La fotografia scattata dal rapporto annuale «Mal’aria» di Legambiente mostra un anno «nero» per l’inquinamento atmosferico delle città italiane in particolare nell’area della Pianura Padana veneta e lombarda. I limiti di legge sul PM10 (sforamenti per 35 giorni) sono stati superati in 25 città su 98 monitorate. Un aumento importante rispetto ai 18 capoluoghi di provincia del 2023.
La classifica delle città con il maggior inquinamento vede in vetta Frosinone, per il secondo anno consecutivo con 70 giorni oltre i limiti di legge. Seguono Milano con 68 e Verona terza con 66 sforamenti.
Dall’analisi dei dati risulta che Verona è addirittura la prima in Italia per il valore “PM10 medio annuale” e la centralina ARPAV di Borgo Milano è terza nella classifica complessiva degli sforamenti giornalieri.
La conformazione morfologica della pianura Padana circondata da montagne la fa assomigliare ad un catino: al suo interno gli inquinanti rimangono sospesi nell’aria per tempi più lunghi rispetto ad altre località in cui ad esempio il vento li disperde. Non siamo di fronte ad un fenomeno episodico ma strutturale. A conferma di ciò l’elenco delle altre città nella poco invidiabile classifica degli sforamenti giornalieri: Vicenza con 64 e Padova con 61. La situazione resta critica anche a Venezia (61), Torino (58), Brescia (56), Monza (55), Napoli (54) e Cremona (52). Stesso scenario in altre città: Cremona (52), Rovigo (51), Brescia (50), Torino (49), Mantova (48), Modena (47), Bergamo (46), Monza (45), Piacenza (44), Rimini (43), Terni (42), Ferrara (41), Asti (40) e Ravenna (39).
L’Unione europea prevede a partire dal 2030 nuovi parametri ancora più restrittivi sull’inquinamento. Le città più lontane dai futuri obiettivi europei dovrebbero ridurre i livelli di polveri sottili tra il 28% e il 39%. Tra queste c’è anche Verona in buona compagna con Cremona, Padova, Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo.
Per il biossido d’azoto (NO2), la situazione è critica a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove sarebbe necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%. Verona invece in questo caso non è nella classifica stilata da Legambiente.
“I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento” – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – “con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’OMS per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia”.
Per uscire dall’emergenza smog – evidenzia Legambiente – servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento. Le priorità sono:
– Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall’altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.
– Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali;
– Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l’accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti;
– Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.
Per maggiori approfondimenti: Report Mal’Aria di città 2025
Fonte informazioni: www.legambiente.it
La pianura Padana in una giornata di sole ricoperta di umidità e smog vista dalla Lessinia. Sullo sfondo gli Appennini.
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