Dopo quattro anni e 130 udienze, è arrivata oggi la decisione su uno dei più gravi disastri ambientali d’Europa. Al centro, l’attività dello stabilimento chimico Miteni di Trissino, accusato di aver contaminato con PFAS – composti perfluoroalchilici e polifluoroalchilici – vaste aree delle province di Vicenza, Padova e Verona
Vicenza, 26 giugno 2025. La corte d’assise di Vicenza, dopo 6 ore di camera di consiglio, ha condannato 11 manager per l’inquinamento da Pfas, inliggendo complessivamente pene per 141 anni. Assolti 4 imputati sono stati assolti mentre sono stati stabiliti risarcimenti per oltre 300 parti civili, fra privati ed enti pubblici. Al Ministero dell’Ambiente andranno 58 milioni di euro. La sentenza era molto attesa non solo dai diretti interessati, ma da un intero territorio che ha chiesto per anni giustizia per i danni ambientali e sanitari subiti.
Il caso PFAS in Veneto è emerso ufficialmente nel 2013, in seguito a uno studio condotto su acque e alimenti. La situazione è apparsa subito allarmante, tanto che la stessa Regione ha classificato l’area come “zona rossa” per l’elevato livello di contaminazione. L’inquinamento da PFAS, sostanze chimiche prodotte artificialmente e resistenti alla degradazione (note anche come “inquinanti eterni”), ha gravi implicazioni per la salute pubblica: correlazioni con patologie neonatali, cardiovascolari, diabete gestazionale e potenziali effetti cancerogeni sono stati segnalati da enti scientifici nazionali e internazionali.
A sostenere la battaglia per la verità e la tutela della salute pubblica, la rete di comitati e associazioni come le Mamme No PFAS, Greenpeace, Medicina Democratica, ISDE Medici per l’Ambiente, e la Rete Zero PFAS Italia.
Alla notizia di oggi si aggiunge quella altrettanto storica del 21 maggio: il Tribunale di Vicenza ha stabilito che la morte di Pasqualino Zenere, operaio della Miteni, è stata causata dall’esposizione ai PFAS. Un verdetto senza precedenti in Italia, che apre la strada a possibili nuovi riconoscimenti giudiziari per le vittime di queste sostanze chimiche pericolose.
Pasqualino Zenere ha lavorato come operaio chimico nello stabilimento della Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, dal 1979 al 1992, quando l’azienda si chiamava ancora Rimar. Nel 2014 è deceduto per un tumore alla pelvi renale. La famiglia ha intentato causa all’INAIL e il giudice ha riconosciuto che la malattia che lo ha ucciso è direttamente collegata alla prolungata esposizione a PFOA e PFOS, due sostanze appartenenti alla vasta categoria dei PFAS.
Queste sostanze sono da tempo sotto osservazione: il PFOA è stato classificato come cancerogeno per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), mentre il PFOS è ritenuto probabile cancerogeno. Entrambi sono noti per la loro persistenza nell’ambiente e per gli effetti tossici sulla salute umana.
Questa sentenza è storica in quanto è il primo riconoscimento legale in Italia di un decesso causato dai PFAS. Un precedente giudiziario che potrebbe influenzare anche altri procedimenti in corso.
Alberto Speciale
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(Fonte notizia: Il giornale di Vicenza )