Consumo di suolo – Report ISPRA con i dati 2024. Nel Veneto consumato più dell’11% del territorio


Il territorio italiano continua a cambiare volto. Nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati di suolo, con un incremento del 16% rispetto al 2023. Si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio: a fronte di appena 5 km² restituiti alla natura, il saldo resta fortemente negativo. Ogni ora in Italia si perde una porzione di suolo pari a 10.000 metri quadrati (1 ettaro di terreno), ovvero come se in un mosaico composto da elementi del territorio naturale del Paese, in continuazione, tutti i giorni, ogni 60 minuti, un tassello più grande di un campo da calcio venisse sradicato e consumato.

A fotografare la situazione è il Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, che analizza l’evoluzione di un fenomeno con pesanti ripercussioni sulla qualità della vita, sull’ambiente e sugli ecosistemi. Il documento non si limita a segnalare criticità: emergono anche esperienze virtuose di rigenerazione e rinaturalizzazione, che dimostrano come invertire la tendenza sia possibile.

Come ogni anno, il Rapporto è accompagnato dall’EcoAtlante di ISPRA, una piattaforma di mappe interattive e scaricabili che permette di osservare le trasformazioni del territorio e personalizzare le informazioni in base alle proprie esigenze.

Il ripristino del suolo: un processo ancora lento

Per “ripristino” si intendono quelle aree dove il suolo, da una condizione artificializzata, torna a essere naturalizzato, spesso grazie alla rimozione di cantieri o opere temporanee. Nel 2024 questa tipologia di interventi ha interessato 5,2 km², in calo rispetto agli 8,2 km² del 2023.

Un caso significativo è quello dell’Emilia-Romagna, che nello stesso periodo ha recuperato 143 ettari di suolo, soprattutto grazie alla rinaturalizzazione di cave dismesse e alla chiusura di cantieri legati a metanodotti e grandi opere.

Il tema del ripristino ha oggi un riconoscimento europeo sempre più concreto: oltre al recente Regolamento sul ripristino della natura, il 23 ottobre 2025 il Parlamento europeo ha approvato la prima Direttiva sul suolo, che stabilisce un quadro comune per monitorarne la salute e contrastarne il degrado. L’obiettivo è raggiungere suoli sani in tutta Europa e ridurne il consumo. Il sistema di monitoraggio SNPA, già in linea con le nuove disposizioni, è stato uno dei principali riferimenti nella definizione della Direttiva.

Consumo di suolo: i dati regionali

Nel 2024 15 regioni italiane hanno superato la soglia del 5% di territorio consumato, con i valori più alti in Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%).

Il consumo più elevato si registra in Emilia-Romagna, che nel 2024 ha perso circa 1.000 ettari di suolo. Di questi, l’86% è classificato come reversibile e quindi potenzialmente recuperabile. Seguono Lombardia (834 ettari), Puglia (818), Sicilia (799) e Lazio (785).

Le regioni con la crescita percentuale più alta sono Sardegna (+0,83%), Abruzzo (+0,59%), Lazio (+0,56%) e Puglia (+0,52%), mentre l’Emilia-Romagna si attesta su +0,50%.

Anche le regioni più “virtuose” continuano però a consumare suolo: Valle d’Aosta (+10 ettari), Liguria (+28) e Molise (+49) restano comunque al di sotto della soglia dei 50 ettari annui.

Aree a rischio, coste e aree protette

Dopo il rallentamento del 2023, torna a crescere il consumo di suolo anche nelle aree a rischio idrogeologico: +1.303 ettari in quelle a pericolosità idraulica media e +600 ettari nelle zone a pericolosità da frana.

L’impermeabilizzazione continua a interessare soprattutto le fasce costiere, dove nei primi 300 metri dal mare la percentuale di suolo consumato (22,9%) è più che tripla rispetto al resto del Paese. Le pianure, i fondovalle e le aree agricole periurbane sono tra le più colpite.

Nei centri urbani, la disponibilità di verde naturale si riduce ulteriormente: nel 2024 si sono persi oltre 3.750 ettari.

Anche nelle aree protette si registrano nuovi consumi, pari a 81 ettari, dei quali oltre il 73% riguarda Parchi naturali nazionali (28,7 ettari) e regionali (30,8 ettari).

Nelle aree Natura 2000, invece, le superfici artificiali crescono di 192,6 ettari, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente.

Fotovoltaico a terra: crescita record

Il consumo di suolo legato ai pannelli fotovoltaici a terra è quadruplicato in un solo anno: dai 420 ettari del 2023 si è passati a oltre 1.700 ettari nel 2024, di cui l’80% su terreni agricoli. Un aumento impressionante se confrontato con i 75 ettari del 2021 e i 263 del 2022.

Le regioni con le maggiori superfici dedicate sono Lazio (443 ettari), Sardegna (293) e Sicilia (272).

In controtendenza, la superficie destinata a impianti agrivoltaici – che consentono la produzione di energia limitando l’impatto sul suolo – scende da 254 ettari nel 2023 a 132 nel 2024. Questi ultimi non rientrano tra le cause di consumo di suolo.

Logistica e data center: nuove pressioni sul territorio

Dal 2006 a oggi, le superfici artificiali legate alla logistica hanno superato complessivamente i 6.000 ettari, con nuovi incrementi nel 2024: +107 ettari in Emilia-Romagna, +74 in Piemonte e +69 in Lombardia.

A questo trend si aggiunge la nuova espansione dei data center, alimentata dalla crescente domanda di infrastrutture digitali e servizi cloud. Nel 2024, gli interventi più significativi hanno occupato oltre 37 ettari, concentrati soprattutto nel Nord Italia.

Rigenerare, non espandere

I dati aggiornati confermano la necessità di un cambio di paradigma: passare dalla logica dell’espansione a quella della rigenerazione.

È prioritario puntare sulla riqualificazione e sul riuso delle aree già edificate, in particolare di quelle dismesse o degradate, per preservare ciò che resta del nostro suolo naturale — una risorsa preziosa, ma sempre più fragile.

Fonte informazioni: www.isprambiente.gov.itwww.arpa.veneto.it

 


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