, nel tratto tra Montorio e Ferrazze, da Maria Grazia e Gianni.

Questo uccello è facilmente riconoscibile grazie al piumaggio bianco brillante, in netto contrasto con le altre parti scure del corpo. Il capo e parte del collo sono nudi e di colore nero, così come le zampe. Il caratteristico becco ricurvo pure nero come gli apici delle penne remigranti e alcune piume sul groppone completano il suo aspetto distintivo.

Gli ibis sacri adulti misurano generalmente circa 70 centimetri di lunghezza e pesano fino a 1,5 kg, con i maschi leggermente più grandi delle femmine. Gli esemplari giovani, invece, si distinguono per il piumaggio bianco sporco, un becco più corto e alcune piume brunastre sul collo.
Originario dell’Africa e, nell’antichità, anche dell’Egitto, dove era venerato come simbolo del dio Thot, l’ibis sacro è oggi quasi estinto in Egitto, ma sta trovando nuovi habitat in diverse aree europee. È ampiamente diffuso nell’Africa sub-sahariana, nel sud-est dell’Iraq e in Madagascar.

La sua presenza sta crescendo in modo costante nell’intera pianura Padana e nel Delta del Po, suscitando preoccupazioni. Sebbene non vi siano ancora certezze, si teme che possano esserci dei rischi per l’ecosistema.
Il suo insediamento in Italia non è di origine naturale, ma causato dall’intervento umano. La sua storia è simile a quella della nutria: si tratta di una specie alloctona estremamente adattabile e prolifica. L’introduzione dell’ibis sacro è principalmente dovuta a rilasci o fughe di esemplari tenuti in collezioni private e giardini zoologici.

In provincia di Verona, gli avvistamenti segnalati sono già numerosi. Il bollettino dell’Associazione Verona Birdwatching “rupestris” di luglio 2015 già considerava la specie “ormai comune”. Altri avvistamenti sono stati registrati nel 2021 a Bosco Buri, nel 2023 a San Martino Buon Albergo e nel 2024 nel territorio del comune di Verona.

L’ibis sacro è un animale onnivoro e opportunista. Si nutre di insetti e altri invertebrati, di alimenti vegetali, nonché di piccoli vertebrati che cattura vivi, uova e pulcini di altre specie, ma anche carogne e rifiuti lasciati dall’uomo. In natura, la sua longevità accertata supera i 20 anni.
Vive in diversi ambienti legati ai corsi d’acqua e alle zone umide, ma si trova anche in ambienti lontani dall’acqua, come le aree antropizzate, tra cui le campagne coltivate, le discariche e le zone che hanno subito incendi. Nidifica su alberi e arbusti in prossimità di zone umide, ma anche su terreni.
Non sono noti impatti economici significativi, ma l’abitudine di questa specie di rovistare tra i rifiuti nelle vicinanze dei centri abitati potrebbe generare problemi igienico-sanitari. 
Come documentato in Francia, l’ibis sacro è un predatore di uova e pulcini di diverse specie di uccelli nativi, come sterne, garzette, anatre, uccelli marini e palustri. In un’occasione, sono stati osservati due ibis sacri predare tutti i nidi di una colonia di beccapesci. Potrebbe anche competere per i siti di nidificazione con altre specie, come la garzetta e l’airone guardabuoi.

Il filmato dell’avvistamento

Le foto degli ibis sacri lungo la Strada  Comun

Fonte informazioni:

www.veronabirdwatching.org

www.specieinvasive.isprambiente.it

Piano di gestione nazionale dell’ibis sacro

 


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