A distanza di 10 anni il Comune di Verona ha deciso di intervenire d’ufficio per monitorare la contaminazione delle acque di falda in Valpantena, nella zona compresa tra gli abitati di Marzana e Santa Croce, a seguito dell’inadempienza da parte del responsabile dell’inquinamento. La decisione è stata assunta dalla dirigente settore ambiente del comune di Verona Barbara Likar con determina 891 dello scorso 6 marzo
Il Comune di Verona è nuovamente costretto a intervenire d’ufficio per monitorare la contaminazione delle acque di falda in Valpantena, un problema che persiste irrisolto da un decennio nonostante le numerose ordinanze e interventi delle autorità competenti.
La vicenda ebbe inizio nell’aprile 2014, quando la Provincia di Verona identificò con determinazione n. 1551/14 la ditta R.G.V. Riproduzioni Grafiche Veronesi Sas il responsabile della contaminazione da PCE/TCE nelle acque sotterranee nella zona compresa tra Marzana e Santa Croce. A distanza di dieci anni, il soggetto responsabile continua a non adempiere agli obblighi di bonifica e monitoraggio imposti dalle autorità. Del caso la nostra associazione ne a parlato in questo articolo: https://www.montorioveronese.it/2018/11/07/inquinamento-da-tetracloroetilene-acquiferi-valpantena-studio-concluso-ora-gli-interventi/
Già nel 2014 e 2015, attraverso varie Conferenze di Servizi, erano stati richiesti interventi specifici che non sono mai stati completamente realizzati. Il Comune di Verona si è quindi dovuto sostituire più volte al responsabile inadempiente, eseguendo lavori di bonifica, messa in sicurezza e monitoraggio delle acque, oltre a studi idrogeologici approfonditi.
Nel corso degli anni, gli enti competenti hanno emesso ulteriori determinazioni (n. 5577 del 2018 e n. 6136 del 2023) per cercare di risolvere il problema. L’ultima di queste prevedeva l’esecuzione di un monitoraggio trimestrale delle acque per almeno un anno, prescrizione che ancora una volta non è stata rispettata.
Di fronte all’ennesima inadempienza, il 3 ottobre 2024 il Comune ha avviato un procedimento per l’esecuzione d’ufficio. Nonostante le osservazioni presentate dallo Studio Legale Panato per conto della ditta responsabile, alle quali l’amministrazione ha risposto il 21 ottobre 2024, non è pervenuto alcun ulteriore riscontro.
L’amministrazione comunale ha quindi deciso di affidare il servizio di monitoraggio trimestrale alla società VeronaLab s.r.l. di Dossobuono di Villafranca, per un importo di 22.140,00 euro (IVA esclusa). Il monitoraggio dovrà concludersi entro 15 mesi dalla stipula del contratto. Il Comune di Verona ha annunciato che, una volta concluso l’intervento, attiverà le procedure per il recupero delle spese a carico del responsabile inadempiente, come già fatto in passato per le precedenti operazioni sostitutive. Auspichiamo non debba aspettare altri 10 anni per recuperare la soma.
Ricordo che in data 31/08/2016 con determina n. 5577, la Direzione Ambiente del Comune di Verona ha stipulato un accordo di collaborazione con il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emiliale per eseguire attività di monitoraggio e di messa in sicurezza.
L’intervento sostitutivo, previsto dall’articolo 250 del D.Lgs. 152/2006, è l’ennesimo capitolo di una vicenda che si protrae ormai da troppo tempo, a dimostrazione di come la burocrazia e la resistenza dei responsabili possano ritardare per anni la risoluzione di un problema ambientale che riguarda direttamente la salute pubblica.
Il tetracloetilene, noto anche come percloetilene (PCE), è un solvente organico clorurato, si tratta di un liquido con odore di etere, incolore, volatile e praticamente ininfiammabile, resistente all’azione della luce solare diffusa, all’aria e all’umidità. L’alto peso specifico e la bassa viscosità che lo caratterizzano gli consentono di penetrare facilmente nel sottosuolo e, quindi, di propagarsi per dispersione idrodinamica nelle falde porose. I processi di trasformazione chimica di questa sostanza nell’acqua si svolgono molto lentamente, pertanto una volta raggiunta la falda freatica, il tetracloroetilene si deposita sul fondo e, poiché ha una scarsa idrosolubilità, anche una piccola quantità può costituire una sorta di riserva inquinante.
Il tetracoloroetilene viene, pertanto, utilizzato come solvente nelle lavanderie a secco, ma anche nell’industria chimica e farmaceutica, nonché per lo sgrassaggio dei metalli e per uso domestico. Il suo largo impiego in molti processi produttivi ha, come conseguenza, un nocivo impatto ambientale, soprattutto a causa degli scarichi industriali.
L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il tetracloroetilene nel gruppo 2A (probabile cancerogeno per l’uomo) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne ha stabilito un valore guida di 40µ/l . La Direttiva 1999/45/CE definisce il PCE tossico per l’ambiente e “sostanza preoccupante per l’uomo in virtù degli effetti cancerogeni possibili”.
Alberto Speciale